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Si deve limitare il diritto di manifestare?

Manifestanti sfilano a Berna
Il 24 marzo 2018 dei giovani hanno manifestato a Berna per protestare contro l'aumento delle tasse universitarie e i tagli di bilancio nel settore dell'istruzione. © KEYSTONE / ANTHONY ANEX

Organizzare una manifestazione a Berna, capitale della Svizzera, potrebbe diventare più complicato. Misure per meglio controllare raduni e manifestazioni sono sottoposte al voto popolare questa domenica.

Capitale della Svizzera e sede delle autorità federali, Berna è la città ideale per organizzare manifestazioni. Associazioni, partiti politici e gruppi di ogni genere manifestano a Berna più di 200 volteCollegamento esterno all’anno per proteggere il clima, chiedere l’uguaglianza salariale o ancora vietare l’aborto. Questi raduni sono pacifici e soggetti ad autorizzazione. A volte succede però che si verifichino incidenti e che dei black bloc si mischino tra i partecipanti delle manifestazioni.

Manifestazione contro il Forum economico mondiale a Berna
Il Forum economico mondiale (WEF) di Davos provoca ogni volta una serie di manifestazioni, come questa a Berna il 19 gennaio. © KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Per limitare queste derive, le autorità bernesi vogliono mettere dei paletti a queste manifestazioni. Vorrebbero che gli organizzatori contribuissero alle spese di intervento della polizia quando vengono commessi atti di violenza contro persone o cose. La partecipazione massima sarebbe fissata a 10’000 franchi, 30’000 per i casi particolarmente gravi. Gli organizzatori ptrebbero essere chiamanti alla cassa se non hanno una regolare autorizzazione o se hanno violato le regole volontariamente o per negligenza grave.

Queste nuove disposizioni sono previste nella revisione della Legge cantonale sulla poliziaCollegamento esterno, sottoposta al voto popolare questa domenica. Il governo e il parlamento bernesi vogliono stringere le viti, ma molte voci si sono sollevate per denunciare una violazione dei diritti fondamentali. Partiti di sinistra, associazioni e diversi giuristi hanno lanciato un referendum Collegamento esternocontro questa nuova legge per consentire al popolo di esprimersi.

Fino a che punto possiamo limitare una libertà?

Il diritto di manifestare unisce due libertà fondamentali contenute nella Dichiarazione universale dei diritti umani (art. 19 e 20Collegamento esterno) e nella Costituzione svizzera (art. 16 e 22Collegamento esterno): la libertà di opinione e la libertà di riunione. “Tutte le libertà possono essere limitate, non c’è libertà assoluta”, afferma Maya HertigCollegamento esterno, docente alla Facoltà di diritto dell’Università di Ginevra. 

La questione è sapere fino a che punto le autorità possono fissare dei limiti senza violare i diritti fondamentali. Su questo punto i partiti politici bernesi sono divisi: la destra ritiene che gli atti violenti o non autorizzati non rientrino nell’ambito della libertà di espressione e chiede degli strumenti per mantenere l’ordine pubblico, mentre la sinistra ritiene che siano misure sproporzionate che rischiano di dissuadere i cittadini dall’esercizio del diritto di manifestare.

«Questa minaccia di dover pagare le spese di polizia può avere un effetto deterrente, contrario ai diritti fondamentali»
humanrights.ch

L’associazione humanrights.chCollegamento esterno è convinta che “questa minaccia di dover pagare le spese di polizia possa scoraggiare organizzatori e manifestanti dall’esercitare la loro libertà di opinione e di riunione, creando così un effetto deterrente contrario ai diritti fondamentali”. 

L’associazione si rammarica che queste nuove misure rendano impossibile qualsiasi dimostrazione non autorizzata, aumentando ulteriormente il livello delle sanzioni finanziarie. Ciò è in contrasto con l’autovalutazione Collegamento esternodella Svizzera sull’attuazione degli impegni assunti nell’ambito dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), che invita le autorità a tollerare i raduni pacifici che non hanno ottenuto un’autorizzazione preventiva. 

Humanrights.ch punta il dito anche su un altro problema: “Il fatto che l’autorità che conduce l’operazione di polizia e accusa eventualmente gli organizzatori di violare le condizioni di autorizzazione sia quella che stabilisce anche il costo dell’intervento, dà l’impressione di una mancanza di indipendenza e può aumentare l’effetto intimidatorio”.

