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«Questo è il giorno più bello della mia vita»

Ursula Müller-Biondi (a destra) con il marito mentre discute con la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf. Susanne Schanda

La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf si è scusata ufficialmente venerdì a Hindelbank, nel canton Berna, con le persone che in passato sono state rinchiuse in istituti educativi senza aver commesso nessun reato.

Nel penitenziario femminile di Hindelbank sono stati collocati per decenni adolescenti provenienti dalla Svizzera tedesca e italiana per “condotta dissoluta”, “sregolatezza”, “alcolismo” e motivi analoghi.

Fino al 1981, le autorità tutorie hanno assegnato in virtù di una decisione amministrativa in diversi penitenziari centinaia di giovani rei soltanto di aver infranto regole morali e sociali non scritte. Le vittime di questa arbitrale detenzione hanno sofferto e soffrono a causa dell’emarginazione e della discriminazione a cui sono tuttora sottoposte.

Accogliendo la richiesta di un gruppo di donne vittime della carcerazione amministrativa, la Confederazione e le competenti conferenze cantonali hanno organizzato un incontro a Hindelbank per fare un ulteriore passo verso la riparazione del torto morale.

«Hanno subito un’ingiustizia enorme. Non possiamo ridar loro l’adolescenza», ha affermato venerdì la ministra di giustizia elvetica durante la cerimonia. «Non siamo né giudici né storici. È il rispetto nei loro confronti, è la riparazione morale che ci interessa».

Finora le scuse sono state espresse soltanto in forma privata. A volte è invece importante esprimerle ufficialmente, ha ricordato Widmer-Schlumpf. «Con la consapevolezza di non poter ridar loro il passato, voglio tuttavia chiedere loro perdono per essere finite in istituti educativi senza aver commesso nessun reato».

Appello alla giustizia e alla società

Durante l’evento a Hindelbank, tre donne hanno raccontato le loro esperienze, sottolineando soprattutto che il periodo trascorso in prigione le ha marcate a vita e le ha rese vittime della discriminazione e dell’emarginazione sociale.

Ursula Müller-Biondi, rinchiusa nel carcere di Hindelbank al quinto mese di gravidanza e all’età di 17 anni, ha rivolto un accorato appello alla giustizia e alla società: «Non permettete che quanto è avvenuto si ripeta!».

Anche il vicedirettore della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS) Hans Hollenstein si è augurato che destini simili non abbiano a ripetersi: «Personalmente e in nome della Conferenza mi spiace enormemente per quanto vi è accaduto e vi prego di scusarci».

Hans-Jürg Käser, rappresentante della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia (CDCGP), ha ripercorso dal canto suo la storia delle detenzioni nell’istituto di Hindelbank. Ha ricordato che negli anni a ridosso della Seconda guerra mondiale quasi la metà delle incarcerazioni femminili in questo penitenziario era motivata da una decisione amministrativa. «Vi posso assicurare che oggi nessuna persona è in prigione senza una sentenza giudiziaria», ha assicurato infine Käser.

«Sono così felice»

Il sollievo e la gioia delle vittime era enorme dopo le scuse ufficiali. Ursula Müller-Biondi era vicina alle lacrime. «È incredibile», ha confidato a swissinfo.ch. «Ho combattuto per dieci anni e oggi tutto si è svolto così in fretta».

Sono state specialmente le spiegazioni e le scuse della ministra di giustizia e polizia a sorprenderla. «Pendevo dalle sue labbra e sono stata particolarmente attenta per capire se potesse addurre delle giustificazioni. È stata invece molto chiara e precisa».

Tuttavia non sono ancora stati risolti tutti i problemi, ha ribadito Müller-Biondi. «Ci sono delle vittime di allora, che lo sono tuttora. Hindelbank significa per loro il capolinea. Dopo la scarcerazione non sono più riuscite a condurre una vita normale. Vogliamo aiutarle a vivere il presente in maniera più dignitosa».

Müller-Biondi non si è però espressa sulla possibilità che questa riabilitazione possa passare anche attraverso una riparazione pecuniaria oltre che morale. La discussione è infatti ancora in corso.

Alla fine abbraccia una vittima e urla con la gioia nel cuore: «Sono così felice. Non me lo sarei mai aspettato. Questo è il giorno più bello della mia vita».

Dal 1942 al 1981 migliaia di giovani svizzeri sono stati rinchiusi in istituti educativi senza che questi ultimi avessero commesso un reato.

Per un collocamento bastava che le autorità tutorie li considerassero dei perdigiorni, dediti all’alcol e alle sregolatezze.

Non è stato possibile risalire al numero esatto delle vittime di questa prassi poiché molti registri sono stati distrutti.

Negli ultimi anni sempre più donne sono uscite allo scoperto e hanno denunciato il comportamento delle autorità. Sono invece pochi gli uomini che hanno reso pubbliche le loro esperienze e sofferenze, malgrado il numero di vittime maschili sia stato decisamente maggiore.

(traduzione dal tedesco, Luca Beti)

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