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“La Quinta Svizzera deve assicurarsi alleati fedeli”

Prima donna ad assumere la presidenza del Collegamento svizzero in Italia, Irène Beutler-Fauguel difende il ruolo delle Scuole svizzere, importante per conservare l'identità culturale e i legami con il paese d'origine.

Irène Beutler-Fauguel, che ha insegnato per trent’anni alla Scuola svizzera di Roma, è quasi il profilo perfetto della svizzera che vive in Italia. E dalle sue parole, che fluiscono con intonazione squisitamente toscana, traspare un senso equilibrato di appartenenza a due mondi. Intervista.

swissinfo: Quali sono i maggiori problemi degli svizzeri in Italia?

Irène Beutler-Fauguel: La mancanza di giovani che vogliono partecipare alle nostre attività e che, soprattutto, si sentono ancora svizzeri. Occorre rendersi conto che la seconda generazione nata in Italia, non ha più lo stesso tipo di legame con la Svizzera che avevamo noi.

Molti di noi sono partiti dalla Svizzera scegliendo l’Italia come meta. I giovani della seconda generazione si sentono più italiani e più europei. Se non hanno frequentato una scuola svizzera e se il grado di integrazione della madre è tale da non avere più legami con il paese di origine, è inevitabile che la parte elvetica si spenga lentamente.

swissinfo: E’ difficile vivere e lavorare in Italia per uno/a svizzero/a?

I.B.-F.: In Italia -come in altri paesi, Svizzera compresa – si vive bene se si dispone di una situazione finanziaria stabile e solida. Pertanto molto dipende dal tipo di lavoro che una persona svolge. Non bisogna però immaginarsi che la realtà degli svizzeri che vivono in Italia sia tutta rose e fiori. A Roma ho conosciuto donne che in Svizzera hanno trovato l’amore, e una volta giunte in Italia hanno scoperto che il mondo era diverso e che la vita era anche fatta di difficili lotte quotidiane.

swissinfo: Quali sono i temi discussi a livello federale che interessano maggiormente gli/le svizzeri/e in Italia

I.B.-F.: Il destino della Gazzetta Svizzera continua a starci molto a cuore e al prossimo congresso degli svizzeri all’estero a Lucerna, ribadiremo la nostra posizione. Per noi è uno strumento d’informazione fondamentale. Non dimentichiamoci che la maggioranza degli svizzeri in Italia non ha molta dimestichezza con Internet e ama sfogliare quello che viene ritenuto il “suo” giornale. Altri temi sensibili sono la pensione e la cassa malati, per le quali l’Organizzazione degli svizzeri all’estero è riuscita ad ottenere risultati importanti.

A me personalmente sta molto a cuore il destino delle scuole svizzere, ma siccome sono frequentate da una minoranza, non è sentito come un problema di tutti. Io sono convinta che sia più importante mantenere le scuole svizzere e conservare la qualità che le caratterizza, piuttosto che creare nuovi centri culturali.

swissinfo: Restando sul tema dell’informazione, che cosa chiederebbe a swissinfo e che cosa si aspetterebbe dal nostro portale?

I.B.-F.: Prima di tutto chiederei a swissinfo di farsi conoscere ancora di più, in quanto molte persone non ne conoscono l’esistenza. Inoltre è importante un’informazione continua e precisa per rimanere informati sia sui fatti svizzeri sia sui problemi degli altri svizzeri all’estero. Potrebbe essere un canale diretto con la patria.

swissinfo: Che cosa pensa dell’idea di avere dei parlamentari fissi in rappresentanza degli svizzeri all’estero?

I.B.-F.: Francamente non glielo so dire. Mi sembra più importante avere dei buoni e fedeli alleati e poter contare su persone a cui sta veramente a cuore la Quinta Svizzera e a cui delegare la difesa dei nostri interessi. In ogni caso se la Quinta Svizzera fosse rappresentata in parlamento sarebbe una rivalorizzazione degli Svizzeri all’estero.

swissinfo: E dell’ipotesi di costituire un nuovo cantone che sia il rappresentante della Quinta Svizzera? Sarebbe una buona soluzione per avere maggior peso politico?

