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“Berna è disposta a parlare con i talebani”

Il capo del Dipartimento federale degli Affari esteri Ignazio Cassis.
"Il ruolo della Svizzera è costruire ponti". Keystone / Ti-press / Pablo Gianinazzi

Costruire ponti e mediare tra le parti. È questo in sostanza il ruolo della Svizzera. Lo ha ribadito oggi il consigliere federale Ignazio Cassis che, a margine del MEM a Lugano, ha spiegato che la Confederazione è disposta a parlare anche con i talebani. 

“Certamente, siamo sempre disposti a parlare con tutte le parti proprio per costruire ponti. Altrimenti non potremmo mai fare ciò che facciamo e per cui siamo noti”, ha affermato il capo del Dipartimento federale degli Affari esteri oggi a Lugano. Un concetto poi ribadito anche in conferenza stampa a Berna oggi pomeriggio. 

“Soluzioni imposte con la forza non portano risultati”

“Non c’è altra via se non quella del dialogo delle parti  per la ricerca di soluzioni. Che questo non sia facile è ovvio. Siamo però abituati a situazioni di questo tipo e non esiste nessuna soluzione ad un problema se le parti in causa non sono disposte a dialogare. Abbiamo visto che anche le soluzioni che si vogliono imporre con la forza (non da parte svizzera) ahimè raramente portano a risultati duraturi”.

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Anche il G7 ha affrontato oggi, in una riunione straordinaria, la situazione dell’Afghanistan. Ma quale sarà il ruolo della Svizzera? “Noi abbiamo una strategia in tre fasi. Primo portare in Svizzera il nostro personale con le loro famiglie, la seconda fase è essere presenti con l’aiuto umanitario sia in Afghansitan, sia nei Paesi vicini. E il terzo consiste nel partecipare agli sforzi comuni della comunità internazionale per capire quali sono bisogni e soluzioni”.

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Afghanistan protagonista anche al MEM

La crisi in Afghanistan oggi è stata anche al centro delle discussioni del MEM, il summit sul Medio-Oriente che si svolge ogni anno all’Università della Svizzera italiana (USI). Tra gli ospite a Lugano, c’era anche uno dei massimi esperti di islam e mondo arabo, Gilles Kepel, secondo cui l’ascesa dei talebani segna, ancora una volta, il destino dell’Occidente. Lo ha intervistato Christelle Pagnamenta. 

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