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Un ponte autostradale potrebbe crollare anche in Svizzera?

Il mondo guarda Genova con incredulità e sotto shock, dopo il crollo del ponte autostradale Morandi, nella città, che ha causato decine di morti e numerosissimi feriti. Una sciagura analoga potrebbe accadere anche in Svizzera?

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Anche in Svizzera ci sono molti ponti autostradali. L’Ufficio federale delle strade (USTRACollegamento esterno) gestisce circa 1’500 ponti, 1’600 cavalcavia e oltre 2’000 sottopassaggi. Ogni anno per la manutenzione dei ponti autostradali in Svizzera si spendono tra i 200 e i 400 milioni di franchi, ha dichiarato il portavoce dell’USTRA, Thomas Rohrbach, al quotidiano “Blick”. Il budget complessivo per le strade ammonta a circa 1,3 miliardi di franchi all’anno. Rohrbach ha anche spiegato al portale della Radiotelevisione svizzera tedesca SRF News come si previene il crollo dei ponti autostradali in Svizzera.

Quando un ponte crollò nel cantone Neuchâtel


L’ultimo incidente importante riguardante un ponte autostradale in Svizzera risale al 1973, a Valagnin, nel cantone Neuchâtel. Alle 9:00 del mattino, degli operai stavano inserendo un nuovo elemento nella piattaforma del ponte della futura autostrada che avrebbe collegato Neuchâtel a La Chaux-de-Fonds. 

La stessa piattaforma iniziò a scivolare lungo le travi di metallo travolgendo alcuni lavoratori, che restarono feriti. Il viadotto si spezzò in più parti. I danni ammontarono a 4 milioni di franchi dell’epoca (più del doppio al valore attuale). L’inchiesta potrò alla condanna – con la condizionale – di tre responsabili del cantiere. L’ingegnere cantonale fu invece assolto.

Il ponte ha dovuto essere ricostruito e fu inaugurato nel 1975. Per dimostrare la sua stabilità, la prova carico si fece con quattro blindati dell’esercito da 50 tonnellate l’uno.

SRF News: Anche in Svizzera potrebbe crollare un ponte autostradale?

Thomas Rohrbach.: Il nostro compito è di garantire che i ponti autostradali possano essere sempre percorribili in modo sicuro. Ciò significa che un crollo di un ponte è semplicemente impossibile, anche quando le condizioni sono un po’ inconsuete.

SRF News: Ma perché in Svizzera sarebbe impossibile?

T. R.: I nostri ponti autostradali sono ispezionati costantemente. Il personale dei centri di manutenzione autostradale è quotidianamente sulla rete stradale nazionale, effettua controlli visivi e segnala immediatamente eventuali danni. Ogni ponte viene ispezionato accuratamente ogni cinque anni. E in caso di incidente o incendio nei pressi di un ponte, quest’ultimo viene esaminato.

SRF News: Come si tengono sotto controllo oltre 5’000 infrastrutture di questo tipo in modo da essere sempre aggiornati?

T. R.: È una questione di pianificazione. Sappiamo esattamente quando abbiamo esaminato ogni ponte. Le ispezioni principali sono registrate ogni cinque anni. I lavori necessari non vengono eseguiti solo dall’USTRA, ma anche da società di ingegneria specializzate, che si occupano quotidianamente di ponti. È un lavoro perpetuo. Non si finisce mai di esaminare i ponti.

SRF News: Usate anche droni per monitorare ponti e cavalcavia?

T. R.: I ponti più alti si trovano in valle Leventina (Ticino). In parte hanno pilastri di oltre 110 metri di altezza. Per visionarli, ha senso sorvolare dapprima i piloni del ponte con un drone, in modo che, dopo aver esaminato il video, si sappia dove occorre ancora effettuare un’ispezione più dettagliata.

SRF News: Cosa può rendere instabile un ponte autostradale?


Non sembrano esserci vittime elvetiche

Secondo le indicazioni fornite dall’amministrazione della Città di Genova non ci sono svizzeri tra le vittime del viadotto crollato ieri nel capoluogo ligure. Lo ha indicato oggi a Berna il Dipartimento federale degli affari esteri, in una nota trasmessa all’agenzia Keystone-ATS.

T. R.: Se il lavoro è fatto correttamente, solo influenze esterne possono causare eventi catastrofici. Per esempio, dei terremoti. Le strade nazionali svizzere soddisfano requisiti di sicurezza contro i terremoti relativamente elevati. Anche inondazioni, smottamenti, frane o incendi di grandi dimensioni possono causare danni. Ma la circolazione stradale da sola, in Svizzera, non porterà al collasso di un ponte.

SRF News: Il ponte di Genova risale agli anni ’60. Anche in Svizzera ci sono ponti risalenti quegli anni. L’età è un fattore di rischio?

T. R.: Un ponte può essere utilizzato per 75-90 anni e anche più a lungo. L’età da sola non è un indicatore. La maggior parte dei ponti stradali nazionali ha dai 30 ai 40 anni, quando non sono ancora più vecchi. Tutti sono in condizioni che non destano preoccupazioni. Se la manutenzione di un ponte è accurata, esso può essere utilizzato per un tempo molto, molto lungo.

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Ogni anno un paio di casi nel mondo

Il parere di Thomas Rohrbach è condiviso anche da esperti dei Politecnici federali di Zurigo (ETHZ) e di Losanna (EPFL). Intervistato dalla Televisione svizzera francese RTS, il responsabile del Laboratorio di manutenzione, costruzione e sicurezza dei manufatti dell’EPFL, Eugen Brühwiler, ha osservato: “I colleghi italiani conoscono benissimo i problemi che pongono i loro viadotti. Ma resta la domanda: intervengono al momento opportuno?” In Svizzera, nelle ispezioni approfondite condotte almeno ogni cinque anni, sono esaminati gli aspetti più critici della costruzione, in particolare i giunti di dilatazione. In questo modo si possono adattare le infrastrutture sottoposte a carichi sempre più pesanti, ha spiegato.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il professore dell’ETHZ Thomas Vogel, in un’intervista al quotidiano “Tages-Anzeiger”, ha dichiarato che un crollo come quello di Genova in Svizzera è difficilmente immaginabile. “Ci si sarebbe accorti in tempo durante le ispezioni. Inoltre, da noi cerchiamo di costruire i ponti in modo tale che appaiano evidenti crepe o deformazioni prima che qualcosa crolli veramente”.

Secondo il professore di ingegneria, nel mondo si registrano un paio di crolli di ponti catastrofici all’anno. Semplicemente non si presta attenzione a tutti gli incidenti a livello internazionale. Se si verifica in un paese vicino, ci preoccupa di più. Invece, “se accade da qualche parte in Sudamerica, troviamo rapidamente una scusa per cui una cosa del genere non potrebbe accadere nel nostro paese”.

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