I.B.-F.: Mi pare un’utopia, non solo dal profilo della realizzazione, ma anche perché gli Svizzeri all’estero si sentono appartenente ad un cantone o luogo già esistente in Svizzera (Kantoenligeist) e non credo che un cantone speciale farebbe sì che ci fosse più peso politico. Per il peso politico sono importanti le persone, non un cantone.

swissinfo: Come ha seguito lo sviluppo degli Accordi bilaterali tra Svizzera e Italia e, in modo particolare, la libera circolazione delle persone e la mancanza di reciprocità nella mobilità sul mercato dal lavoro?

I.B.-F.: Bisogna essere in chiaro: in Italia il mercato del lavoro non solo è ristretto, ma è anche terribilmente concorrenziale, per gli italiani stessi. Non bisogna illudersi di poter venire in Italia perché c’è un lavoro che aspetta di essere preso.

Oggi si deve correre e ci si deve misurare, specialmente in Italia, con un mercato molto aggressivo dove le decisioni vanno prese rapidamente. Non si ha nulla per nulla. Noi ci siamo dovuti rimboccare le maniche, e altri dovranno fare la stessa cosa.

swissinfo: Ritiene importante l’introduzione del voto elettronico?

I.B.-F.: Si, è importante. Se è vero che in certe parti dell’Africa, come mi ha detto una svizzera che vive laggiù, non arriva neppure la posta normale, il voto elettronico rappresenta in ogni caso una risorsa importante. Del resto in molti paesi emergenti il divario digitale è stato parzialmente colmato. Io sono sicura che con il voto elettronico ci sarebbero più persone che votano.

swissinfo: In quali termini la recente crisi finanziaria ha inficiato l’immagine della Svizzera in Italia?

I.B.-F.: L’immagine della Svizzera ha subito un duro colpo. Per ora non è ancora possibile misurare la portata reale delle conseguenze, perché in gioco ci sono i rapporti di forza tra Stati e moltissimi interessi.

swissinfo: Come giudica la proposta del ministro italiano del Tesoro Giulio Tremonti di stilare una lista nera tutta italiana dei paradisi fiscali, nei quali vi figurerebbe anche la Svizzera?

I.B.-F.: La politica è fatta anche di provocazioni e dei classici “ballon d’essai”, per studiare e verificare effetti e reazioni. Ma pochi giorni dopo, lo stesso Tremonti aveva “promosso” la Svizzera in zona grigia.

swissinfo: Quali sono i “clichés” sulla Svizzera e sugli svizzeri che non sopporta?

I.B.-F.: Pensare che tutti gli svizzeri siano ricchi e benestanti, quando ci sono persone che lottano per mantenere il lavoro e per sopravvivere dignitosamente. In Italia si è spesso creduto che siccome gli svizzeri lavorano con i soldi, ne devono avere tanti. Una cosa che non sopporto sono le generalizzazioni, fare di tutta l’erba un fascio. Rispetto al passato, comunque, gli stereotipi sugli svizzeri sono diminuiti.

Françoise Gehring e Stefania Summermatter, swissinfo.ch

Irène Beutler-Fauguel è nata a Lucerna; padre romando, madre svizzero tedesca, è perfettamente bilingue. Ottenuto il diploma alle Magistrali, a 19 anni trova il suo primo lavoro nell’Entlebuch, come insegnante in una pluriclasse (dalla prima alla sesta elementare). Una vera scuola di vita.

Spirito ribelle, mentre tutti andavano in Inghilterra ad imparare l’inglese, lei ha deciso di studiare l’italiano in Italia, in Toscana. Torna in Svizzera solo per qualche anno, perché, letteralmente innamorata dell’Italia, vuole trasferirsi.

Grazie ai contatti di suo padre, trova all’età di 25 anni un posto di insegnante alla Scuola svizzera di Roma dove insegna per 30 anni, dal 1967 al 1997. A Roma conosce il suo futuro marito, Bruno Beutler, un ticinese di origine bernese e insieme si trasferiscono in Toscana, dove vivono tuttora.

La colonia svizzera in Italia è cresciuta dopo la fine della seconda guerra mondiale e oggi conta circa 50’000 persone. In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.

Alla fine del 2008 erano registrati 48’147 cittadini elvetici nei tre consolati svizzeri in Italia. I due terzi vivono nel nord del Paese. Nella circoscrizione consolare di Milano ve ne sono 24’536, in quella di Roma 16’623 e in quella di Genova 6’988.
Quattro delle 15 scuole svizzere all’estero si trovano in Italia: a Bergamo, Milano, Roma e Catania

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