Prospettive svizzere in 10 lingue

«Un piccolo esercito dai grandi ideali»

Due guardie svizzere mostrano la loro bandiera a Benedetto XVI Keystone

Benedetto XVI ha ricevuto venerdì in udienza privata le 30 nuove reclute della Guardia svizzera, le quali hanno prestato giuramento in Vaticano.

Il nuovo contingente si caratterizza per l’elevato numero di soldati di lingua tedesca, mentre i latini sono sottorappresentati. Uno solo è ticinese.

Come tradizione vuole, il giuramento delle reclute avviene ogni anno nella stessa data (6 maggio), in ricordo del sacrificio di numerose guardie che nel 1527 salvarono la vita di papa Clemente VII Medici dalle truppe dell’imperatore Carlo V.

Delle trenta reclute che sono state ricevute venerdì da Benedetto XVI, 25 sono di lingua tedesca, 3 di lingua francese, una di lingua italiana e una di idioma romancio. Una disuguaglianza che non è passata inosservata.

Disciplina troppo ferrea per i romandi

Jacques Babey, presidente dell’associazione delle ex guardie pontificie, si è detto preoccupato dal fatto che i latini siano sottorappresentati fra le nuove leve: «L’equilibrio linguistico vorrebbe che ci siano almeno una decina di guardie romande ogni anno», ha dichiarato.

Nel 2004, soltanto 7 reclute (su un totale di 33 nuove leve) erano di lingua francese. Babey è dell’avviso che i francofoni siano scoraggiati dalla stretta disciplina che regna tra i soldati del Vaticano.

Per ovviare a questa situazione, il giurassiano intende rilanciare il reclutamento nella Svizzera romanda, in particolare invitando ex guardie svizzere in uniforme durante gli eventi religiosi più importanti.

Le esigenze del nuovo papa

Tutte le guardie attualmente in servizio (110) avevano prestato giuramento sotto Giovanni Paolo II. «Ora si profilano grandi cambiamenti», indica il comandante Elmar Mäder. In particolare, «occorrerà vedere quali saranno le esigenze del Santo Padre in materia di sicurezza».

Secondo il 41enne sangallese, «Benedetto XVI cercherà sicuramente il contatto con i pellegrini, ma forse in un modo diverso da Karol Wojtyla».

Nel periodo di pontificato di Giovanni Paolo II, le guardie svizzere hanno infatti sovente dovuto darsi da fare per proteggere il papa di fronte alle manifestazioni di affetto talvolta eccessive dei fedeli.

Il papa polacco amava molto il contatto con la folla nelle udienze sulla Piazza San Pietro. Ma proprio durante una di quelle udienze, il 13 maggio 1981, fu ferito dalla pistola del turco Ali Agca.

Soldati dai grandi ideali

Anche se avrà esigenze diverse dal suo predecessore, il nuovo pontefice, che si trova a Roma dal 1981, è ad ogni modo una vecchia conoscenza delle guardie svizzere. «Quando era cardinale, Joseph Ratzinger aveva il suo appartamento di fronte alla nostra caserma. Passava tutti i giorni davanti a noi e ci parlava. Era il nostro vicino», spiega Mäder.

A conferma del buon rapporto che intercorre tra pontefice e guardie, Benedetto XVI ha salutato venerdì «lo spirito di questo piccolo esercito dai grandi ideali».

Tra questi ha ricordato la solidità della fede cattolica, l’amore profondo per la Chiesa e il vicario di Cristo, la perseveranza nei piccoli e grandi incarichi quotidiani, il coraggio, l’umiltà e l’umanità.

I guardiani del Vaticano

La Guardia svizzera fu istituita da Giulio II per difendere lo Stato pontificio. I primi 150 soldati svizzeri partirono nel novembre del 1505 da Lucerna alla volta del Vaticano, dove giunsero il 22 gennaio 1506. L’anno prossimo si festeggeranno dunque i 500 anni di esistenza.

I soldati controllano gli ingressi d’accesso alla Città del Vaticano e sorvegliano il palazzo apostolico. È loro compito inoltre garantire la protezione ravvicinata della persona del papa.

Fra le altre mansioni, il servizio d’ordine e il servizio d’onore. Sono infatti le guardie svizzere a presentare gli onori militari del papa in occasione di visite di capi di stato, ambasciatori, ministri e altre personalità.

swissinfo e agenzie

La guardia svizzera è stata sconvolta da un dramma nel 1998.

Il vice caporale Cédric Tornay aveva ucciso il comandante Alois Estermann con la moglie, prima di suicidarsi.

Da quanto è scaturito dall’inchiesta ufficiale, il caporale era in disaccordo con il suo superiore e il fatto di non aver ricevuto la medaglia Bene Merenti è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Altre versioni dei fatti però, non verificate, dicono che ci sono altre spiegazioni dietro a questo dramma.

110 guardie svizzere garantiscono la sicurezza al Vaticano.
Le guardie devono avere la cittadinanza elvetica, essere di fede cattolica, misurare almeno 174 centimetri di altezza e avere meno di 30 anni.
Al momento del reclutamento devono essere celibi, ma possono sposarsi in seguito.
Ogni soldato si impegna per un periodo minimo di 2 anni.
1800 franchi la retribuzione mensile.

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