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“L’uguaglianza è una questione di buon governo”

Il genere ha ancora un influsso sulla carriera e sui salari: le donne sono tuttora penalizzate RDB

Violenza, molestie, salari, conciliazione lavoro-famiglia, divisione dei compiti... L'inventario è stilato inesorabilmente ogni 8 marzo per la Giornata internazionale della donna. Intervista a Sylvie Durrer, direttrice dell'Ufficio federale dell'uguaglianza da un anno.

Il salario mediano delle donne in Svizzera è ancora inferiore del 18,4% a quello degli uomini. Finché questo scarto non diminuirà, la “signora Parità”, che si definisce “risoluta e pragmatica”, non allenterà gli sforzi per l’integrazione completa dell’uguaglianza tra uomini e donne nella cultura aziendale.

swissinfo.ch: Qual è il bilancio un anno dopo aver preso le redini dell’Ufficio federale dell’uguaglianza?

Sylvie Durrer: La situazione è caratterizzata da contrasti. La parità è progredita nell’insegnamento, benché gli orientamenti professionali siano ancora molto stereotipati. Ci sono stati progressi nel campo della violenza domestica, con una leggera ma incoraggiante flessione dei reati del 3% tra il 2010 e il 2011.

Questi progressi sono stati consentiti dalla creazione di basi giuridiche, meccanismi istituzionali, organismi responsabili dell’attuazione. Ma si deve restare vigili ed evitare di credere che le cose vadano da sé. In termini di parità salariale o di conciliazione tra lavoro e famiglia, la situazione è ancora molto insoddisfacente in Svizzera.

swissinfo.ch: Quando è stata nominata, lei ha annunciato l’intenzione di risvegliare più interesse fra gli uomini per l’uguaglianza. In che modo?

S. D.: Vogliamo rafforzare la cooperazione, in particolare migliorando la nostra comunicazione negli ambienti maschili o nelle aziende informandoli sugli aiuti finanziari messi a disposizione dalla Confederazione. Per esempio, sosteniamo un progetto che incoraggia gli uomini ad interessarsi alla professione di insegnante.

Cerchiamo anche di sostenere le piccole e medie imprese (PMI). Finanziamo il 50% del progetto di una società di trasporti che vuole promuovere la conciliazione tra vita professionale e familiare, grazie ad una nuova gestione degli orari. Obiettivi: soddisfazione sul lavoro, fidelizzazione del personale e lotta contro l’assenteismo.

Inoltre, spieghiamo la portata generale delle disuguaglianze salariali: il denaro di cui è privata una donna manca anche alla coppia, alla famiglia, in caso di disoccupazione, di pensionamento, o di divorzio. Una carenza che dovrà essere compensata dall’ex marito o dagli enti pubblici che devono aiutare molte famiglie monoparentali. Quindi tutti abbiamo interesse a risolvere questo problema.

swissinfo.ch: Il cantone di Vaud progetta di istituire un controllo della parità salariale nelle imprese, sullo stesso modello dei controlli contro il lavoro illegale e il dumping salariale. È favorevole alla coercizione?

S. D.: Questo progetto è interessante, soprattutto perché Vaud intende inserire questo controllo nel contesto di una commissione tripartita (datori di lavoro, dipendenti, Stato). Sembra essere un modo pragmatico, paragonabile alla via imboccata dal governo federale. Tuttavia, quest’ultimo ha detto chiaramente che se non constatasse miglioramenti sostanziali e rapidi, potrebbe decidere di intervenire sulle modalità di controllo.

swissinfo.ch: Le donne sono divise sul femminismo. Le giovani sono persino piuttosto restie.

S. D.: Non è sorprendente. Dato che a scuola c’è la parità, è solo nel corso degli anni che percepiscono che il mondo del lavoro non è sempre così aperto alle donne. Poi, quando hanno una famiglia, è lo shock per molte che non si aspettavano di incontrare così tante difficoltà.

swissinfo.ch: Le difficoltà dell’economia si ripercuotono sulla politica di uguaglianza. Ad esempio, il cantone di Zugo ha abolito la Commissione della parità e la Corte suprema gli ha dato ragione. Teme che si faccia un passo indietro?

S. D.: La sentenza non ha dato completamente ragione al cantone, perché ha detto chiaramente che non essendo de facto raggiunta l’uguaglianza, occorrono meccanismi istituzionali, la cui forma può variare. Ciò significa che la parità deve rimanere un impegno, che non è affatto dimenticata in fondo a un elenco di compiti. È inoltre interessante che il Tribunale federale si sia in parte basato sulla Convenzione sull’eliminazione della discriminazione contro le donne e abbia ricordato i nostri impegni internazionali in questo campo.

Anche in questo caso, l’uguaglianza è una questione non solo di giustizia, ma di buon governo ed è un vantaggio economico. Prendete l’Ecuador, che ha avuto grandi difficoltà pochi anni fa. Nonostante le misure di austerità, quel paese ha deciso di mantenere la sua politica pubblica di parità in cima alle sue priorità e di darle i mezzi finanziari necessari. Oggi, ha una crescita dell’8%!

Oppure l’Islanda, che, nonostante la crisi, ha continuato ad investire nella parità, considerando che le sue principali risorse sono umane e intellettuali, e che l’uguaglianza e la conciliazione tra lavoro e famiglia permettono di utilizzarle a pieno regime. Anche la Svizzera è un paese la cui principale risorsa è l’intelligenza umana. Occorre permetterle di esprimersi pienamente, che si tratti di quella di un uomo o di una donna.

Da un sondaggio comparativo dell’università George Washington sulle difficoltà incontrate dalle donne nella carriera professionale negli Stati Uniti e in Svizzera è emerso che nella Confederazione c’è una percezione contrastante fra i generi. Il 61% degli uomini ritiene che non vi siano ostacoli per le donne che cercano di raggiungere delle funzioni dirigenti. Il 73% delle donne è convinta del contrario.

Entrambi i sessi sono però in maggioranza, seppur in proporzioni diverse (il 79% delle donne e il 51% degli uomini), convinti che il genere abbia un influsso sulla carriera.

Pure in maggioranza ma in proporzioni diverse (l’89% degli uomini e il 54% delle donne), entrambi i generi si oppongono tuttavia all’introduzione di quote per obbligare le aziende ad aumentare la proporzione femminile nei consigli d’amministrazione.

Fonte: Ats

In occasione della Giornata internazionale della donna e della giornata dell’uguaglianza salariale, in Svizzera quest’anno è stata costituita una coalizione femminile.

Denominata “Alleanza donne per la parità salariale“, è composta di rappresentanti dei principali partiti politici presenti nel parlamento nazionale, ad eccezione dell’Unione democratica di centro, nonché di organizzazioni sindacali ed economiche.

In una lettera aperta pubblicata l’8 marzo, l’Alleanza esorta tutte le parlamentari ad operare per l’uguaglianza salariale nelle imprese in cui lavorano e nei consigli d’amministrazione di cui fanno parte.

1960: nascita a Losanna.

1992: insegna linguistica francese all’università di Zurigo.

2001: diventa professore assistente all’università di Losanna.

2006: nominata direttrice dell’Ufficio cantonale vodese dell’uguaglianza.

2011: nominata direttrice dell’Ufficio federale dell’uguaglianza.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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