Prospettive svizzere in 10 lingue

«L’architettura esprime lo stato di una società»

A Mendrisio, l'architettura si vive da vicino. Accademia di Mendrisio

Dal 2007 il grigionese Valentin Bearth dirige l'Accademia di architettura di Mendrisio. Swissinfo.ch l'ha intervistato per stilare un bilancio a metà del suo mandato, che terminerà nel 2011.

L’Accademia di Mendrisio è un ateneo giovane e vivace: fondato nel 1996, riesce ad attirare studenti da ogni parte del mondo, al punto che l’Università della Svizzera italiana non può accettare tutte le richieste, poiché ha deciso di non superare la soglia dei 750 iscritti. Tra i motivi di questo successo, vi è una concezione particolare dell’approccio a questa disciplina.

swissinfo:ch: Che tipo di architettura viene insegnata a Mendrisio?

Valentin Bearth: La particolarità dell’Accademia è quella di offrire una formazione in architettura diversa da quella proposta nei due Politecnici federali di Zurigo e Losanna. Questi ultimi sono orientati in misura maggiore verso la tecnica, la costruzione vera e propria.

A Mendrisio è stato invece scelto un orientamento più storico-umanistico. Ciò significa mettere l’accento sull’influenza e la responsabilità dell’architettura all’interno della società. L’insegnamento, così come articolato, mira quindi a suscitare negli studenti una coscienza critica per permettere loro di affrontare le diverse problematiche e scale architettoniche. A titolo di esempio, già durante i primi anni i nostri studenti seguono dei corsi di cultura del territorio e di filosofia.

swissinfo:ch: Vi sono elementi comuni all’Accademia e ai Politecnici?

V.B.: Nella sua struttura, il progetto dell’Accademia è simile a quanto avviene a Zurigo e Losanna. Ciò significa che al centro dell’insegnamento figura la progettazione. Tale aspetto caratterizza un modello svizzero molto apprezzato: lo studente – inserito in gruppi di circa 25 persone – viene spinto a lavorare in un ambiente simile a quello degli studi d’architettura.

Le modalità di lavoro reali vengono quindi integrate nei corsi universitari: si tratta di un approccio pratico e vicino alle esigenze della professione. Proprio per questo motivo – a differenza di quanto accade in altri paesi – tutti gli insegnanti di progettazione svolgono anche un’attività di architetto indipendente da quella universitaria. Questo permette di integrare nella didattica gli sviluppi della professione. In questo senso, l’architettura è vicina alla medicina.

In generale, l’architettura inizia con una riflessione, che deve però sfociare in un progetto concreto, realizzabile. Ecco perché questa via risulta utile per gli studenti.

swissinfo:ch: Quale ruolo ha l’architettura nella società?

V.B.: L’architettura esprime lo stato di una società. Per questo motivo, l’insegnamento universitario deve promuovere la riflessione, senza limitarsi agli aspetti relativi a cantieri e costruzioni. È necessario ragionare sui meccanismi, sull’evoluzione della società. Bisogna saperne cogliere lo stato d’animo.

swissinfo:ch: Nel corso degli ultimi anni in Svizzera si è costruito molto, spesso senza una vera coerenza e a scapito della qualità. Quale è la sua opinione?

V.B.: Si tratta di una situazione che possiamo osservare in tutto il mondo, non soltanto nella Confederazione. Dobbiamo infatti renderci conto che soltanto il 10% di quanto viene costruito ha una qualità elevata, il 5% ottima, mentre i monumenti per le generazioni future sono forse il 2%.

È inoltre importante differenziare l’architettura in senso stretto e i progetti immobiliari dettati dal mercato, realizzati per ottenere guadagni importanti. In questi ultimi, la ricerca della qualità è un aspetto sicuramente secondario.

swissinfo:ch: Quali correttivi potrebbero essere adottati?

V.B.: L’università può e deve avere un ruolo per sensibilizzare la popolazione, attirando l’attenzione sull’importanza dell’architettura per la società. Proprio per questo motivo cerchiamo – in Ticino – di organizzare mostre e conferenze, invitando anche personalità provenienti dall’estero.

Io abito a Coira: vi sono tornato vent’anni fa, dopo avere studiato a Zurigo. A quel momento, con alcuni colleghi ci siamo resi conto che vi era una sorta di deserto per quanto concerne il discorso sull’architettura. Abbiamo quindi cominciato a organizzare conferenze, abbiamo partecipato a vari concorsi concentrandoci sugli aspetti qualitativi, ci siamo sforzati di promuovere il dialogo attraverso i media.

Nei Grigioni si è quindi sviluppata una sensibilità nei confronti del discorso architettonico –basti pensare al dibattito in merito al progetto di Mario Botta a Celerina [cfr. “Altri sviluppi”] – che ha consentito all’architettura locale di farsi conoscere e apprezzare in Svizzera e all’estero. Bisogna comunque essere realisti: questi temi appassionano comunque ancora soltanto una minoranza.

