Prospettive svizzere in 10 lingue

Nidvaldo non vuole declassare la lingua francese

La questione dell’insegnamento di una seconda lingua straniera nelle scuole primarie figura già da anni al centro di polemiche e divisioni tra i cantoni svizzeri. Keystone

Il canton Nidvaldo ha deciso di non rinunciare all'insegnamento del francese nella scuola primaria: il 61,7% dei votanti ha infatti bocciato l'iniziativa dell'UDC che chiedeva di insegnare una sola lingua "straniera" nei sei anni del ciclo primario, ovvero l'inglese a partire dalla terza classe. 

A detta dei promotori dell’iniziativa, l’apprendimento di due nuove lingue durante i sei anni della scuola primaria rappresenterebbe un carico eccessivo per gli allievi, che già devono imparare il buon tedesco. Dal 2007 a Nivaldo l’inglese viene insegnato a partire dalla terza elementare e il francese dalla quinta, secondo il modello 3/5. 

La proposta era sostenuta dal governo cantonale, favorevole a posticipare l’insegnamento della lingua di Molière al settimo anno di scuola e a aumentare il numero di lezioni nel ciclo secondario. Il parlamento aveva invece bocciato l’iniziativa con 37 voti contro 17. 

Secondo gli oppositori, che non volevano distanziarsi da quello che fanno i cantoni vicini, ritardando l’apprendimento di una seconda lingua nazionale si rischia di ridurre le possibilità di comprensione e di dialogo tra gli svizzeri e quindi di indebolire la coesione tra le diverse regioni cultulali e linguistiche del paese.

Nei cantoni della Svizzera francese, la prima lingua ‘straniera’ insegnata è il tedesco.

Nella Svizzera tedesca, invece, alcuni cantoni danno la priorità al francese, altri all’inglese.

In Ticino viene invece insegnato dapprima il francese, mentre nei Grigioni – cantone trilingue – si può scegliere tra tedesco, italiano e romancio.

L’inglese è la seconda lingua straniera insegnata nella maggior parte dei cantoni.

Modello in discussione 

La questione dell’insegnamento di una seconda lingua straniera nelle scuole primarie figura già da anni al centro di intensi dibattiti all’interno dei cantoni, come pure in seno alla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE). La controversia è sorta dopo che alcuni cantoni di lingua tedesca hanno espresso il desiderio di non più insegnare il francese nella scuola primaria. 

Finora la maggioranza dei cantoni della Svizzera tedesca seguono il modello 3/5, che si basa sull’insegnamento di due lingue straniere nella scuola primaria, ma non fissa un ordine di priorità fra le scelte da ogni cantone (generalmente inglese e francese). Tale modello è previsto anche dal concordato sull’armonizzazione scolastica Harmos, ma negli ultimi tempi si sono moltiplicate le proposte per abbandonarlo. 

Il parlamento del canton Turgovia ha preso una decisione chiara in tal senso, quello di San Gallo chiede che la questione sia di nuovo discussa e quello di Sciaffusa si oppone all’insegnamento di due lingue straniere prima del livello secondario. Iniziative popolari per l’insegnamento di una lingua straniera nella scuola primaria sono state depositate nei cantoni di Lucerna e Grigioni. 

Lungimiranza politica 

Con la sua decisione Nidvaldo dà prova “di lungimiranza politica”, ha affermato Christoph Eymann, presidente della CDPE. Interpellato dall’ats, il ministro dell’educazione basilese si è detto “contento e sollevato”: il voto odierno si ripercuoterà anche in altri cantoni dove discussioni simili sono in corso. 

Secondo Eymann, ora la questione dell’insegnamento delle lingue non avrà più bisogno dell’intervento della Confederazione. Le competenze possono restare come sono tuttora, con i cantoni stessi ad averne le redini. 

Anche l’Ufficio federale della cultura (UFC) ha preso atto della decisione odierna di Nidvaldo di non voler rinunciare al francese alle elementare. I cantoni possono proseguire sulla strada per l’armonizzazione dell’educazione, ha dichiarato la portavoce Anne Weibel. Quest’ultima ha precisato che il governo deciderà i prossimi passi da compiere dopo che i cantoni avranno presentato, in giugno, un bilancio intermedio sull’insegnamento delle lingue straniere. 

Dibattito a livello nazionale 

Di fronte alle divisioni emerse tra i cantoni, diverse proposte sono state lanciate negli ultimi tempi anche dal parlamento svizzero per promuovere una soluzione di compromesso a livello nazionale. Lo scorso dicembre, la Commissione dell’educazione e della cultura (CSEC-N) del Consiglio nazionale aveva adottato due iniziative parlamentari che mirano ad un parziale armonizzazione a livello nazionale. 

La prima proposta prevede che l’apprendimento di una seconda lingua nazionale inizi al più tardi due anni prima della fine delle scuole elementari. La seconda iniziativa insiste sul fatto che la prima lingua straniera a essere insegnata debba essere una lingua nazionale. 

Da parte sua, il Consiglio federale intende intervenire solo se i Cantoni non riescono a trovare un accordo su un progetto di armonizzazione. Il ministro dell’interno Alain Berset ha ribadito recentemente che il governo sostiene i Cantoni nei loro sforzi di armonizzazione, sulla base però della strategia di insegnamento delle lingue del 2004, che prevede l’insegnamento di una seconda lingua nazionale a livello primario. 

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