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“Movente onorevole”, sospiro di sollievo per l’attivismo climatico

auto della polizia davanti a un bosco con manifestanti
L'occupazione della collina del Mormont, dove si trova la cava di Holcim, è proseguita per quasi sei mesi. Keystone / Jean-christophe Bott

Accusati di diversi reati per avere occupato per settimane una cava di proprietà del gigante del cemento Holcim sopra Losanna, sette giovani militanti si sono visti riconoscere delle attenuanti dal tribunale dinnanzi a cui comparivano.

Per quasi sei mesi, da metà ottobre 2020 a fine marzo 2021, la cava che si trova a qualche chilometro da Losanna, sulla collina del Mormont, era diventata una ZAD, ovvero una Zone à défendre, una zona da difendere, un neologismo coniato in Francia per definire delle aree da preservare dal punto di vista ambientale.

Il proprietario della cava – la multinazionale del cemento Holcim – prevedeva infatti di estendere la zona di scavo. Per cercare di impedire che venisse intaccata un’altra porzione di territorio, considerato importante dal punto di vista della biodiversità, diverse decine di attivisti e attiviste per il clima hanno così occupato la zona. L’obiettivo era anche di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto sul clima dell’industria cementifera.

L’occupazione è proseguita come detto fino al 30 marzo, quando ingenti forze di polizia hanno proceduto allo sgombero.

Nei confronti di molti di loro è stata sporta denuncia. Tra i capi di accusa: violazione di domicilio, insubordinazione alle autorità e, in alcuni casi, violenza contro funzionari.

I primi sette a comparire davanti alla giustizia possono ora tirare un sospiro di sollievo. Il Tribunale di distretto de La Côte a Nyon, nel Canton Vaud, li ha infatti scagionati dalla maggior parte delle accuse promosse dal Ministero pubblico. Accuse che, se fossero state accolte, avrebbero potuto avere per conseguenza anche delle pene detentive da due a sei mesi di carcere. Da precisare inoltre che Holcim aveva ritirato la denuncia per violazione di domicilio.

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Condanne simboliche

Il giudice incaricato del caso ha riconosciuto che il gruppo di militanti era mosso da un “movente onorevole”, pur precisando che la salvaguardia dell’ambiente non significa per forza infrangere delle leggi: “Ci sono molti altri modi legali per proteggere la biodiversità e allertare l’opinione pubblica. Per esempio, presentando un’iniziativa popolare”, ha sottolineato la Corte.

Il tribunale si è limitato ad infliggere sentenze più che altro simboliche (sei pene pecuniarie sospese con la condizionale e un’assoluzione), ritenendo comunque gli imputati colpevoli di aver ostacolato un atto ufficiale. Gli ‘zadisti’ a processo hanno infatti cercato di impedire alla polizia di evacuare l’area, per esempio rifugiandosi sul tetto di un vecchio edificio.

poliziotti sgomberano dei manifestanti
Per sgomberare l’area, la polizia è intervenuta con circa 600 agenti. Keystone / Jean-christophe Bott

“Bruciante sconfitta”

Il verdetto della Corte rappresenta una “bruciante sconfitta” per il Ministero pubblico, ha commentato l’avvocato di una delle prevenute, che ha visto la sua pena ridotta da due mesi di prigione a una multa sospesa con la condizionale. “Contro il buon senso, il Ministero pubblico ha voluto andare veloce e colpire duramente. È stato totalmente sconfessato”, ha aggiunto l’avvocato di un altro accusato, assolto dalla Corte.

Per l’avvocata Saskia von Fliedner, che difendeva un altro militante, il bicchiere è invece mezzo vuoto, poiché il Tribunale non ha voluto pronunciarsi sul concetto di “urgenza climatica” e sul fatto che questa urgenza possa giustificare azioni come quelle della collina del Mormont.

Un’opinione condivisa dagli imputati e dalle imputate, che provano sollievo per avere evitato il carcere, ma anche delusione per essere finiti nel mirino della giustizia: “È Holcim che avrebbe dovuto essere processata”, ha dichiarato una militante. 

Possibile ricorso

La vicenda è però ancora lungi dall’essere conclusa. Il Ministero pubblico ha infatti la possibilità di presentare ricorso contro questa decisione di prima istanza.

E non è detto che la Corte d’appello e, nel caso, il Tribunale federale siano dello stesso avviso del Tribunale distrettuale.

Nel giugno 2021, infatti, la più alta istanza giudiziaria svizzera aveva confermato le condanne pronunciate in appello nei confronti di 12 attivisti e attiviste per il clima, che nel 2018 avevano inscenato una manifestazione pacifica all’interno di una filiale di Credit Suisse per protestare contro la strategia d’investimenti della banca. Anche allora, in prima istanza il gruppo di militanti era stato assolto dal tribunale.

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