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“L’orso fa parte della fauna alpina”

Orso in cerca di spiritualità? Alla metà di giugno si aggirava in Val Monastero. sf.tv (adolf botsch)

Il risveglio della natura in Svizzera ogni anno ridesta anche dibattiti emotivi, appena si scopre che un orso o qualche altro predatore ha sbranato delle pecore. Eppure questi animali fanno parte del patrimonio naturale alpino, rileva il direttore del Parco nazionale Heinrich Haller.

Un orso giunto in Engadina dall’Alto Adige alla metà di giugno ha sbranato cinque pecore. Immediatamente, per mezzo stampa, pastori della regione hanno reclamato l’abbattimento del plantigrado.

Una sorte che era toccata nell’aprile 2008 a JJ3, un orso bruno proveniente dal Trentino, arrivato nei Grigioni nell’estate dell’anno precedente. Con il passare del tempo, per nulla intimorito dagli esseri umani e dai loro tentativi di allontanarlo, il predatore aveva preso l’abitudine di avvicinarsi ai centri abitati in cerca di cibo e aveva provocato danni materiali. Cosicché, le autorità federali e cantonali, lo avevano giudicato pericoloso per la popolazione e lo avevano fatto abbattere, suscitando le ire di difensori degli animali e della natura.

Se l’audacia è costata la pelle a JJ3, i suoi simili normalmente sono però protetti in Svizzera. “Predatori quali l’orso bruno, il lupo e la lince fanno parte delle normali specie della fauna locale della Svizzera”, osserva Heinrich Haller, direttore del Parco nazionale svizzero nei Grigioni. “Ritengo che sia compito della società fare in modo che si preservi questa biodiversità”.

Il 2010 è proprio stato dichiarato dall’ONU anno internazionale della biodiversità. “In Svizzera lamentiamo gravi perdite di specie. Perciò, se ora abbiamo qualche movimento in controtendenza, come per esempio la riapparizione dell’orso nelle Alpi, occorre sostenerlo”, spiega il biologo.

Un giovane maschio

L’orso avvistato recentemente in Engadina è probabilmente un giovane maschio. È entrato in Svizzera passando dall’Alto Adige e proviene dal Trentino, dove erano sopravvissuti gli ultimi esemplari di orsi bruni delle Alpi.

Il numero di superstiti era tuttavia troppo ristretto per consentire la sopravvivenza della specie. Perciò, alla fine degli anni ’90, sono stati liberati dieci orsi sloveni nel parco naturale dell’Adamello Brenta. Ora la colonia si è allargata e i giovani esemplari migrano.

“In Svizzera non si può parlare di un vero ritorno dell’orso bruno nel senso di una popolazione permanente e riproduttiva”, precisa Haller. “Una popolazione può insediarsi solo in un territorio in cui migrano anche femmine. Ciò non è per ora il caso della Svizzera”.

I maschi arrivati nella Confederazione probabilmente non sono ancora sviluppati sessualmente. Dopo un’ispezione del territorio, tornano nella regione d’origine per poi riprodursi. Il direttore del Parco nazionale non esclude però che in Svizzera a lungo termine possa formarsi una colonia di orsi.

Il posto c’è

“La regione alpina dal profilo della biodiversità naturale è adatta per ospitare anche grossi predatori. Dipende da noi essere umani decidere se lo vogliamo. Linci, lupi e orsi possono vivere nelle Alpi”.

Di posto ce n’è a sufficienza e anche di nutrimento. “I lupi e le linci da noi hanno delle ottime condizioni di vita. Nelle Alpi ci sono molti ungulati selvatici, come caprioli e cervi. L’alimentazione di base è eccellente”, rileva Heinrich Haller.

Quanto all’orso bruno europeo è prevalentemente vegetariano. “Quando gli orsi mangiano carne, solitamente si tratta di quella di animali già morti o malati, perché le loro doti di cacciatore sono limitate. Le pecore per l’orso rappresentano un’occasione ideale perché praticamente non fuggono”.

L’esperto non contesta che vi siano problemi di convivenza con i grossi predatori, fra cui c’è anche l’orso. Puntualizza però che “fra le pecore che pascolano liberamente in territori non sorvegliati e protetti, ci sono grosse perdite anche senza predatori”.

In caso di danni causati da orsi, la Confederazione risarcisce l’80% e il cantone in questione il rimanente 20%. La Confederazione non ha elaborato alcun progetto di reinsediamento attivo dell’orso. Ma, “nella convinzione che la convivenza tra l’uomo e l’orso è possibile anche in Svizzera a determinate condizioni”, ha predisposto un piano di gestione del plantigrado.

Contrariamente ai lupi e alle linci, gli orsi non possono essere abbattuti dopo un determinato numero di pecore sbranate. Il piano di gestione stipula che un orso può essere ucciso se costituisce un pericolo per l’uomo.

Mangiare ed essere mangiati

Oltre alla tutela della biodiversità, secondo Heinrich Haller, ci sono anche altri motivi per cui bisognerebbe lasciar vivere i grossi predatori. “Mangiare ed essere mangiati è uno dei principi basilari della natura. È anche il motore dello sviluppo evolutivo della natura nel suo complesso”.

Per esempio, “la convivenza con lupi e linci ha determinato le caratteristiche attuali delle loro prede principali, ossia cervi e caprioli”. Haller cita in proposito le grandi capacità di fuga dei cervi e il forte tasso di riproduzione dei caprioli.

“Se vogliamo che questi animali si sviluppino in modo naturale, dobbiamo fare in modo che si rimetta in moto il motore dell’evoluzione. L’esempio della natura è il migliore in assoluto”.

Il direttore del Parco nazionale svizzero ritiene “deplorevole” che per anni siano scomparsi questi predatori dalla Confederazione e auspica che ora possano riprendere pienamente la loro funzione nella natura. La caccia è sensata se orientata a uno sfruttamento sostenibile della natura, ma i cacciatori non possono sostituire i predatori.

Eveline Kobler, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

A partire dal 1700, il numero di orsi sull’arco alpino è cominciato a diminuire a causa della caccia e dello sfruttamento sempre più intenso delle risorse naturali da parte dell’uomo.

L’ultimo orso “svizzero” è stato abbattuto il 1° settembre 1904 da un gruppo di cacciatori nella Bassa Engadina, nel canton Grigioni.

Nel secolo scorso, l’ultimo orso in libertà in Svizzera era stato visto nel 1923 nell’Alta Engandina.

Si è dovuto poi aspettare fino al 2005 per assistere alla riapparizione di questo plantigrado sul territorio elvetico. Nel luglio di quell’anno si era trasferito per alcuni mesi in Svizzera JJ2, un orso venuto dal parco nazionale italiano dell’Adamello Brenta.

Da allora fino al 17 giugno 2010 in totale altri quattro orsi sono stati avvistati in Svizzera.

Il caso più clamoroso è stato quello di JJ3, che dopo aver scorrazzato per due anni nei Grigioni, il 14 aprile 2008 era stato abbattuto, perché le autorità federali e cantonali avevano giudicato che era diventato pericoloso per la popolazione.

La Confederazione ha anche elaborato un programma per la protezione delle greggi. Il presidente dell’associazione grigionese di allevatori di ovini Duosch Städler ha dichiarato al quotidiano zurighese TagesAnzeiger che il progetto è un fallimento. L’Ufficio federale dell’ambiente è di opinione contraria.

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