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“Quando i media vengono uccisi, è la società a perdere”

Il Messico è una democrazia emergente, ma anche uno dei Paesi più pericolosi al mondo per giornalisti e giornaliste. Quest'anno, Joel Vera è stato costretto a chiudere il portale di notizie Monitor Michoacán di cui era vicedirettore dopo che due suoi colleghi sono stati assassinati.

A Zitácuaro, nello Stato del Michoacán, a 155 chilometri da Città del Messico, il sito web di notizie Monitor Michoacán è stato “messo a tecere”, dichiara Joel Vera, ex vicedirettore del portale.

“Due persone sono state assassinate. Quando i media vengono uccisi, è la società a perdere. La società deve sollevarsi e proteggere coloro che esercitano la libertà d’espressione”, dice a SWI swissinfo.ch.

Vera ha chiuso il piccolo portale d’informazione dopo l’uccisione di due suoi colleghi “perché non c’era garanzia di sicurezza per la libertà d’espressione”.

La ragione per cui questi attacchi letali contro la stampa possono verificarsi in Messico è soprattutto una, dice: “Il problema in Messico è la corruzione, che conduce all’impunità”.

Condanna internazionale

“Condanniamo l’omicidio del giornalista Armando Linares López, avvenuto il 15 marzo a Zitácuaro, Michoacán”, hanno scritto l’Unione europea, la Norvegia e la Svizzera in una dichiarazione congiunta il 18 marzo. “Linares López era il direttore di Monitor Michoacán e indagava sui casi di corruzione. Roberto Toledo, che lavorava per la stessa testata, è stato a sua volta assassinato. Linares López aveva denunciato le minacce di morte ricevute.”

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Benché giornali internazionali come El País abbiano scritto di questo e di altri casi che mostrano come il Messico sia uno dei Paesi più pericolosi per la libertà d’espressione, “l’impunità impedisce che chi compie degli omicidi di rappresentanti dei media debba rendere conto dei loro crimini”, dice Vera.  

“Le stesse persone che dovrebbero proteggere la libertà di espressione sono coloro che la mettono a tacere”, aggiunge l’ex giornalista.

Richiesta di protezione

Dopo l’assassinio di Linares, Vera ha partecipato a un gruppo di lavoro organizzato dalle autorità locali, il cui scopo è di facilitare la creazione di un meccanismo di protezione per la stampa di Michoacán.

“Per garantire davvero la protezione ci vogliono le condizioni legali, le istituzioni e i piani di sicurezza”, spiega Vera, che non è il solo a battersi per una maggiore libertà d’espressione in Messico.

L’organizzazione “Artículo 19”, che documenta gli attacchi contro giornalisti e giornaliste, indica nel suo più recente rapporto sul Messico che funzionarie e funzionari pubblici sono implicati in almeno il 40% dei casi.

Se si osserva in particolare quanto successo a Monitor Michoacán, “è preoccupante che le autorità locali e nazionali abbiano affermato – prima di una qualsiasi indagine – che i crimini erano stati commessi dalla criminalità organizzata e probabilmente non avevano nessun legame con il giornalismo”, dichiara la ONG.

È un modo, spiega Artículo 19, di “evitare la responsabilità” di fare luce sugli attacchi contro i media in un Paese in cui solo nel 2022 sono state uccise 15 persone attive nel giornalismo e in cui 80 persone muoiono ogni giorno per cause violente.

Dopo l’uccisione di Linares, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha dichiarato che lo Stato “non reprime, non uccide e non permette l’impunità”. Tuttavia, è ben nota l’incapacità del Messico di portare a termine le indagini sugli omicidi di giornalisti e giornaliste e di condannare in tribunale gli autori di questi crimini.

Traduzione: Zeno Zoccatelli


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