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«L’adozione è solo l’ultima possibilità»

Un orfanatrofio ad Haiti Thomas Kern

In seguito al terremoto di Haiti, moltissimi bambini sono rimasti orfani: il tema dell'adozione è quindi di stretta attualità. Swissinfo.ch ha intervistato a questo proposito Marlène Hofstetter, responsabile delle adozioni presso l'organizzazione umanitaria Terre des hommes.

L’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) ha recentemente rivolto un appello affinché siano sospese le adozioni durante questa fase particolarmente critica. L’organizzazione ha inoltre comunicato che una quindicina di bambini sono scomparsi dagli ospedali dove erano ricoverati.

Nel contempo, vari paesi hanno deciso di snellire le procedure burocratiche per le adozioni internazionali: dal canto loro, numerose organizzazioni non governative sottolineano la necessità di procedere con la necessaria cautela, rispettando condizioni quale l’adottabilità del fanciullo e l’esistenza effettiva di una famiglia disposta ad accoglierlo.

swissinfo: È prevedibile un aumento delle richieste di adozione dopo la catastrofe che ha colpito Haiti?

Marlène Hofstetter: Siamo effettivamente interpellati da persone che desiderano sapere in che modo è possibile adottare un bambino proveniente da quel paese. In altri Stati, dove vi sono già state diverse adozioni da Haiti, le domande sono parecchie.

swissinfo: Dopo una simile tragedia, non è positivo per un bambino haitiano poter essere adottato da una famiglia svizzera?

M.H.: Per prima cosa è necessario chiarire se il bambino è davvero orfano e se non vi è alcun parente che potrebbe occuparsi di lui. Si deve poi valutare lo stato di salute del ragazzo, verificare se è traumatizzato. Non è infatti semplice trasferirlo rapidamente in altro paese, presso un’altra famiglia.

swissinfo: Un’associazione olandese che si occupa di trovare una sistemazione agli orfani ha recentemente organizzato un volo da Haiti verso l’Olanda con 109 bambini.

M.H.: Trovo riprovevole il fatto che da Haiti partano interi aerei carichi di bambini. Inoltre, per quanto ne so, non tutti loro – bensì soltanto una cinquantina – hanno già trovato una famiglia adottiva. Per gli altri non è ancora stata individuata una soluzione.

swissinfo: Il Belgio intende facilitare le adozioni di bambini haitiani da parte di famiglie belghe che hanno avviato le necessarie procedure prima del terremoto. Anche la Confederazione è disposta ad agire in questo senso. Un passo corretto?

M.H.: Dipende da ciò che si intende per facilitazione. In ogni caso, si deve valutare la situazione caso per caso, anche tenendo conto delle nuove circostanze dopo il terremoto.

Secondariamente, è necessario collaborare con le autorità haitiane. Non è possibile – come invece è avvenuto nel caso dell’organizzazione olandese – che i bambini possano lasciare così facilmente il paese. Lo Stato deve infatti fornire il suo consenso per ogni adozione, anche perché il ragazzo ha bisogno dei documenti.

swissinfo: Il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner ha messo in guardia contro le adozioni troppo rapide, affinché le autorità non siano accusate di “rapimento”, anche se per una buona causa.

M.H.: In Francia vi sono un migliaio di procedure d’adozione in corso. Ovviamente, un tale numero di bambini non può lasciare Haiti in blocco. A ciò si aggiunge il fatto che le autorità francesi hanno chiaramente affermato l’intenzione di collaborare con quelle haitiane. Di conseguenza le procedure dureranno ancora per qualche tempo.

Ciononostante, la pressione delle famiglie adottanti sul governo francese è molto forte. In un primo tempo, Parigi aveva affermato che le adozioni sarebbero state interrotte. Ora la posizione è mutata.

swissinfo: I bambini provenienti da Haiti sono generalmente neri. Rischiano per questo motivo di avere problemi in Svizzera?

