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“Tritone”, il cinismo di un (annunciato) fallimento europeo

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di Aldo Sofia

Come se non si sapesse. Come se non sapessimo che avremmo dovuto ricontare i morti inghiottiti dalle acque gelide del Canale di Sicilia. Da una parte il bilancio delle vittime; dall’altra le parole di sempre: il cerotto della pietà che non costa nulla, e il cinismo della strumentalizzazione politica che costa ancora meno.

Sì, era terribilmente scontato. La sostituzione di “Mare Nostrum” (in un anno, più di centomila salvataggi in acque internazionali da parte della marina italiana) con il programma europeo “Triton” (che può operare soltanto all’interno delle 30 miglia ‘territoriali’) non avrebbe certo risolto il problema, ma semmai avrebbe aggravato il bilancio delle stragi in mare di chi fugge guerre, torture e miseria. In qualche modo, disgela anzi quello che forse è il vero scopo della nuova impostazione di “difesa” della frontiera meridionale, affrontare il problema drammatico ed epocale delle migrazioni nel Mediterraneo semplicemente ignorandole.

Certo, facile non è. Ma nulla viene praticamente fatto per elaborare una nuova strategia europea e globale sulle migrazioni. Non un corridoio umanitario. Non una revisione degli accordi di Dublino che mettono troppa responsabilità sul paese di primo approdo (l’Italia). Non un accordo con la Turchia (paese della Nato), che lascia partire dalle sue coste fetide carrette del mare per liberarsi almeno in parte delle centinaia di migliaia di profughi che ha dovuto accogliere dopo l’inizio della tragedia siriana.

E quando si dice che il grande problema è la Libia, anche qui non manca una consistente dose di cinismo. Non c’è più Gheddafi, col quale Berlusconi aveva sottoscritto un patto comodo e luciferino (non fateli partire e fatene ciò che volete, quindi brutali respingimenti nel deserto, taglieggiamenti, stupri, condizioni di prigionia vergognose). Oggi la Libia è nel caos, preda di milizie violente e di jihaddismo crescente; e lo è per gli effetti di un intervento militare (prima di tutto europeo) con cui si è abbattuto un despota sanguinario e grottesco (a lungo corteggiatissimo in alcune capitali del vecchio continente) senza che vi fosse una strategia politica per il “dopo”. La priorità, ora, è l’Ucraina, “la guerra nel cuore dell’Europa”. Come se il Mediterraneo non fosse, anche, Europa.

Dunque, “Triton” è quasi il programmato, desiderato, perseguito fallimento del presidio europeo (vi partecipano 26 Paesi) sulla frontiera mediterranea. Era una finzione. La grande menzogna – scrive qualcuno – che è durata lo spazio di una ennesima strage. “Mare nostrum” costava 9 milioni di euro al mese, “Triton” 3 milioni. Era stato detto che così si sarebbero scoraggiati i viaggi della morte. Errore, ammonisce l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati: soltanto in gennaio, senza “Mare Nostrum” e con “Triton”, gli arrivi via mare sono aumentati del 60 per cento rispetto allo stesso mese del 2014.

Così l’inerzia, la mediocrità politica, la paura dell’inquietudine popolare, la facile propaganda hanno facilmente il sopravvento sulla pietà. E allora ci sarebbe da ridire anche su quel nome, Tritone. Nella mitologia greca era deputato a calmare le acque in tempesta del Mediterraneo. Non a farne un immenso cimitero.

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