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Come la Banca nazionale gestisce la ricchezza degli svizzeri

Tassi d’interesse negativi, valore del franco, utili miliardari versati alla Confederazione e ai Cantoni: le decisioni della Banca nazionale svizzera hanno un impatto sempre più grande sull’evoluzione socioeconomica del paese e sulla vita di tutti i giorni in Svizzera. Uno sguardo critico.

A Palazzo federale capita di sentir dire che la persona più potente della Svizzera “ufficiale” non siede né in governo né in parlamento a Berna. La persona più potente lavora a Zurigo e si chiama Thomas Jordan. È presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) e guadagna il doppio di un consigliere federale, membro del governo.

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Thomas Jordan: cinque anni di lotta al franco forte

Questo contenuto è stato pubblicato al “Tutti amano Thomas Jordan”, scriveva nell’aprile del 2012 il Tages-Anzeiger, subito dopo la sua nomina alla testa della BNS. L’imponente vice-presidente della banca centrale riuniva agli occhi dei maggiori partiti e delle organizzazioni economiche le qualità richieste per assumere la presidenza in un momento alquanto delicato per la BNS. Innanzitutto la competenza: il professore di…

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Insieme ai suoi colleghi della BNS, Thomas Jordan determina un mucchio di cose: a quanto ammonta l’ipoteca o l’affitto della gente. Quanto è sicuro un conto bancario svizzero. E quanto costano le vacanze in Svizzera. Ragione sufficiente per fargli i conti in tasca.

Nuovo ruolo delle banche centrali

Al più tardi, nell’ultimo decennio le principali banche centrali non si limitano più a gestire la politica monetaria e a controllare l’inflazione, ma hanno assunto un ruolo determinante per aiutare gli Stati a sormontare gravi crisi finanziarie ed economiche, tagliando tassi d’interesse, comperando obbligazioni statali e altri titoli, fornendo enormi liquidità alle banche private e, indirettamente, alle imprese.  

È stato il caso anche quest’anno: la Federal Reserve, la Banca centrale europea, la BNS e molti altri istituti di emissione sono intervenuti massicciamente per alleviare le conseguenze della crisi di portata storica provocata dalla pandemia di coronavirus.  

Lotta al franco forte 

Dalla crisi finanziaria internazionale del 2008, la BNS è stata costretta a concentrare buona parte della sua strategia sulla lotta al franco forte, utilizzando mezzi e risorse senza precedenti. Nel 2011 ha introdotto una soglia minima di cambio tra il franco e l’euro per impedire un eccessivo apprezzamento della valuta svizzera, che avrebbe penalizzato fortemente l’economia nazionale, in particolare l’industria di esportazione.  

In seguito tra l’altro alle crescenti pressioni internazionali, nel 2015 la banca centrale elvetica ha poi soppresso questa soglia minima e ha deciso di abbassare a meno 0,75% il suo principale tasso di riferimento per i fondi depositati dalle banche commerciali presso l’istituto di emissione. Una misura che mirava a sua volta a scoraggiare gli investimenti esteri in valuta svizzera e ridurre le pressioni al rialzo sul franco.

Ancora oggi, non si intravede la fine della politica dei tassi negativi, che suscita sempre più critiche. Fabio Canetg, specialista di politica monetaria, ne spiega le ragioni.

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Secondo il macroeconomista dell’Università di Berna, la BNS è intervenuta in modo mirato ed efficiente per far fronte alla pesante crisi causata dal coronavirus. Ma, se vuole mantenere anche in futuro l’inflazione sotto controllo, non potrà rinunciare ad introdurre di nuovo una soglia minima di cambio tra franco ed euro.

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Mentre gli economisti dibattono sulla strategia della BNS, la politica monetaria seguita in questi ultimi anni ha importanti ricadute dal profilo socioeconomico in Svizzera. Le misure adottate per lottare contro il franco forte permettono di salvaguardare, in una certa misura, la competitività delle esportazioni e del turismo, ma svantaggiano altri settori economici e sociali.

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Chi vince e chi perde con i tassi d’interesse negativi

Questo contenuto è stato pubblicato al Introdotti cinque anni fa dalla Banca nazionale svizzera (BNS), i tassi d’interesse negativi hanno ripercussioni sempre più importanti a livello economico e sociale.

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A pagarne il prezzo dei tassi d’interesse negativi sono oggi soprattutto le casse pensioni e gli inquilini. I costi degli alloggi sono lievitati in questi ultimi anni e l’acquisto di una propria abitazione diventa un sogno sempre più lontano per molti svizzeri.

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Per poter intervenire sui mercati dei cambi in modo da contenere il valore del franco, la BNS ha accumulato nell’ultimo decennio riserve valutarie per oltre 800 miliardi di franchi. La forte crescita delle disponibilità della BNS si è tradotta in questi anni in utili molto più consistenti: nel 2019 l’utile ha raggiunto addirittura 49 miliardi di franchi. Mentre la BNS nuota in qualche modo nei soldi, molti svizzeri stentano ad arrivare alla fine del mese. Dove finiscono questi utili miliardari?

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Dove vanno i miliardi della Banca nazionale?

Questo contenuto è stato pubblicato al Nel 2019 la Banca nazionale svizzera ha conseguito un utile di 49 miliardi di franchi, il secondo più alto della sua storia.

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Ricchi o poveri, il denaro rimane ancora oggi un valore prezioso per tutti. Una dichiarazione di amore di Fabio Canetg.

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Bild eines jungen Mannes vor der Nationalbank mit einer 1000er-Note in den Händen.

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Denaro, amore mio

Questo contenuto è stato pubblicato al La Banca Nazionale svizzera presenta martedì la nuova banconota da 1’000 franchi. Un’occasione per… una dichiarazione d’amore.

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