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«Ultimo volo», i protagonisti di Zurigo

Sul palco del Kaufleuten, Pippo Pollina è stato accompagnato dai musicisti del Palermo Acoustic Quartet e dai "Konsi String", l'orchestra d'archi del Conservatorio di Zurigo. Manlio Sgalambro, Daniela Piccari e Adriano Milani hanno letto i testi.

Pippo Pollina è nato a Palermo nel 1963. Ha studiato giurisprudenza e collaborato ad un mensile, I Siciliani, schierato contro la mafia. Dopo l’omicidio di Giuseppe Fava, direttore de I Siciliani, Pollina ha lasciato la Sicilia e girato l’Europa come musicista di strada.
Nel 1987, in Svizzera, comincia la sua carriera musicale da professionista. Pollina ha all’attivo 14 album, un ruolo da protagonista nel film «Ricordare Anna» e diversi premi di qualità (assegnatigli sia in Italia, sia nei paesi di lingua tedesca). Ha collaborato con artisti importanti, come Franco Battiato, Konstantin Wecker, Georges Moustaki, Inti Illimani e Linard Bardill.
In «Ultimo volo», Pollina interpreta le canzoni, una specie di filo d’Arianna che lega – e trascende – i testi recitati.
«Ingannano i primi ascolti / come promesse vane / come certe canzoni / che non fan battere il cuore / come la vita intera / a rincorrere il senso / il richiamo antico della sera». (Dalla Canzone quinta).

Alla voce roca e autorevole di Manlio Sgalambro sono affidati i monologhi che hanno come protagonista l’aereo. Il DC-9 racconta la sua vita, unica e nel contempo banale; racconta i cieli in cui ha volato, il fondale marino in cui è precipitato. È una voce che – a differenza di tutte quelle che si sono levate su Ustica – non dà una connotazione ideologica a quanto accaduto, ma assume una dimensione metafisica.
«Fino al 27 giugno del 1980 avevo accumulato la bellezza di 9’000 decolli e altrettanti atterraggi. […] Quel giorno lo ricordo molto bene: partimmo con due ore di ritardo, ma non certo per colpa mia. Anzi, contavo di recuperare qualche minuto […] Il sole era scomparso da poco alla mia destra e con lo sguardo osservavo altri aerei che volavano lontano. Altri ancora, invece, sembravano volerci sfiorare per quanto osassero accostarsi a noi. Strano, pensai. Aerei civili e militari, di varie nazionalità, sembravano addensarsi rapidi in un vorticoso andirivieni di mosse incomprensibili. Cosa mai potrà accadere? – mi chiesi. E mi abbandonai al vento lieve di quella sera di prima estate di cui mai avrei conosciuto il nome». (Dal Monologo primo).

Daniela Piccari e Adriano Milani hanno interpretato i dialoghi tra personaggi di volta in volta diversi: due occupanti dell’aereo, il giudice istruttore e un rappresentante dei servizi segreti, la patria e una parente delle vittime.
«Il perdono è una carità, è un regalo che si può fare solo in possesso di una verità riconosciuta. […] spero un giorno di poterlo cantare il mio perdono, perché ciò vorrà dire che finalmente l’ultima parola è stata detta, e l’ultima nota è stata suonata… Ma adesso no. A chi posso rivolgermi? A quale ufficio potrò destinare la mia richiesta di giustizia? Chi è disposto ad ascoltare il mio lamento quando chi c’era non ha visto, chi ha parlato non ricorda più e non intende riconoscere neanche il timbro della sua stessa voce, chi è stato testimone ha girato il campo dall’altra parte, chi ha scritto ha poi cancellato e strappato le pagine della sua memoria? […] Io da oggi sono e sarò senza patria fino a quando qualcuno non mi restituirà la libertà perduta fra le macerie di questa miseria, perché non può considerarsi libero un paese che rinuncia alla verità. Non può considerarsi libero un paese che ha scelto l’oblio, sacrificando la verità sull’altare del quieto vivere». (Dal Dialogo quinto).

swissinfo, Doris Lucini

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