Prospettive svizzere in 10 lingue

«La lingua è il bene culturale più importante»

swissinfo.ch

Al convegno di Tirana della Comunità radiotelevisiva italofona si è riflettuto anche sui rischi e le opportunità di sviluppo della lingua italiana. Ne abbiamo discusso con Nicoletta Maraschio, presidente dell'Accademia della Crusca.

Una delle minacce più serie per la lingua italiana, ha affermato la scrittrice albanese ma italofona d’adozione Elvira Dones, è costituita dalla «quantificazione delle lingue», ossia dall’importanza attribuita sulla base del numero di parlanti e del peso economico delle nazioni di riferimento.

Da questo punto di vista, molti oratori hanno sottolineato che la situazione non è rosea: a livello globale, lo strapotere dell’inglese, sorta di esperanto universale, erode continuamente terreno agli altri idiomi e alle produzioni culturali – libri, musica, film – nelle altre lingue. Anche tra i giovani, è la lingua di Shakespeare a suscitare l’interesse maggiore.

E l’italiano? «Pure l’italiano è molto richiesto nel mondo, ma le risposte a questa domanda sono insoddisfacenti!», ha affermato durante i dibattiti Nicoletta Maraschio. Secondo la professoressa, tanti prodotti di qualità in lingua italiana, ad esempio in ambito cinematografico, non sono sufficientemente proposti al grande pubblico. A suo parere, la potenza dell’inglese non è negativa: «Possono infatti coesistere una lingua di servizio, utilizzata per gli affari, e una lingua-sposa che scegliamo per passione».

Scambio positivo

«Attualmente tutte le lingue del mondo stanno vivendo un periodo di trasformazione», dice a swissinfo Nicoletta Maraschio: «la globalità, sinonimo di molteplicità e differenze, influenza ogni singola lingua e il rapporto tra le lingue».

Per quanto concerne l’Italia, spiega, «l’italiano si è diffuso moltissimo, diventando l’idioma di tutto il paese, parlato ovviamente con competenze diverse. Se osserviamo la sua evoluzione nel corso del Novecento, possiamo ritenerci soddisfatti: la lingua è penetrata nella società, è diventata scritta e parlata».

In merito a quest’ultimo aspetto, Maraschio sottolinea come «lo scambio tra scritto e parlato – che evolve più velocemente perché direttamente influenzato dalla vita di tutti i giorni – è sicuramente un fattore positivo».

Sfida impegnativa

Secondo Maraschio, «quello che invece spaventa è il preoccupante aumento dell’analfabetismo di ritorno e il fatto che una percentuale importante della popolazione italiana dispone di una competenza molto bassa della lingua nazionale».

Una situazione, questa, che si verifica anche in altri paesi e per altre lingue, ma con una differenza di peso: «L’Italia affronta questo tipo di problema – che richiede sforzi formativi e maggiore attenzione per la qualità della lingua – appena dopo avere raggiunto l’unità linguistica nazionale».

Di conseguenza, «il parlante italiano si trova alle prese con i problemi specifici legati alla sua lingua, ma nel contempo è inserito nel contesto attuale, caratterizzato dalla collocazione dell’italiano nel quadro del multilinguismo europeo e mondiale. Si tratta di una situazione che crea molta incertezza e insicurezza in tanti parlanti».

A tal proposito, Elvira Dones cita per esempio l’uso spesso erroneo e persino grottesco di anglicismi, impiegati oltrettutto quando la lingua italiana offre valide alternative.

Il monumento più importante

«In Italia, né la scuola, né l’università, né i mezzi di comunicazione di massa sono ancora riusciti a trasmettere sufficientemente un concetto fondamentale, ossia che possedere una lingua – quella materna e le altre – è importantissimo», sottolinea Nicoletta Maraschio.

«Anche se esiste certamente una curiosità linguistica – basti pensare alle numerose richieste inerenti al significato delle parole e all’uso grafico che l’Accademia della Crusca riceve attraverso il suo sito – manca il senso del valore profondo che ha una lingua».

«Ciò è molto dannoso», conclude la presidente, «poiché se è assente questo sentimento, questa coscienza, le lingue vengono trascurate e poi deperiscono. È necessaria grande attenzione, siccome le lingue sono i beni culturali più importanti che abbiamo!».

L’unione fa la forza

A questo proposito, Augusto Milana di Rai International rileva che «è fondamentale “fare sistema”, cioé unire e far collaborare tra loro, anche grazie a Internet, tutte le persone che lavorano con la lingua italiana», proprio come avviene nel quadro della Comunità radiotelevisiva italofona.

Elvira Dones così sintetizza: «Ciò che permette a una lingua di resistere e non sparire dalla mappa non è solo il fattore politico-economico, ma anche la dedizione al dialogo, alla collaborazione e allo scambio serio con i paesi vicini. Ci vuole la testardaggine e la dedizione degli editori e del mondo accademico, ci vogliono politiche culturali mirate, ci vogliono critici letterari e scrittori decisi a non soccombere all’idea che ciò che una volta fu arte e cultura, oggi sia soltanto un prodotto come tanti, tra un dentifricio e un film natalizio».

swissinfo, Andrea Clementi, Tirana

Nicoletta Maraschio, nata a Pavia, è stata nominata nel 2008 prima donna presidente dell’Accademia della Crusca. Dal 1995 è professore ordinario di Storia della lingua italiana all’Università di Firenze.

Ha iniziato la sua attività di ricerca nell’Accademia della Crusca nel 1974 ed è stata nominata accademica nel 1997. È direttrice del Centro di grammatica italiana e della rivista «Studi di grammatica italiana».

La sua attività di ricerca si estende dal Rinascimento a oggi, (fra gli altri: Boccaccio, Alberti, Piero della Francesca, Varchi, Salviati, Pirandello, Pratolini), con particolare riguardo all’evoluzione del sistema grafico italiano dal Medioevo al Novecento.

Si occupa inoltre di insegnamento dell’italiano all’estero e della lingua dei mezzi di comunicazione del Novecento: l’italiano del cinema, della radio e della televisione.

Ha svolto attività di insegnamento presso università europee e statunitensi.

L’Accademia della Crusca fu fondata a Firenze tra il 1582 e il 1583, per iniziativa di un gruppo di letterati fiorentini. Dalle loro animate riunioni, chiamate scherzosamente «cruscate», derivò il nome di «Accademia della Crusca», per significare il lavoro di ripulitura della lingua.

In Italia e nel mondo l’Accademia della Crusca è il più importante punto di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana.

Uno dei suoi principali obiettivi e quello di acquisire e diffondere – nella società italiana e in particolare nella scuola – la conoscenza storica della lingua e la coscienza critica della sua evoluzione attuale, nel quadro degli scambi interlinguistici del mondo contemporaneo.

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