Prospettive svizzere in 10 lingue

“Il razzismo oggi funziona senza la parola ‘razza'”

Manifestanti sdraiati al suolo
Proteste a Berna contro la morte di George Floyd negli USA l'11 luglio 2020, nell'ambito del movimento "Black Lives Matter". Keystone / Peter Klaunzer

Il tema del razzismo ha dominato la campagna elettorale statunitense. Ma cos'è questo razzismo e come si è evoluto nei secoli? Una conversazione con lo storico Christian Geulen.

Christian Geulen è professore di storia moderna e contemporanea e di didattica della storia a Coblenza. È autore del libro “Rassismus: die Erfindung von Menschenrassen” (Razzismo: l’invenzione delle razze umane).

swissinfo.ch: Il candidato presidenziale americano Joe Biden accusa il presidente americano Trump di aver gettato benzina su ogni singolo fuoco razzista. Persone in tutto il mondo stanno combattendo contro le strutture razziste sulla scia del movimento Black Lives Matter. Anche in Svizzera si parla di monumenti con una connotazione razzista. È nuovo tutto questo?

Christian Geulen: No, questo è già successo anche in passato. Nuovo è l’uso dei nuovi media per creare delle reti. Dal punto di vista dei contenuti, vedo più che altro un riflesso del fatto che il razzismo negli ultimi anni è tornato a essere un discorso accettabile. Le proteste attuali sono soprattutto una reazione a una nuova ondata di razzismo.

Chi sono i precursori di queste proteste?

Ci sono molti esempi recenti, come lo stesso movimento Black Lives Matter, che in realtà ha preso piede per la prima volta negli anni Novanta sulla scia delle rivolte in seguito alla morte di Rodney King. Già allora vi furono manifestazioni contro la violenza della polizia. Se poi risale indietro di qualche anno nella storia degli Stati Uniti, ci si imbatte nel movimento per i diritti civili degli anni ’60. E a livello internazionale si può anche guardare alla fine del XIX secolo.

Quali sono le somiglianze con i movimenti più vecchi?

Ovunque il razzismo sia usato come ideologia dell’esclusione, le persone colpite o le persone che si mostrano solidali con loro reagiscono con forme di protesta. Le cose non sono cambiate molto.

Perché le persone sono razziste?

Il razzismo come ideologia serve a imporre un ordine gerarchico alla diversità sociale e a farlo rispettare. E questo si ripete a ondate.

Il ritorno del razzismo è certamente legato al fenomeno della globalizzazione. Dalla fine della guerra fredda e con l’aumento dei movimenti migratori degli ultimi decenni, viviamo più che mai in contesti post-nazionali. Di conseguenza, le differenze culturali si stanno approssimando e non esiste più una patria omogenea e idealizzabile. Ma finché ci si aggrappa a questo ideale, il razzismo è sempre pronto a legittimarne l’applicazione.

Ma da dove viene il termine “razza”?

Apparve per la prima volta nell’allevamento di cavalli nel tardo Medioevo. E poi, nel corso della Reconquista, cioè la riconquista della Spagna da parte dei regni cristiani e il conseguente ridimensionamento della sfera di influenza musulmana, è stata applicata a determinati gruppi di persone, soprattutto agli ebrei spagnoli, che erano costretti a convertirsi.

Cosa accadeva concretamente?

A quel tempo si notò che molti ebrei e in parte anche musulmani si convertivano pro forma al cristianesimo per non dover lasciare la loro patria. Così la confessione perse il suo carattere distintivo. Pertanto, i governanti introdussero il nuovo discrimine della “purezza del sangue”. Il fattore decisivo divenne l’anzianità della conversione di una famiglia al cristianesimo. Qui il termine “razza” fu usato per la prima volta per descrivere e categorizzare l’appartenenza

Come si è sviluppato il razzismo come concetto?

Due fasi sono cruciali. Da un lato c’è l’Illuminismo. Qui le teorie della razza, che prima servivano solo a descrivere le persone, assumono improvvisamente una funzione ideologica. Gli illuministi postulavano l’uguaglianza universale, ma sono scesi a patti con una realtà in cui gli schiavi africani erano venduti come merce, fornendo spiegazioni e giustificazioni.

Come hanno fatto?

Il razzismo era in un certo senso l’ideologia necessaria per risolvere questa contraddizione. Gli illuministi divisero le persone in categorie, in popoli sviluppati e sottosviluppati, e così facendo stabilirono un sistema gerarchico. In questa struttura gli europei erano in cima, gli africani in fondo. Come ideologia, il razzismo intendeva così compensare la contraddizione tra una realtà di disparità di trattamento e l’ideale di uguaglianza di tutte le persone.

Quando è iniziata la seconda fase?

Alla fine del XIX secolo. Fino ad allora, si pensava che la gerarchia delle “razze” fosse difficilmente modificabile. Ma con la teoria dell’evoluzione è nata l’idea che la natura e le “razze” fossero in costante mutamento. Da quel momento la lotta darwiniana per la sopravvivenza divenne un concetto centrale, che diede al razzismo una nuova qualità. Ora quelli che si supponeva discendessero da un’altra razza erano per la prima volta percepiti come una minaccia fondamentale – contro la quale bisognava difendersi.

Nel XX secolo questa idea fu estremizzata al punto di uccidere interi gruppi di popolazione…

Con l’Olocausto, si è verificato un evento che ha messo in atto una violenza razzista senza precedenti, diretta contro questa minaccia immaginaria. Visto in quest’ottica, l’Olocausto ha avuto una delle sue origini essenziali nel razzismo.

E da dove viene il termine razzismo?

Questo termine è stato coniato solo nel XX secolo. Prima c’erano termini simili, come l’odio razziale, ma questa formulazione -ismo è emersa solo dopo gli anni Venti. Magnus Hirschfeld, sessuologo berlinese, ebreo, omosessuale e comunista, è stato una delle figure più importanti nel coniare questo termine. Dopo la sua fuga, ha cercato di ridurre ad un comune denominatore l’ideologia che gli era ostile e per la prima volta ha usato il termine razzismo per il titolo di un libro.

Come si è sviluppato il razzismo dopo la seconda guerra mondiale?

L’ONU lo ha vietato dopo il 1945. Più tardi, nel processo di decolonizzazione, diverse nazioni si sono opposte all’ordine coloniale razzista. Questi movimenti per la libertà, in definitiva, sono sempre stati movimenti antirazzisti.

Questo significa che il razzismo è scomparso?

Per un breve periodo di tempo in Europa, la convinzione di essersi lasciati alle spalle il razzismo fosse stava effettivamente guadagnando terreno – fino a quando, a partire dagli anni Settanta, l’idea di Stati nazionali culturalmente omogenei divenne sempre più irrealistica. Il razzismo, che è l’ideologia che sta dietro a questa idea, è immediatamente riemerso.

Cosa caratterizza il razzismo oggi?

Se la cava senza la parola “razza”. Tuttavia, modelli di pensiero basati sulla biologia evolutiva o sulla teoria delle razze rimangono presenti. Basta parlare della cultura, del rischio che la Germania o la Svizzera spariscano o della minaccia alla propria identità da parte degli stranieri. Il concetto di razza non serve per dire queste cose.

Per combattere il razzismo in modo più efficace, la Svizzera ha bisogno di disposizioni giuridiche più severe, scrive la Commissione federale contro il razzismo (CFR)Collegamento esterno in un comunicato del 27 ottobre. Molte persone sono ancora affette da razzismo nella vita di tutti i giorni. “Rafforzare la protezione legale contro la discriminazione sarebbe la risposta appropriata “, afferma la CFR.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR