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(Ri)costruire la città nella città

Zürich-West, un'area industriale trasformata in un quartiere alla moda a Zurigo Keystone

Risparmiare terreno e utilizzarlo meglio: è questa una delle principali sfide in materia di sviluppo territoriale. Per vincerla, una soluzione è recuperare le aree industriali dismesse.

Nelle città svizzere sono oltre 1’700 gli ettari di terreno che potrebbero essere riconquistati in zone ad alto valore aggiunto.

In Svizzera il cemento guadagna un metro quadrato al secondo. Come in molte altre regioni europee, i confini delle città diventano sempre più labili. Dove finiscono le agglomerazioni? Dove inizia la campagna?

In un rapporto pubblicato nel 2005, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) ha suonato il campanello d’allarme: lo sviluppo territoriale non corrisponde ai principi dello sviluppo sostenibile. In altre parole, se non si corre ai ripari la Svizzera rischia di asfissiare.

Risparmiare terreno

Come risparmiare terreno ed utilizzarlo meglio evitando di mettere i bastoni fra le ruote allo sviluppo economico? È questo uno dei principali dilemmi ai quali è confrontata la pianificazione del territorio.

Una delle parole d’ordine è “urbanizzare verso l’interno”: rivalorizzare le aree industriali in disuso nelle città, costruire edifici più alti, utilizzare meglio i volumi e più in generale rendere più denso lo spazio costruito.

Questo obiettivo è condiviso da ampie cerchie di attori confrontati alla problematica dello sviluppo territoriale: “La gestione parsimoniosa del suolo deve essere incoraggiata da un’urbanizzazione verso l’interno”, afferma ad esempio Charles Buser, segretario della Commissione per le questioni immobiliari (CSQI), un organismo consultativo che raggruppa una ventina di associazioni svizzere del settore immobiliare e non.

Aree industriali

Gli spazi di manovra sono enormi: secondo l’ARE, solo le aree dismesse rappresentano 17 milioni di metri quadrati, una superficie superiore a quella della città di Ginevra. Spazi che – scrive ancora l’ARE – permetterebbero di impiantare 13’000 imprese per complessivi 140’000 posti di lavoro e di creare alloggi per 190’000 abitanti.

Trasformare simili aree non è però una cosa semplice: “Una delle principali difficoltà è lo spezzettamento delle parcelle. Per poter lanciare dei progetti interessanti ci vuole una certa dimensione. A volte vi sono poi problemi legati alla decontaminazione del sito”, spiega Alain Guye, coordinatore di Ecoparc, un’associazione che si occupa di promuovere i principi dello sviluppo sostenibile in ambito urbanistico e nata parallelamente allo sviluppo di un quartiere simile nei pressi della stazione di Neuchâtel .

Trattandosi poi spesso di progetti che durano a lungo – tra la fase iniziale e la concretizzazione possono passare 10 o 20 anni – è necessario “un impulso iniziale forte”, che generalmente può venire solo dalle collettività pubbliche.

Sviluppo sostenibile

Uno degli esempi più riusciti di rivalorizzazione delle aree industriali – ricompensato con diversi premi – è proprio il quartiere nei dintorni della stazione di Neuchâtel.

La zona, dove fino a metà degli anni ’90 vi erano soprattutto depositi delle ferrovie e edifici industriali sottosfruttati, è stata progressivamente trasformata in un quartiere misto di abitazioni ed uffici (500 nuovi abitanti e 1’000 nuovi posti di lavoro). Il tutto applicando agli spazi edificati i criteri dello sviluppo sostenibile.

Criteri che in questo ambito non si limitano solo agli aspetti prettamente ecologici, come le isolazioni degli edifici, il materiale utilizzato o il recupero dell’acqua.

“Si tratta di integrare diverse cose”, spiega Alain Guye. “Questi quartieri devono avere un coefficiente di utilizzazione del suolo molto elevato, devono essere multifunzionali, ossia non esclusivamente abitativi o adibiti a uffici, aperti alla vita della città”.

Un aspetto molto importante è anche la flessibilità degli edifici. Ad esempio, degli uffici devono poter essere trasformati in una scuola senza dover effettuare dei lavori eccessivi. “Ciò è necessario per costruire una città che si possa rigenerare e non come accaduto finora una città dove è necessario fare tabula rasa prima di poterla ricostruire di nuovo”.

Diversi progetti

Un modo di pensare l’urbanismo che si sta allargando a macchia d’olio: a Zurigo, il quartiere di Zürich-West è stato completamente rimodellato, a Basilea la trasformazione della Dreispitzareal è ormai sulla buona strada, a Losanna le discussioni per ridisegnare una grande zona industriale ad ovest della città sono avviate e a Ginevra un enorme progetto edilizio si propone di dare un volto nuovo ai 230 ettari del quartiere della Praille.

Confrontate da anni al problema della suburbanizzazione, le città hanno tutto da guadagnare dalla rivalorizzazione di simili aree, non da ultimo da un punto di vista finanziario.

Essendo spesso situati nei pressi dei centri, questi terreni sono normalmente piuttosto cari e non è quindi possibile costruire dei palazzi ad affitto moderato. “Dopo aver perso negli ultimi decenni molti contribuenti con un reddito medio-elevato, le città possono tornare ad attirare questa categoria di popolazione – spiega Alain Guye. In tal modo si favorisce una certa mescolanza sociale, se non a livello di quartiere o edificio perlomeno a livello di città. È anche questo uno dei criteri dello sviluppo sostenibile”.

swissinfo, Daniele Mariani

Le linee guida per l’ordinamento del territorio svizzero stanno attraversando una fase di rielaborazione.

Confederazione, cantoni, città e comuni hanno firmato nel 2006 un accordo per l’elaborazione comune di un “Progetto territoriale Svizzera”. Sono chiamati ad esprimersi non solo politici e specialisti del ramo, ma anche gente comune nel quadro di diversi forum organizzati nel paese.

Obiettivo del progetto è di fissare dei traguardi e delle linee direttrici per il futuro sviluppo territoriale della Svizzera, tenendo conto della necessità di rafforzare la competitività del paese e di assicurare nello stesso tempo la salvaguardia delle risorse non rinnovabili, in particolare il territorio.

In Svizzera, in materia di pianificazione del territorio le autorità federali si limitano a promulgare dei principi piuttosto generali, ad esempio formulando degli obiettivi che tutti i piani di sistemazione devono rispettare.

Ai cantoni e ai comuni è così lasciato un grande margine di manovra.

Ogni cantone deve varare un piano direttore. I comuni, dal canto loro, devono sviluppare dei piani regolatori, che definiscono ad esempio la separazione fra zone edificabili e non.

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