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“Non si tratta di un’iniziativa xenofoba”

Mario Branda davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona tipress

Parla il presidente della Commissione cantonale per l'integrazione degli stranieri nonché sindaco di Bellinzona, Mario Branda

L’adesivo “Noi impieghiamo personale residente” comparso a Claro, paesino con meno di 3mila abitanti a nord di Bellinzona, è stato quanto meno frainteso. Tacciata da subito come iniziativa razzista, la notizia ha rapidamente varcato i confini regionali e nazionali, perché come cantava De André “una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca”.

Passata la prima ondata di reazioni, abbiamo chiesto a Mario Branda, presidente della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri, di commentarci l’iniziativa.

L’iniziativa del comune di Claro – esordisce Mario Branda – è un tentativo di dare un risposta a un disagio avvertito dalla popolazione ticinese (la questione degli oltre 60mila lavoratori frontalieri e del fenomeno – nuovo – della sostituzione della manodopera locale, ndr.). Da questo punto di vista la reazione del comune di Claro è anche comprensibile. Poi è vero, con la diffusione della notizia sono nate incomprensioni e distorsioni del messaggio. Tornando al senso stesso della campagna, nutro però dei seri dubbi che un’iniziativa simile possa dare risultati concreti. Non credo nella sua reale efficacia.

Come presidente della Commissione, Mario Branda, non ritiene che l’iniziativa di Claro sia in un quale modo razzista o xenofoba?

No. Non possiamo etichettare questa iniziativa come razzista o xenofoba. Infatti lo slogan “Noi impieghiamo personale residente” significa che questa o quell’azienda che espone l’adesivo semplicemente impiega lavoratori residenti che possono essere di qualsiasi nazionalità, etnia o religione (la residenza non implica infatti la nazionalità svizzera, ndr.) È chiaro – aggiunge Mario Branda – che l’iniziativa è comunque finalizzata a limitare i lavoratori frontalieri, o meglio dare la precedenza alla manodopera locale.

Lei oltre ad essere presidente della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri, è anche il sindaco di Bellinzona. La città potrebbe adottare la stessa iniziativa?

“Come sindaco di Bellinzona posso dire che non ne abbiamo mai parlato in municipio. Come già detto in precedenza, sono molto scettico che l’iniziativa di Claro possa dare risultati concreti. Va anche detto – conclude Mario Branda – che il bellinzonese, a differenza del Sottoceneri, è meno colpito dalla questione dei frontalieri. Per questo motivo è impensabile che Bellinzona possa seguire l’esempio di Claro”.

franciri

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