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«La destra populista più forte d’Europa»

Leader populisti a confronto: Jörg Haider (a sin.) e Christoph Blocher Keystone

In nessun altro paese europeo la destra populista può vantare i successi di quella svizzera. Il segreto sta nel sistema politico elvetico, oltre che nell'abilità dei suoi dirigenti.

È la tesi del politologo berlinese Oliver Geden, autore di un’analisi comparativa tra l’Unione democratica di centro svizzera (UDC) e il Partito liberale austriaco (FPÖ). Un’intervista.

swissinfo: Nei suoi studi, lei paragona l’UDC e la FPÖ. Quali sono i punti in comune tra questi due partiti? Quali sono le caratteristiche di un partito populista di destra?

Oliver Geden: Tutta la loro strategia politica mira a creare un conflitto tra «noi» e gli «altri». Il «noi» è composto dallo stesso partito populista e dal popolo, o dalla «maggioranza silenziosa». Gli «altri» sono le elite, la classe politica e le minoranze sociali che questa sosterrebbe. Di solito al centro dell’attenzione ci sono gli stranieri.

I partiti populisti che hanno successo in Europa sono posizionati chiaramente a destra. Sono accomunati dal fatto di mettere al centro del loro discorso la politica d’immigrazione, di avere un orientamento nazionalista e di agire in senso conservatore.

swissinfo: Ma si possono veramente paragonare l’UDC e la FPÖ? Nello stile vi sono notevoli differenze. L’UDC solitamente non usa argomenti apertamente razzisti. E in Svizzera un atteggiamento benevolo verso il nazionalsocialismo non sarebbe accettato…

O.G.: Relativizzare il passato nazionalsocialista ha senso naturalmente solo negli stati dove una maggioranza della popolazione ha sostenuto il fascismo. Direi anche che i partiti populisti austriaci argomentano spesso in modo più razzista dell’UDC. La FPÖ ha una visione del mondo mutuata dal nazionalismo pangermanico.

Nel discorso politico dei due partiti si rispecchiano le diversità tra i due paesi. Un esempio è il ruolo dello stato sociale. L’UDC è molto critica nei confronti dello stato sociale, mentre la FPÖ sostiene uno stato sociale paternalistico forte, a vantaggio della popolazione autoctona. Tuttavia non si possono negare le somiglianze: la costruzione di uno schema «noi e gli altri», l’enfasi posta sulla politica di migrazione…

swissinfo: Il politologo svizzero Oscar Mazzoleni faceva notare alcuni anni fa che l’UDC è l’unico partito nazional-conservatore in Europa che si è radicalizzato pur essendo già rappresentato in governo. Che ne pensa?

O.G.: Sì, è vero che è un caso unico. Bisogna però ricordarsi dei conflitti tra l’ala zurighese e bernese negli anni Novanta. A quell’epoca, quando l’ala zurighese non esercitava ancora l’egemonia su tutto il partito, l’ala bernese era considerata, almeno in maniera latente, come parte degli «altri».

I bernesi ed in particolare il loro consigliere federale sono sempre stati sospettati di appartenere alla «classe politique» (espressione che in tedesco ha un’accezione negativa, NdR). La linea di divisione tra «noi» e gli «altri» doveva attraversare anche il partito, altrimenti l’UDC non avrebbe potuto sostenere in modo credibile di non appartenere alla classe dirigente.

swissinfo: Lei afferma che l’UDC è il partito della destra populista che ha maggiore successo in Europa. Su cosa si basa questo successo?

O.G.: Io credo che sia dovuto, almeno in parte, ad alcune specificità del sistema o della cultura politica svizzera. In Svizzera è possibile per un partito, anche se sta al governo, portare avanti il suo discorso programmatico senza essere costretto, attraverso i compromessi con altri partiti, ad adottare una linea politica più moderata. Gli impegni attorno ad un progetto comune, che esistono all’interno delle coalizioni di governo in altri paesi europei, in Svizzera non funzionano.

Un secondo punto che trovo molto importante riguarda la democrazia diretta. I referendum permettono all’UDC di profilarsi su alcuni temi politici, temi che possono essere scelti in modo da marcare chiaramente la differenza rispetto agli altri attori politici. E riuscendo a raggiungere il 40%, talvolta anche più del 50% dei consensi – vale a dire almeno il 20% in più del suo potenziale elettorale a livello nazionale – l’UDC dimostra la sua forza.

Poi c’è ancora un terzo punto. Poiché il partito non ha dovuto allinearsi sulle posizioni di Blocher, dopo l’entrata di quest’ultimo in governo, l’UDC continua a giocare un ruolo d’opposizione. E lo stesso Blocher, anche quando è messo in minoranza in Consiglio federale e deve rappresentare la posizione della maggioranza all’esterno, lo fa in modo da mettere in discussione le regole di comportamento del governo e da segnalare il suo dissenso.

Mi pare che l’UDC si muova in modo molto abile in questa constellazione. Il partito mi sembra molto ben preparato all’attuale situazione. In altri paesi, per esempio in Austria, i partiti populisti di destra non erano pronti a governare.

Intervista swissinfo: Andrea Tognina

Oliver Geden lavora presso la Fondazione scienza e politica (Stiftung Wissenschaft und Politik, SWP) di Berlino, un istituto di ricerca e consulenza del parlamento e del governo tedeschi.

In settembre è stato pubblicato il suo studio «Diskursstrategien im Rechtspopulismus. Freiheitliche Partei Österreichs und Schweizerische Volkspartei zwischen Opposition und Regierungsbeteiligung» (Strategie del discorso nel populismo di destra. Il Partito liberale austriaco e l’Unione democratica di centro tra opposizione e partecipazione al governo).

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