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Venerdì di protesta nel mondo mulsulmano

Dall’Egitto alla Turchia passando per l’Iran e la Malaysia. Venerdì il mondo musulmano ha protestato contro la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele ed ha espresso la sua solidarietà con i palestinesi.

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Nel mondo arabo e musulmano decine di migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. In Egitto, Tunisia, Libano, Turchia, ma anche nei paesi martoriati dalla guerra come Yemen e Siria si sono registrate proteste, così come in diverse città europee.

Piedi calpestano immagine di Trump
L’immagine del presidente USA sotto i piedi di manifestanti turchi. Keystone

Un manifestante palestinese è rimasto ucciso negli scontri con l’esercito israeliano nei pressi della linea di demarcazione con Gaza. Lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia, citato dalla Maan. Nella striscia di gaza i feriti sarebbero 14, di cui due in gravi condizioni. 

L’ultimo bilancio dei palestinesi feriti in Cisgiordania nel corso di scontri con l’esercito israeliano fornito dalla Mezzaluna Rossa palestinese parla di 217 feriti. Di essi 162 sono stati intossicati da gas lacrimogeni, 45 contusi da proiettili rivestiti di gomma, sette colpiti da colpi di arma da fuoco e altri tre feriti in maniera diversa.

Nel frattempo il Consiglio di sicurezza dell’ONU si è riunito di urgenza per consultarsi su quanto detto dal presidente americano Donald Trump. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente si è detto “preoccupato dal rischio di un’escalation violenta”. 

Alla domanda su cosa ci si potrà attendere da questa riunione, un diplomatico ha detto: “Un ulteriore isolamento degli Stati Uniti in questo dossier”. Un altro ha risposto semplicemente: “Niente”.

Trump ha solo “detto l’ovvio”

“Il presidente Donald Trump ha riconosciuto l’ovvio, che Gerusalemme è capitale di Israele. Ma gli USA non hanno preso una posizione sui confini, che devono essere ancora decisi da Israele e Palestina”. Lo ha detto l’ambasciatrice americana all’Organizzazione delle Nazioni Unite, Nikki Haley, durante la riunione.

“Gli USA non hanno preso una decisione sullo status finale, sosteniamo la soluzione dei due stati se raggiunta d’accordo dalle parti”, ha aggiunto, ribadendo che l’amministrazione americana “rimane impegnata per il processo di pace”.

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