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“Furore e Grazie”, il Guercino in mostra a Berna

Schoeppler Collection, London

Il Kunstmuseum di Berna propone per la prima volta in Svizzera una panoramica della creazione grafica del Guercino, uno degli esponenti più importanti del barocco italiano e tra i più dotati e vivaci disegnatori del suo tempo.

Giovanni Francesco Barbieri (1591-1666) – soprannominato dai suoi contemporanei Il Guercino in ragione del suo strabismo – è un artista quasi sconosciuto al grande pubblico svizzero e la ragione di questa lacuna, come ci spiega Samuel Vitali, curatore della mostra bernese è imputabile a motivi storici.

“Le collezioni svizzere sono povere in arte barocca, particolarmente barocco italiano. Ci sono musei che fanno un po’ di mostre – Basilea, Zurigo, noi stessi – ma sono quasi sempre dedicate al barocco e all’arte antica di estrazione nordica, svizzero-tedesca e soprattutto fiamminga. Invece ci è sembrato giusto e doveroso far vedere al pubblico svizzero anche l’arte italiana, in particolare quella barocca.”

La collezione degli Uffizi

Prima esposizione monografica che la Svizzera dedica al Guercino e alla sua scuola, “Furore e Grazie” presenta quasi esclusivamente opere grafiche provenienti dall’importante collezione degli Uffizi recentemente catalogata da Nicolas Turner, uno dei massimi esperti dell’opera del Barbieri.

Tra gli oltre 400 disegni che costituiscono il fondo della collezione fiorentina, Turner ha selezionato un centinaio di pezzi – i più belli e significativi – e li ha raccolti in una mostra presentata l’inverno scorso al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.

Questa selezione di disegni, simile ma non identica, è ora proposta a Berna in un allestimento arioso e molto curato che, tenendo conto sia del gusto che delle conoscenze del pubblico svizzero, gli organizzatori hanno completato con un contesto appropriato.

Una contestualizzazione accurata

“Da un lato abbiamo inserito alcuni dipinti collegati ai disegni esposti in modo da far vedere la grande statura del Guercino pittore, ma anche mostrare la funzione progettuale del disegno nella creazione dei dipinti”, precisa Vitali.

“Dall’altro abbiamo aggiunto un nucleo di una dozzina di disegni, di modelli e contemporanei del Guercino, innanzitutto dei Carracci e della loro scuola, perché la grandezza di Guercino disegnatore ha anche a che fare con il rinnovamento artistico che i Carracci operarono verso la fine del 500.”

L’importanza dell’attività teorica e pratica dei Carracci – Annibale, Agostino e Ludovico – consiste infatti in una grande rivalutazione del disegno, da un lato come strumento per lo studio del vero – dalla natura, alle scene di genere, al modello posato, fino all’invenzione della caricatura – dall’altro come mezzo funzionale al processo creativo del dipinto.

Pittura e disegno

Nelle varie trasformazioni stilistiche che hanno segnato la lunga e prolifica carriera del Guercino sono riconoscibili gli influssi della pittura manierista ferrarese, la ricerca naturalistica del bolognese Ludovico Carracci, gli effetti luminosi dell’opera caravaggesca, le qualità cromatiche del tardo Tiziano, la compostezza classicistica di Annibale Carracci e anche la sintesi formale di Guido Reni.

Queste variazioni di stile, facilmente riconoscibili nella pittura, sono individuabili – sebbene non con la stessa chiarezza – anche nella ricchissima produzione grafica, attività fondamentale per il Guercino e complementare a quella pittorica.

“Nel disegno Guercino pensava alla composizione, alle forme e alla luce; nel quadro pensava più al colore e al movimento dei pennelli”, ci spiega Nicolas Turner. “Non duplicava mai nei quadri le cose che aveva già pensato nei disegni”.

Generi e tecniche

I disegni esposti ci danno un chiaro esempio sia delle tecniche e degli stili adottati dal Guercino, sia della sua versatilità non comune nella scelta dei temi – che spaziano dal naturalismo alla figura, dalle raffigurazioni paesaggistiche alle composizioni sacre, dalle caricature ai ritratti – sia dell’influenza che il suo segno ebbe su altri artisti.