Manifestanti seduti davanti a Palazzo federale a Berna
Manifestanti seduti davanti a Palazzo federale a Berna l’8 dicembre per esigere un impegno politico a favore della protezione del clima. © KEYSTONE / ANTHONY ANEX

 «Scoraggiare certi comportamenti»

Maya Hertig vede queste nuove regole sotto una luce diversa. Ricorda che è essenziale che il Tribunale federale (TF) non crei un effetto dissuasivo regolamentando la libertà di riunione, ma precisa: “Il TF afferma che gli organizzatori possono essere ritenuti responsabili di un comportamento scorretto in caso di dolo o negligenza grave. L’analisi deve sempre essere adattata a casi specifici; occorre esaminare se le condizioni alle quali è stata subordinata l’autorizzazione a dimostrare fossero accettabili e se esiste un nesso diretto tra il comportamento illecito e il danno o i costi connessi”.

Secondo la professoressa di diritto, se la legge specifica chiaramente che le spese di intervento sono fatturate solo in caso di negligenza grave o atto intenzionale, allora una tale legislazione non è contraria ai diritti fondamentali. “La legge non deve dissuadere le persone dal manifestare – aggiunge Maya Hertig – ma potrebbe scoraggiare certi comportamenti irresponsabili”.

Per mostrare che una minaccia di costi elevati può comunque scoraggiare i manifestanti, humanrights.ch cita l’esempio del canton Lucerna, che nel 2017 ha revisionato la legge sulla poliziaCollegamento esterno per introdurre un sistema di trasferimento dei costi molto simile a quello proposto nel canton Berna. “Ogni anno a Lucerna era organizzata una manifestazione del 1° maggio, ma dall’entrata in vigore della nuova legge nessuno più organizza, nessuno più manifesta”.

 «Il fine giustifica i mezzi»

Maya Hertig ricorda che le libertà di espressione e di riunione non perseguono solo interessi individuali, ma sono essenziali per uno Stato democratico, perché contribuiscono alla formazione delle idee e permettono a gruppi che non hanno necessariamente grandi mezzi finanziari di far breccia nell’opinione pubblica. “Ci si può aspettare che lo Stato contribuisca al buon svolgimento di una manifestazione, ma questo non esclude la responsabilità individuale”.

«Ci si può aspettare che lo Stato contribuisca al buon svolgimento di una manifestazione, ma questo non esclude la responsabilità individuale»
Maya Hertig

La professoressa di diritto osserva che quando una manifestazione va male, se ne parla molto: “I politici e i media avrebbero anche il dovere, in quei frangenti, di ricordare l’esistenza di queste libertà di opinione e di riunione e la loro importanza”.

Per humanrights.ch, questa volontà di controllare le manifestazioni riflette una tendenza più globale: “La legge sulla polizia bernese persegue a livello cantonale ciò che la Confederazione ha avviato a livello nazionale con la sua strategia di lotta al terrorismo. Il motto “il fine giustifica i mezzi” è il nocciolo di queste riforme e implica una nuova gerarchia dei valori: la sicurezza viene prima della libertà di opinione.”

L’organizzazione ritiene che l’aumento delle competenze di polizia debba andare di pari passo con un maggior numero di meccanismi di controllo. “Un primo passo in questa direzione sarebbe la creazione di un ufficio indipendente per la gestione dei reclami e un organo d’inchiesta sui comportamenti inappropriati della polizia”.

Il governo francese e la legge «anticasseurs»

Anche la Francia si interroga sulla gestione delle manifestazioni. Il movimento di protesta dei “gilet gialliCollegamento esterno“, lanciato lo scorso ottobre, ha portato molta gente in piazza in tutto il paese. I manifestanti chiedono una riduzione delle tasse, un aumento del potere d’acquisto e un referendum di iniziativa popolare.

Le mobilitazioni a Parigi sono state segnate da numerose depredazioni e atti di violenza, sia da parte dei gilet gialli che delle forze dell’ordine. Il governo ha così elaborato una legge molto controversa per prevenire la violenza durante le manifestazioni e punire i responsabili. Il testo è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento il 5 febbraio in prima lettura.

Questa legge consente, ad esempio, di vietare a determinate persone di partecipare a un raduno e di registrare i loro nomi, di punire le persone che nascondono il loro volto e di chiedere agli organizzatori o agli autori di furti e vandalismi di pagare una parte delle spese.

(Traduzione dal francese: Riccardo Franciolli)

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