Il nostro intento era quello di far parlare di architettura come si parla di musica, letteratura, teatro. L’ideale – visto che gli spazi urbani toccano da vicino tutti quanti vi abitano – sarebbe suscitare la stessa passione del calcio, ma ovviamente non è possibile [ride].

Anche a Mendrisio cerchiamo di fare la stessa cosa: sfruttando l’entusiasmo e la freschezza di studenti e docenti provenienti dal mondo intero, lanciamo delle idee, degli spunti di riflessione non necessariamente legati alla stretta attualità.

Storicamente – va ricordato – i grandi sviluppi delle città sono legati a una volontà culturale accompagnata dalle possibilità economiche, che in Svizzera non mancano. Inoltre, l’architettura di qualità non è necessariamente più cara.

swissinfo:ch: L’Accademia collabora con varie città straniere. Un segno di riconoscimento?

V.B.: Sì. In pochi anni, l’ateneo si è fatto conoscere e apprezzare nel mondo. Lo posso affermare anche da esterno, non essendo ticinese. Spostandomi spesso all’estero per tenere conferenze, mi posso rendere conto che l’Accademia è stimata in Spagna, Germania, Stati Uniti e altrove. Questo anche grazie alla strategia scelta dai fondatori, che hanno voluto invitare personalità svizzere – come Botta, Galfetti, Zumthor, Olgiati – e straniere, quali Bonell e Aires Mateus.

Così facendo, una località nota quasi esclusivamente per il Fox Town [noto centro commerciale] è riuscita ad attirare professori e studenti dal mondo intero. Ciò si riflette anche nei lavori di diploma, in cui ci siamo occupati di città come Olten, Venezia, Padova, Varese e – prossimamente – Londra. Le autorità locali hanno sempre dimostrato grande interesse per i nostri input.

swissinfo:ch: Lei è giunto a metà del suo mandato. Cosa ha già fatto, e cosa le resta da fare?

V.B.: Durante i primi due anni ho ristrutturato il piano di studi, cercando di consolidare l’Accademia dopo il periodo di crescita. Abbiamo creato un equilibrio tra la parte tecnica e quella filosofico-umanistica. Inoltre, una delle priorità è scegliere con cura i membri del corpo docente: le loro competenze e il loro entusiasmo sono di particolare pregio per gli studenti. Nel contempo, abbiamo organizzato conferenze ed eventi pubblici.

Per quanto concerne i prossimi due anni, il progetto principale è l’estensione del campus, nel quale potrebbe essere inserito un Museo dell’architettura; inoltre, intendiamo sviluppare l’attività di ricerca e rafforzare ulteriormente il rapporto con il territorio.

Andrea Clementi, swissinfo.ch

Nato a Tiefencastel (Canton Grigioni, Svizzera) nel 1957, Valentin Bearth vive e lavora tra Coira e il Ticino.

Dopo essersi laureato in architettura al Politecnico Federale di Zurigo nel 1983, Bearth inizia a collaborare con lo studio di Peter Zumthor. Nel 1988 fonda con Andrea Deplazes lo studio Bearth & Deplazes che ha sede a Coira e a Zurigo, cui è associato dal 1995 anche Daniel Ladner.

Inizia così un’intensa attività professionale in Svizzera, soprattutto nei Grigioni, e all’estero: lo studio realizza numerosi edifici residenziali, e pubblici, ottenendo riconoscimenti nazionali e internazionali, fra cui il premio Neues Bauen in den Alpen (Sexten, 1992, 1996 e 1999), il premio Guter Bauten in Graubünden (1994 e 2001), il Premio Beton 01 (Zurigo, 2001) e una menzione al Velux Award 2007.

Dal 1997 al 2000 Bearth ha fatto parte della Commissione Federale per la Protezione dei Monumenti in Svizzera. Dal 2000 insegna progettazione all’Accademia di architettura di Mendrisio. Dal 2003 al 2005 è stato professore invitato alla Facoltà di architettura dell’Università di Sassari.

Tra i suoi lavori più recenti figurano la nuova capanna del Monte Rosa, la casa d’abitazione Meuli a Fläsch (Grigioni), comune al quale è stato assegnato il Premio Wakker 2010 dalla Fondazione svizzera per la salvaguardia del patrimonio e il progetto per il Tribunale penale federale di Bellinzona.

L’Università della Svizzera italiana (USI) – creata nel 1996 – si estende su due campus: uno a Lugano, che comprende le Facoltà di scienze economiche, scienze della comunicazione e scienze informatiche e l’altro a Mendrisio, che ospita l’Accademia di architettura.

Nel semestre autunnale 2009 risultavano iscritti all’USI complessivamente 2’707 studenti. Il 25% (678) frequenta l’Accademia di architettura.

A Mendrisio, professori e studenti rappresentano 35 nazionalità diverse.

Nella Confederazione, oltre ai due Politecnici federali di Zurigo e Losanna, è possibile studiare architettura anche in una delle sette Scuole universitarie professionali.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR