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“Per la cultura svizzera Milano conta”

L'edificio di proprietà della Confederazione che ospita il Centro culturale svizzero a Milano Keystone Archive

Una scommessa vinta. A dieci anni dalla sua apertura, il Centro culturale svizzero di Milano ha senza dubbio compiuto la sua missione.

Attraverso un nutrito cartellone di appuntamenti, la creatività elvetica, in tutte le sue forme espressive, si è fatta conoscere ed apprezzare dai milanesi.

E attraverso la partecipazione agli eventi, la popolazione del capoluogo lombardo ricambia l’impegno, la competenza e l’entusiasmo che animano l’attività del centro, curata dal 2001 dal ticinese Domenico Lucchini.

Con il responsabile delle attività culturali della fondazione svizzera Pro Helvetia in Italia, subentrato al grigionese Chasper Pult, abbiamo ripercorso, a volo d’ali, dieci anni di storia del Centro culturale svizzero di Milano, inaugurato nel luglio 1997.

swissinfo: Facendo un esercizio retrospettivo, che cosa ha rappresentato questo centro per la cultura svizzera? E che cosa rappresenta tuttora?

Domenico Lucchini: In questo periodo firmiamo i dieci anni di esistenza dello spazio culturale svizzero di Milano e credo, guardando retrospettivamente, che sia stato fatto un buon lavoro. Oggi, inoltre, la presenza di questo piccolo spazio sul grande territorio di Milano, si è notevolmente rafforzata.

Dal 2005 questo centro è legato all’Istituto svizzero di Roma che ha, appunto, due sedi dislocate: una a Milano e una a Venezia. E questa nuova organizzazione ha permesso a Milano di svilupparsi ulteriormente. Il bilancio è dunque molto positivo. Se guardiamo alla quantità del lavoro, in dieci anni abbiamo proposto, in questo spazio piuttosto esiguo, 450 manifestazioni. Sia nel centro stesso, sia in collaborazione con altri istituzioni della città o della regione.

Abbiamo fatto un calcolo approssimativo, ma sicuramente realistico, sull’affluenza: abbiamo registrato 60 mila presenze tra visitatori, spettatori e persone interessate alle nostre attività. Per una piccola realtà in termini logistici, ma preziosa e dinamica nelle sue proposte, già solo questo dato è un grande successo.

swissinfo: Quale l’elemento centrale di questa promozione cuturale?

D.L.: Il risultato più significativo è sicuramente la capacità che ha avuto questo centro di irradiare sul territorio lombardo una visione originale, dinamica, alternativa, delle culture elvetiche. E uso volutamente il plurale, perché plurale è la nostra identità.

Questo modo di promuovere e proporre le culture svizzere nella loro diversità, rappresenta per me l’elemento più importante, che vorrei mantenere anche in futuro. Si tratta tuttavia di vedere in quali modalità, visto le incertezze che planano sul centrp di Milano.

Offrire al pubblico un programma variegato, multidisciplinare e interdisciplinare è sempre stata la vocazione di questo spazio culturale. Che non si è affermato come un centro legato unicamente alla contemporaneità del linguaggio artistico, bensì come spazio aperto al recupero e alla valorizzazione – attraverso una lettura contemporanea – di certe nostre tradizioni.

Diamo certamente spazio ad autori affermati, ma non dimentichiamo mai di presentare i giovani, che sono la linfa del futuro e che ci permettono di raggiungere altri pubblici, altrettanto preziosi per la vitalità del centro.

swissinfo: Da Roma lei dirige, appunto, anche Milano e Venezia. Come vengono composti i programmi culturali? Occorre una differenziazione o si punta piuttosto sull’universalità del messaggio culturale?

D.L.: Si può sicuramente giocare anche la carta della differenziazione. Milano, Venezia e Roma sono effettivamente contesti molto diversi. Milano oggi sta vivendo una situazione non molto felice a livello di proposte culturali e di attenzione specifica a questo settore. Roma, al contrario, sta vivendo una vera e propria primavera culturale, un autentico florilegio, frutto anche di una serie di investimenti voluti e mirati nel campo della cultura.

La diversità delle realtà in cui operiamo, ci consente di captare, di cogliere sensibilità diverse, anche nelle relazioni con i nostri partner istituzionali e culturali. Qui a Milano la discriminante è senza dubbio la struttura. Le sedi di Roma e Venezia sono molto diverse.

swissinfo: Milano è la prima grande realtà italiana che si incontra venendo dalla Svizzera. Quanto è importante, strategicamente, difendere questo centro culturale?

D.L.: Milano rimane una grande capitale europea: in questo senso è un crocevia di genti, di cultura, di risorse economiche. Per la sua prossimità al Ticino e alla Svizzera, riveste indubbiamente una notevole importanza.

Rappresenta inoltre un perno fondamentale nell’intero discorso di coordinamento tra le tre sedi dell’Istituto svizzero. Guai se Milano venisse meno in questo gioco delle parti. Certo, ora dobbiamo sapere in quale misura saranno garantiti per il futuro i necessari supporti finanziari alla promozione della nostre attività culturali.

A livello di Istituto svizzero è assodato che non abbandoneremo Milano. Stiamo studiando delle alternative e delle nuove sinergie. Dobbiamo ancora capire come riusciremo a muoverci all’interno della nostra costellazione e su quali basi finanziarie. Ricordo che qui al centro culturale, noi siamo inquilini. Ma determinati a rimanere cittadini di Milano.

Intervista swissinfo, Françoise Gehring, Milano

Il Centro cultuale svizzero (CCS) di Milano è stato aperto nel mese di luglio del 1997 in pieno centro di Milano (in Piazza Cavour, a due passi dal Duomo. La sede è ospitata nel complesso architettonico costruito dall’architetto zurighese Armin Meili.

Il CCS, emanazione della Fondazione svizzera per la cultura – Pro Helvetia, si è subito rivelato un importante punto di riferimento culturale e una dinamica piattaforma di scambio e di conoscenza per l’arte e la cultura svizzera.

In grado di attivare una rete di relazioni e di contatti con le diverse istituzioni italiane, il CCS é dotato di una funzionale sala multiuso che può accogliere un centinaio di spettatori.

Dal luglio 2005, tramite un mandato di prestazione, le attività del CCS di Milano sono rilevate dall’Istituto Svizzero di Roma. Sul piano della programmazione, il concetto dell’ISR é un prolungamento del lavoro finora svolto dal CCS.

Domenico Lucchini ha assunto nel 2001 la direzione del CCS – Centro Culturale Svizzero di Milano, antenna per l’Italia della Fondazione Svizzera per la Cultura – Pro Helvetia. Da luglio 2005 è diventato anche responsabile delle attività dell’Istituto Svizzero di Roma.

Nato a Locarno nel 1955, è titolare di una laurea in filosofia (Università di Pavia). All’Università Cattolica di Milano ha discusso la sua tesi di dottorato in scienze dello spettacolo, dedicata al regista svizzero Alain Tanner. All’Università di Torino ha ottenuto il diploma di responsabile di progetti culturali, con un lavoro sull’istituzione di un polo culturale transfrontaliero.

Dal 2003, tiene un corso di “Comunicazione degli eventi” presso la Facoltà di Lettere (Laurea specialistica in Teorie e tecniche della comunicazione mediale) dell’Università Cattolica di Milano. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni.

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