Nei disegni giovanili, molto calligrafici e simili per stile a quelli di Ludovico Carracci, Guercino sembra preferire la penna e l’inchiostro. Il suo tratto leggero e preciso instaura con le figure un raffinato dialogo di luci e ombre, come si vede ad esempio nello straordinario studio recto verso che raffigura Davide con la testa di Golia (1617).

I disegni tardi, per la maggior parte in pietra rossa, sono invece molto più sciolti, il tocco è un po’ rotto e tutte le forme sono più approssimative e sfumate. Un bellissimo esempio è lo studio per la testa di un angelo (1646) dove l’artista si serve dell’effetto sfumato per rendere la morbidezza delle carni della figura.

L’immediatezza del disegno

La mostra svela inoltre che la scelta di un mezzo tecnico piuttosto che un altro è sempre legata all’obiettivo che si è prefissato l’artista e ne determina in parte anche i cambiamenti di stile.

“Nel disegno l’artista può utilizzare diverse corde, ha un vocabolario ancora più ricco rispetto ai dipinti perché è il vocabolario dell’itinere, non solo dell’idea ma anche dell’esecuzione”, sottolinea Marzia Faietti direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. “Sicché c’è un legame diretto, molto stringente e senza mediazioni tra la mano e il cervello.”

Ed è proprio questo carattere di immediatezza dell’atto grafico a consentire anche a noi, non addetti ai lavori, di cogliere senza sforzo la varietà, la precisione, la bellezza, la drammaticità, l’ironia e il gioco che hanno caratterizzato il segno magistrale di questo grande artista del 600.

Paola Beltrame, swissinfo.ch, Berna

Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato Guercino per il suo strabismo, nasce nel 1591 a Cento, cittadina in provincia di Bologna a quel tempo ascritta al Ducato di Ferrara.

Particolarmente incline al disegno e alla pittura, inizia molto giovane il suo apprendistato presso alcuni pittori della zona e nel 1609 si trasferisce a Bologna dove ha modo di vedere e studiare le opere di importanti predecessori e contemporanei emiliani tra cui quelle dei Carracci.

Nel 1612 riceve le prime commissioni e nel 1617 realizza delle pitture per l’arcivescovo di Bologna Alessandro Ludovisi che diventa suo grande ammiratore.

Nel 1618 è a Venezia dove conosce le opere di Tiziano e Jacopo Bassano. Tra il 1621 e il 1623 si trasferisce a Roma su invito di Alessandro Ludovisi che, divenuto da poco papa col nome di Gregorio XV, intende affidargli commissioni di grande prestigio. Tra le opere di quel periodo La sepoltura di Santa Petronilla (1623), considerata da tutti il massimo esempio della sua arte.

Con la morte di papa Gregorio XV avvenuta nel 1623, per il Guercino viene meno la progettata decorazione della Loggia delle Benedizioni in San Pietro. Nel luglio dello stesso anno fa ritorno a Cento dove prosegue instancabile la sua attività affiancato da un gran numero di collaboratori, tra cui i nipoti Benedetto e Cesare Gennari.

Nel 1642 si stabilisce a Bologna dove assume il ruolo di primo pittore detenuto prima dal collega. Muore a Bologna nel dicembre del 1666.

La mostra “Furore e Grazie” dedicata alle creazioni grafiche del Guercino e degli artisti della sua scuola in corso al Kunstmuseum di Berna rimarrà aperta fino al 22 novembre. Presentata prima a Firenze, l’esposizione espone una selezione di disegni appartenenti alla collezione degli Uffizi.

Accanto ai 52 disegni del Guercino e ai 43 dei suoi collaboratori e seguaci è presente anche una piccola selezione di creazioni grafiche di artisti bolognesi ai quali il Barbieri si è ispirato nel corso della sua carriera.

Nel quadro della mostra avranno luogo incontri e dibattiti, corsi di disegno e concerti di musica barocca. Il 20 ottobre alle 19.30 è inoltre prevista una visita guidata in lingua italiana.

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