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L’OMS sospende i test sull’idrossiclorochina

Primo piano di pillole bianche con scritta HCQS su piano a specchio completamente nero.
Immagine d'archivio. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha annunciato la sospensione dei test con l'antimalarico idrossiclorochina, finora considerato un possibile farmaco per il trattamento della Covid-19 e divenuto ancora più popolare dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha riferito di averlo assunto a scopo preventivo.
 

L’istituto delle Nazioni Unite per la salute ha interrotto temporaneamente gli esperimenti clinici sull’uso del medicinale, manifestando preoccupazione per la sicurezza. Il direttore generale Tedros Adhanom ha precisato in conferenza stampa Collegamento esternovirtuale che i test erano in corso con i partner dell’OMS in diversi Paesi.

La decisione fa seguito alla pubblicazioneCollegamento esterno, venerdì scorso nella rivista Lancet, di uno studio secondo il quale il ricorso alla clorochina e ai suoi derivati nel trattamento della malattia causata dal nuovo coronavirus  SARS-CoV-2 è inefficace, talvolta dannoso.

Uno studio giudicato “confuso” dall’infettivologo francese Didier Raoult, tra i pionieri nell’uso della idrossiclorochina, che ha affermato di voler continuare con questo metodo nell’ospedale per le malattie infettive di Marsiglia dove lavora.

Perplessità sull’uso dell’antimalarico erano invece state espresse di recente dal direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini: “Sull’efficacia sappiamo poco, sui possibili danni e assenza di sicurezza in alcuni limitati sottogruppi di pazienti siamo abbastanza sicuri”.

In aprile, anche l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) aveva richiamatoCollegamento esterno l’attenzione sul rischio di gravi effetti indesiderati con clorochina e idrossiclorochina impiegati nel contesto della pandemia. Nonostante ad oggi gli studi sulla loro efficacia fossero pochi, in molti casi i due farmaci sono stati usati sperimentalmente in ambito ospedaliero.


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Tuttavia, vari test sono in corso nel mondo e la stessa Aifa, a metà maggio, ha dato luce verde al più grande studio italiano tra il personale sanitario, il più esposto a rischio d’infezione. Lo scopo è verificare se l’uso di idrossiclorochina prima dell’esposizione al coronavirus diminuisca la probabilità di ammalarsi.

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Un altro studio attivo è il Cop-cov (clorochina profilassi-coronavirus) dell’Università di Oxford, coordinato dalla sua unità di ricerca in malattie tropicali dell’Universita’ Mahidol di Bangkok (Moru). Coinvolge 40’000 partecipanti in un centinaio di ospedali tra Asia, Africa ed Europa.

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