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Quando Svizzera e Italia andarono insieme nello spazio

Il 4 ottobre del 1957, con il lancio dello Sputnik 1, si apriva l’era spaziale. Ma nel 2017, oltre ai 60 anni dalla messa in orbita del primo satellite artificiale, ricorrono anche i 25 dal primo volo nello spazio dell'italiano Franco Malerba e dello svizzero Claude Nicollier. Primi astronauti dei rispettivi Paesi, presero parte alla stessa missione del programma Space Shuttle. Si sono rincontrati mercoledì per una giornata speciale. 

Nicollier e Malerba erano gli unici non statunitensi, dell’equipaggioCollegamento esterno di sette persone che il 31 luglio del 1992 si staccò da terra a bordo dello Space Shuttle Atlantis. Gli americani, oltre trent’anni prima, avevano intrapreso un’agguerrita corsa allo spazio con i sovietici (questi ultimi vi inviarono, oltre al primo satellite, il primo uomo nel 1961; agli USA il primato dell’allunaggio nel 1969).

L’EuropaCollegamento esterno aveva cominciato invece a fine anni Settanta, a selezionare astronauti. È a quel tempo che Claude Nicollier e Franco Malerba si incontrarono per la prima volta, scelti insieme al tedesco Ulf Merbold (primo non-statunitense a partecipare a una missione NASA, nel 1983) e all’olandese Wubbo Ockels (che volò nel 1985).

La missione STS-46

Claude NicollierCollegamento esterno, assunto dall’Agenzia spaziale europea ESA, fu addestrato per anni dalla NASA a Houston, prima di quel voloCollegamento esterno. Il ruolo di ‘specialista di missione’ è per astronauti professionisti e impone una conoscenza approfondita di sistemi e funzionamento dello Space Shuttle. Nei simulatori, imparò anche a pilotarlo.

In occasione del suo primo volo nello spazio ritrovò lo scienziato italiano Franco Malerba, che era nel frattempo rimasto in lista d’attesa. Ebbe la sua chance in qualità di ‘specialista di carico’ grazie all’Agenzia spaziale italiana (ASICollegamento esterno), che aveva sviluppato il Satellite Tethered (“a filo”). MalerbaCollegamento esterno dovette testarlo.

Nicollier ebbe invece il compito di sganciare la piattaforma EurecaCollegamento esterno, un laboratorio scientifico finanziato da 9 paesi (tra i quali la Svizzera) e sviluppato dall’ESA, destinato a essere recuperato dalla sua orbita l’anno successivo, dopo aver effettuato nello spazio esperimenti di biologia e chimica dei materiali.

A bordo dell’Atlantis si lavorava a turni, e Nicollier e Malerba facevano parte della stessa squadra (la blu) insieme al pilota Andrew Allen.

“Un vecchio amico”

“Ho incontrato Nicollier nel 1977 ad Amburgo, durante le prove psicoattitudinali”, ricorda Malerba. “Poi la strada è stata lunga, complicata anche per Claude, fino a quando abbiamo avuto questa straordinaria occasione di volare insieme”.

“Avevamo una lingua nostra, il francese. Ovviamente quella universale era l’inglese, ma in alcune circostanze particolari, visto che me la cavo col francese, potevamo avere la nostra lingua “segreta”. Quindi c’era una complicità, un’amicizia, una solidarietà molto forte”.

Tvsvizzera.it: Nel momento in cui sette persone sono impegnate nella stessa, delicata missione qual è un volo spaziale, la bandiera conta davvero qualcosa?

F. M.: “L’identità nazionale, purtroppo o per fortuna, c’è: gli astronauti sono piuttosto legati al loro paese. In un certo senso è anche un’occasione perduta per l’Europa. Io credo che sarebbe bello, una volta o l’altra, che ci fosse un equipaggio con due o tre europei che volano contemporaneamente: questo permetterebbe di avere l’attenzione dei media di più Paesi allo stesso tempo, mentre ora ci si occupa di spazio uno alla volta”.

Tvs: La grande novità degli ultimi anni è l’avvento dei privati, nella corsa allo spazio, che diventerà peraltro una meta turistica. Che ne dice?

F. M.: “Io penso che sia una buona cosa che si allarghi la platea degli utilizzatori, degli addetti allo spazio. Tra l’altro già abbiamo una contaminazione positiva con il mondo della tecnologia dell’informazione, che ci mette a disposizione -grazie ai telefonini sempre più intelligenti e diffusi- un’elettronica sofisticata e a buon mercato, che permette di realizzare dei satelliti piccoli, poco costosi e funzionanti”.

“Va detto, comunque, che il turismo spaziale, almeno per ora, consiste nell’uscire dall’atmosfera e tornare. Un’attività interessante ma che non dà risultati scientifici. La grande scienza la faremo ancora con l’investimento delle agenzie, con il denaro pubblico, con le industrie eccellenti nel settore”.

Tvs: Quando ha partecipato alle selezioni dell’ESA, 40 anni fa, pensava che l’esplorazione del cosmo sarebbe stata più veloce o più lenta, di come in effetti sta andando?

F. M.: “Forse peravamo di più, ma credo che fosse un’ipotesi non realistica. Andando davvero nello spazio ci si rende conto di quanto sia complesso e di quanto siano distanti i posti che vorremmo raggiungere. Penso soprattutto a Marte, il pianeta che ci interessa studiare di più al momento perché ci sono delle speranze di trovarci qualcosa di biologico, di vivente”.

“D’altra parte, gli investimenti che fecero gli americani negli anni Sessanta, che portarono allo sbarco sulla luna, erano giganteschi in proporzione alle finanze del tempo. Oggi, gli investimenti nello spazio sono importanti ma non senza limiti come erano allora”.

La giornata speciale

Per i 60 anni dell’era spaziale e i 25 dalla missione STS-46 (la prima dell’unico astronauta svizzero Claude Nicollier e l’unica del primo astronauta italiano Franco Malerba) la Rete UnoCollegamento esterno della Radio svizzera ha proposto una giornata specialeCollegamento esterno.

Alla trasmissione Millevoci, oltre a Malerba hanno preso parte Franco Bonacina dell’ESA, Giovanni Caprara del Corriere della Sera e Angelo Consoli, membro della Commissione federale affari spaziali. [riascolta qui sotto]

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Nel corso del pomeriggio, l’incontro dei due vecchi amici. Qualche immagine in questo servizio de Il Quotidiano.

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