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«Il futuro del popolo tamil è alquanto tetro»

Lunedì 20 aprile: i civili fuggono dalle zone di combattimento al nord dello Sri Lanka Reuters

Mentre l'esercito dello Sri Lanka stringe la morsa attorno alle ultime Tigri tamil, c'è forte preoccupazione per la sorte dei civili, costretti, secondo le Nazioni Unite, a fungere da «scudi umani». Per il responsabile della comunità tamil in Svizzera è invece in atto una «pulizia etnica». Intervista.

In passato padroni di tutto il nord-est dell’ex Ceylon, le Tigri di liberazione dell’Eelam tamil (LTTE) controllano ora soltanto qualche chilometro quadrato di costa, chiusi tra l’oceano e un esercito governativo che «spara nel mucchio», senza apparentemente preoccuparsi della popolazione civile.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha lanciato martedì un grido d’allarme, chiedendo «misure eccezionali» per evitare un «bagno di sangue». Oltre alle persone morte negli scontri, il conflitto ha causato in poco tempo migliaia di feriti e 100’000 sfollati.

Il giorno seguente, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ne ha discusso in una riunione informale. Diversi membri, tra cui Cina e Russia, rifiutano in effetti delle discussioni ufficiali, considerando questa guerra civile una questione interna allo Sri Lanka.

Dopo aver ascoltato l’inviato speciale del segretario generale, il Consiglio ha espresso la sua «profonda preoccupazione di fronte alla situazione umanitaria» e «condannato fermamente» le LTTE (considerate un gruppo terroristico da molti paesi e dall’Unione europea), che sembra «utilizzare i civili come scudi umani».

Il Consiglio dell’ONU ha lanciato un appello alle Tigri tamil per autorizzare le Nazioni Unite ad aiutare i civili a lasciare la zona degli scontri e ha esortato il governo di Colombo ad accettare la presenza di osservatori nei campi di rifugiati.

In Svizzera, i tamil formano una comunità di oltre 40’000 persone bene integrate, non problematiche e solitamente discrete. Da qualche settimana è però uscita dal suo riserbo. Swissinfo ha raccolto le impressioni di Shiva Thambipillai, responsabile del Forum Tamil Svizzera, una federazione che raggruppa una settantina di associazioni.

swissinfo: Venerdì mattina le Nazioni Unite hanno parlato di 6’500 civili uccisi e 14’000 feriti negli ultimi tre mesi. Le Tigri tamil sono però anche accusate di utilizzare queste persone come scudi umani…

Shiva Thambipillai: Io sono qui e dunque non conosco tutti i dettagli. Due settimane fa le LTTE hanno però annunciato che chi voleva poteva partire. Le persone che sono rimaste hanno preso la loro decisione dicendo che »sono le nostre case, le nostre terre, i nostri amici e i nostri figli a far parte delle Tigri e quindi non li lasceremo morire da soli ma rimarremo con loro.»

L’esercito sta procedendo a una pulizia etnica, come Hitler ha tentato di fare con gli ebrei. Se considerano i tamil come loro concittadini, come possono uccidere così tanto alla cieca?

Qualche mese fa ci sono stati dei combattimenti tra i soldati e le Tigri, con morti dalle due parti. Si è però trattato di uno scontro tra due eserciti. Oggi, invece, il governo uccide la popolazione, i cittadini. E questo non riusciamo ad accettarlo.

Per chi ci è andato in vacanza, lo Sri Lanka è sembrato una paradiso. Ma per i tamil è diventato un inferno.

swissinfo: Perché secondo Lei non si assiste alla stessa mobilitazione dell’opinione pubblica osservata in occasione dell’offensiva israeliana a Gaza?

S.T.: Il governo ha vietato ai media, persino a quelli srilankesi, di accedere al distretto di Vanni [la zona dei combattimenti]. Sei mesi fa ha poi espulso dal settore le ONG. Soltanto il CICR è presente sul posto. Ci sono dunque poche notizie che filtrano. Le uniche informazioni che riceviamo sono quelle che gente sul posto riesce a trasmetterci.

swissinfo: Cosa vi aspettate dalla comunità internazionale?