M.H.: Non credo, anche se non si può prevedere quale sarà la situazione quando saranno più grandi. Chiaramente non hanno scritto in fronte che sono stati adottati e che possiedono il passaporto elvetico.

Pertanto, è possibile che siano oggetto di commenti razzisti. Questo può però avvenire anche con persone provenienti da altre regioni: non vi è necessariamente una correlazione diretta con il colore della pelle, anche se quest’ultima caratteristica suscita sovente domande e reazioni ostili.

swissinfo: Non sarebbe quindi opportuno sconsigliare l’adozione di bambini con il colore della pelle diverso, oppure provenienti da altre aree culturali?

M.H.: L’adozione è una buona soluzione che di principio dovrebbe essere adottata per proteggere il bambino, quando non vi è davvero nessun’altra possibilità per evitargli di crescere in un orfanatrofio. In questi casi l’adozione internazionale è una buona decisione, ma unicamente quale ultima opzione.

È inoltre necessario valutare con attenzione l’età e le condizioni del bambino: non è infatti evidente trasferirlo nel nostro paese, dove è ben difficile comprendere ciò che la persona ha dovuto vivere nella sua madrepatria.

swissinfo: Nella Confederazione, i requisiti per gli aspiranti genitori adottivi sono sufficienti?

M.H.: No. In molti paesi europei i genitori devono dapprima frequentare dei corsi preparatori. Questa fase può durare anche diversi mesi, in cui viene spiegato che cosa significa adottare qualcuno e che cosa comporta.

In Svizzera questo non avviene. Vi è una certa preparazione garantita dai cantoni, ma non vi è uniformità; complessivamente, la formazione non viene eseguita in modo esauriente.

swissinfo: Cosa succede se un figlio adottato desidera cercare i suoi genitori biologici?

M.H.: Anche questo fa parte del nostro lavoro. Molti figli adottati in età adulta tentano infatti di saperne di più in merito alla loro origini.

swissinfo: I figli adottivi in Svizzera sono generalmente felici?

M.H.: A questa domanda non si può rispondere con un “sì” o un “no”. Molto dipende da come la persona riesce a integrare nella sua storia di vita il fatto di essere stato abbandonato. Alcuni vi riescono, altri invece faticano a elaborare tale circostanza. In questi ultimi casi la situazione è molti difficile, anche se la famiglia adottiva vuole bene al figlio e si impegna per aiutarlo.

Jean-Michel Berthoud, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

I requisiti generali per i genitori adottivi sono stabiliti nel Codice civile.

(…) I futuri genitori adottivi devono poter offrire garanzia per una buona assistenza ed educazione, così come per il mantenimento dell’adottando nel lungo termine. Essi devono essere in grado e disposti ad accogliere il minore come se si trattasse di un loro proprio figlio e di promuovere e sostenere la sua evoluzione.

Per almeno un anno essi devono aver prodigato cure e provveduto all’educazione del minore in seno alla stessa economia domestica, nella misura in cui l’adozione avvenuta all’estero non sia direttamente riconosciuta in Svizzera.

Se il minore è capace di discernimento, il suo consenso è necessario perché possa essere adottato.

I genitori dell’adottando devono consentire all’adozione. Il consenso non può essere dato prima di sei settimane dalla sua nascita. Si può prescindere dal consenso di un genitore se egli non si è curato seriamente del figlio, se è sconosciuto, se è assente da lungo tempo con ignota dimora o se è durevolmente incapace di discernimento.

Oltre alle disposizioni generali, vi sono condizioni particolari per l’adozione congiunta e l’adozione singola.

Marlène Hofstetter (55 anni) è responsabile del servizio adozioni presso Terre des hommes; da 25 anni lavora in questo settore.

Nell’ambito della sua professione si è già recata quattro volte ad Haiti, di cui due su mandato dell’Unicef. In questa veste, ha redatto un rapporto sull’adozione in quel paese e ha partecipato all’elaborazione di una nuova legislazione.

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