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illustrazione di una premiazione con dei podi su cui ci sono persone che indossano bandiere di vari Paesi.

Cinquanta sfumature di democrazia: si può misurare il potere del popolo?

Confrontare Paesi è diventato uno sport popolare in tutto il mondo, con indici annuali che classificano tutto, dalla felicità alla salute. Anche i sistemi politici sono sempre più misurati. Ma possiamo davvero dire chi ha la "migliore" democrazia?

Non tutto ciò che può essere contato conta, e non tutto ciò che conta può essere contato“. Albert Einstein

La Svizzera è una “democrazia in declino”, indica l’istituto di ricerca Freedom HouseCollegamento esterno, con sede a Washington, nel suo rapporto del 2020. Ecco il motivo di questa valutazione criticaCollegamento esterno: “Il diritto di voto per gran parte della popolazione è limitato e i musulmani sono confrontati con discriminazioni legali e di fatto”.

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Coppa con iscrizione DD
un povero che sta mangiando la minestra.

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La democrazia selettiva della Svizzera

Questo contenuto è stato pubblicato al Cattolici, ebrei, atei, poveri, vagabondi e donne: tutti costoro e altri ancora sono stati esclusi a lungo dalla democrazia svizzera.

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Simile è il giudizio del britannico Economist Intelligence UnitCollegamento esterno, un altro noto gruppo di classificazione della democrazia, ma per un motivo diverso: la “bassa affluenza alle urne”. In tutto il mondo, intanto, i ricercatori del gruppo londinese – che valutano 60 criteri diversiCollegamento esterno, dal funzionamento del governo alle libertà civili – osservano che la tanto proclamata flessione della democrazia globale quest’anno si è fermata, a seguito di una maggiore partecipazione politica.

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Indice della democrazia, la Svizzera perde una posizione

Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera ha perso una posizione nella classifica dell’indice della democrazia, principalmente a causa di un’esigua affluenza alle urne.

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Per un Paese come la Svizzera, che ha vissuto la prima rivoluzione democratica di successo in Europa nel 1848 e che per lungo tempo è stata un’isola liberale in un continente monarchico, queste note critiche dei ricercatori internazionali possono essere un sano campanello d’allarme, afferma Roger de Weck, autore e giornalista che all’inizio di quest’anno ha pubblicato un libro in cui illustra 12 proposte per rendere la democrazia svizzera più democratica.

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Ovviamente, la Svizzera non è l’unica ad aver bisogno di un check-up democratico, soprattutto da quando la pandemia di Covid-19 ha lanciato l’ultima sfida alle società libere. Ma come si può fare un controllo dello “stato di salute” democratico in modo equo e trasparente?

David Altman, professore di scienze politiche alla Pontificia Università Cattolica del Cile e autore del libro “Cittadinanza e democrazia diretta contemporanea”, pubblicato nel 2019, ha seguito per molti anni gli sforzi per misurare la democrazia: “Stiamo assistendo a un ritorno alla competenza scientifica e alle valutazioni basate sull’evidenza”, dice il politologo, che è anche uno degli architetti del progetto di ricerca Varieties of Democracy (V-DemCollegamento esterno), il più grande sforzo di raccolta dati al mondo che mira a concettualizzare e misurare la democrazia.

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V-Dem, che ha sede presso l’Università di Göteborg in Svezia, offre un nuovo approccio al mondo della misurazione della democrazia: “Impieghiamo 170 coordinatori nazionali e 3’000 esperti, che compilano e confrontano più di 350 diversi indicatori”, afferma Anna Lührmann, vicedirettrice dell’istituto. E a differenza di progetti simili, le loro statistiche sono accessibili al pubblico. “Il nostro set di dati è trasparente e aperto a tutti. Ognuno li può utilizzare come ‘mattoncini Lego’ per costruire le proprie ricerche o analisi”, aggiunge. In effetti, il set di dati aperti di V-DemCollegamento esterno è ora utilizzato da una rete crescente di organizzazioni internazionali come la Banca MondialeCollegamento esterno, la Comunità delle DemocrazieCollegamento esterno e IDEA InternazionaleCollegamento esterno.

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Non sorprende che per un argomento sensibile – e taluni direbbero soggettivo – come la democrazia, le classifiche non sfuggano alle critiche.

“Ci sono due problemi con la maggior parte delle classifiche della democrazia”, dice Matt Qvortrup, professore di scienze politiche e relazioni internazionali alla Coventry University. “In primo luogo, i loro dati grezzi non sono disponibili per il pubblico; in secondo luogo, i loro indicatori sono orientati verso le forme tradizionali di governo rappresentativo”.

Come conseguenza di tale propensione, le forme più recenti di democrazia partecipativa e diretta sono sottovalutate nelle classifiche, cosa che – secondo Qvortrup – penalizza Paesi come la Svizzera, l’Uruguay, Taiwan o anche la Germania e gli Stati Uniti (a livello regionale e locale). Il livello di “partecipazione” in alcune classifiche, invece, deriva semplicemente da alcuni criteri come l’affluenza alle elezioni o l’adesione ai sindacati. E di conseguenza, la Norvegia – pur non avendo il diritto di referendum nella sua Costituzione – è regolarmente etichettata dall’Economist come il Paese più partecipativo del mondo.

Nonostante i limiti e le sfide legate alla concettualizzazione e alla misurazione del potere dei cittadini in tutto il mondo, i risultati di tali valutazioni sono importanti.

“Miliardi di dollari e di euro vengono spesi ogni anno per promuovere la democrazia sia all’interno che all’estero”, dice Anna Lührmann di V-Dem. “Questi investimenti dipendono dai giudizi sullo stato attuale e sulle prospettive future di un Paese”. Per questo motivo abbiamo bisogno di modi adeguati di misurazione della democrazia”.

Nel caso della Svizzera, questo è di fondamentale importanza, poiché sostenere la democrazia in tutto il mondo è un dovere costituzionaleCollegamento esterno.

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Che succede, dottore?

Per quanto riguarda la diagnosi: nonostante le differenze e le difficoltà nel misurare le democrazie e le autocrazie nel mondo, la maggior parte delle classifiche oggi concorda sul fatto che “mai prima d’ora così tante persone hanno vissuto in democrazie e al contempo mai prima d’ora il valore della democrazia è stato così contestato”, dice Kevin Casas-Zamora di IDEA Internazionale.

A livello mondiale, c’è una chiara tendenza: i Paesi con forti governi rappresentativi basati su regimi maggioritari, come il Regno Unito o l’Ungheria, stanno retrocedendo nelle classifiche, mentre le democrazie rappresentative organizzate in modo più proporzionale (come i Paesi nordici) stanno facendo meglio.

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Mentre il mondo nel suo complesso sta vivendo un’ondata di autocratizzazione, più della metà dei Paesi rimangono democrazie. L’attuale terza ondata di autocratizzazione ha però nuove caratteristiche: mentre le prime si sono verificate in Paesi in cui tali tendenze erano già in atto, questa ondata si sta verificando soprattutto nelle democrazie stesse. E mentre prima i regimi autocratici arrivavano al potere attraverso invasioni straniere o colpi di Stato militari, oggi il processo è più sottile e graduale, e spesso camuffato da cambiamenti legali.

Un tipico esempio di un tale sviluppo “legale” verso l’autocrazia è la Russia, dove un plebiscito dall’alto per permettere a Vladimir Putin di rimanere al potere fino al 2036 è stato accelerato all’ombra della pandemia di Covid-19. Pratiche altamente discutibili come questa offrono un contrappunto a quelli che dovrebbero essere gli ingredienti chiave per il funzionamento di una società democratica.

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Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi

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