S.T.: Il Consiglio di sicurezza dell’ONU deve votare una risoluzione per far cessare questa guerra. Purtroppo però non possediamo né il petrolio né le ricchezze che ci renderebbero interessanti agli occhi del mondo.

La maggior parte dei paesi occidentali è dell’idea che bisogna farla finita con le LTTE. Ma vi posso assicurare che anche se l’India dovesse inviare 500’000 soldati, non riuscirebbero a eliminare tutte le Tigri. Oggi la gente teme l’esercito governativo, ma nel suo cuore sostiene le LTTE.

swissinfo: Appunto l’India… qual è il suo ruolo in questo conflitto?

S.T.: L’India sostiene il governo di Colombo a causa dei suoi interessi. Gli ha fornito armi, oltre 3’000 soldati e la sua flotta navale ha bombardato le regioni costiere controllate dalle Tigri. L’India non vuole che i tamil dello Sri Lanka creino il loro Stato: ci sono infatti 70 milioni di tamil nel sud dell’India che pronti a chiedere la stessa cosa.

swissinfo: E il suo paese d’adozione, la Svizzera?

S.T.: Martedì siamo stati ricevuti al Dipartimento degli affari esteri dall’ambasciatore Thomas Geminger, capo della Divisione politica IV, incaricata delle questioni di sicurezza umana, ovvero la pace, i diritti dell’uomo e la politica umanitaria. Aspettiamo ora una presa di posizione della responsabile della diplomazia elvetica, Micheline Calmy-Rey.

Venerdì è in programma una catena umanitaria a Ginevra, dalla stazione al quartiere delle Nazioni Unite. La manifestazione ha ricevuto l’autorizzazione della polizia e ci saranno tre oratori svizzeri. Sento che la popolazione elvetica ci capisce. Sappiamo che queste manifestazioni sono utili, anche se non portano forzatamente molti frutti.

swissinfo: Guardando in avanti, si può immaginare che lo Sri Lanka diventi una federazione, un po’ come la Svizzera?

S.T.: Il governo attuale considera purtroppo che lo Sri Lanka è un paese per i cingalesi buddisti. E finora non ha proposto nulla che andasse nella direzione di una federazione. Penso che semplicemente non lo voglia.

Certo, ci sono 22 deputati tamil nel parlamento di Colombo, ma non hanno il potere di fare qualcosa.

Sono membro del Consiglio comunale [parlamento] della città di Losanna: ho notato che quando una proposta è buona, in favore del bene pubblico, è possibile riunire una maggioranza, anche se la proposta viene dalla minoranza. In Sri Lanka le cose sono funzionano però in questo modo.

Il futuro dei tamil mi sembra quindi decisamente tetro.

swissinfo, intervista di Marc-André Miserez
(traduzione dal francese di Luigi Jorio)

La comunità tamil in Svizzera conta oltre 40’000 persone, di cui circa 15’000 con cittadinanza elvetica.

La maggior parte dei tamil nella Confederazione vive nella Svizzera tedesca, soprattutto nel canton Berna. In Svizzera romanda ci sono circa 8’000 tamil.

L’afflusso più massiccio di rifugiati tamil risale agli anni ’80.

Nel 2008 la Svizzera ha ad ogni modo registrato 1’262 richieste d’asilo depositate da cittadini srilankesi, in maggioranza di etnia tamil.

La situazione dei civili nella zona dei combattimenti nel nord dello Sri Lanka è “catastrofica”, hanno ribadito venerdì il CICR e diverse agenzie dell’ONU.

Inquieto per il sovraffollamento nei campi di rifugiati, l’Ufficio degli Affari umanitari delle Nazioni Unite ha chiesto di poter evacuare al più presto bambini, anziani e malati.

Le riserve alimentari e di acqua, ha affermato la portavoce Elisabeth Byrs, sono al minimo. I civili bloccati nelle zone di conflitto sono, secondo le stime, 50’000.

Denunciando i “rischi inaccettabili” per ii bambini, l’UNICEF ha rivisto al rialzo il suo appello di fondi, passando da 3,5 a 5 milioni di dollari.

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