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Variante 95: la strada che divide in due il Ticino

Le interminabili code sulla strada cantonale Quartino-Cadenazzo ti-press

Avvicinare il Locarnese all'autostrada A2 attraverso un nuovo collegamento stradale. E' quanto il cantone Ticino intende realizzare con la "Variante 95", su cui sarà il sovrano a decidere.

Questo nuovo tratto sul Piano di Magadino, che interessa direttamente anche i turisti, ha una portata che va oltre la realizzazione di una strada: mette a confronto due visioni di sviluppo.

Terra di contesa e terra di conquista, praticamente da sempre, il Piano di Magadino è l’unico polmone verde del Ticino, è la nicchia di paesaggi palustri protetti d’importanza nazionale, è la casa delle Bolle di Magadino, è una pregiata area di valore internazionale protetta dalla Convenzione di Ramsar.

Eppure il Piano di Magadino, malgrado risorse naturalistiche straordinarie, è anche lo specchio di contrasti stridenti e contraddizioni laceranti, in cui devono convivere l’agricoltura, l’urbanizzazione e la realtà industriale. Lo sviluppo del turismo ha poi aggravato la situazione viaria di questa pregiata pianura del canton Ticino.

Per porre rimedio a questa situazione, il Canton Ticino propone la costruzione della “Variante 95” (o trasversale del Piano di Magadino), una superstrada di 9 km che collega il Locarnese all’asse di transito Nord-Sud e lo inserisce a pieno titolo nella rete delle strade nazionali.

Questo ulteriore sacrificio del Piano ha però portato ad un referendum e alla votazione del 30 settembre. Una votazione che non contempla la scelta sulla cosiddetta Variante Panoramica, suggerita come alternativa dai referendisti.

Il dibattito attorno ai destini del Piano di Magadino ricorda le medesime passioni suscitate vent’anni fa, quando il popolo svizzero era stato chiamato a votare sul destino di “Rothenthurm”, una pregiata pianura palustre che aveva rischiato di essere trasformata in una piazza d’armi.

L’agricoltura e le risorse del paesaggio

Ulrico Feitkchnecht, ingegnere agronomo, agricoltore e titolare della fattoria Ramello, accetta di rispondere ad una nostra prima domanda provocatoria. Gli chiediamo di reagire ad un cartello posto lungo la trafficata strada che collega Locarno a Bellinzona: “Non siamo pomodori, ma respiriamo anche noi”.

“Il fatto che gli agricoltori si preoccupino di salvare le aree coltivabili, contrastando la realizzazione di una strada che taglierà il Piano di Magadino – dichiara a swissinfo Ulrico Feitcknecht – non significa che non si preoccupano della qualità dell’aria e dell’ambiente. Proprio perché sentono questa responsabilità, combattono la Variante 95. Un prodotto regionale è legato ad un paesaggio di qualità e non completamente banalizzato. Anche questa è qualità di vita”.

“Nessuno mette in dubbio il valore dell’agricoltura e del paesaggio – spiega a swissinfo Enrico Ravelli, albergatore locarnese e vice presidente di Ticino Turismo – ma occorre pur dire che la Variante 95 non compromette queste risorse. Vuole invece migliorare la qualità di vita degli abitanti del Piano, rispettare le esigenze della natura e dell’agricoltura e permettere uno sviluppo ragionevole dell’economia. Certo che la strada rappresenta una cesura sul territorio, ma non taglia in due il Piano di Magadino”.

Torino a due passi da casa?

Ma per l’ingegnere agronomo la proposta del Cantone non solo non sgraverà dal traffico i comuni delle due sponde, ma “nel giro di cinque anni ci ritroveremo con un’altra strada intasata e con l’impossibilità di drenare il traffico. Creando un collegamento diretto all’autostrada e dunque un allacciamento alle zone industriali non ancora urbanizzate, sorgeranno nuovi centri commerciali e industriali. Il traffico aumenterà e l’aria che respireremo non sarà migliore”.

Non essendoci strumenti pianificatori per evitare questo scenario, sperare in una riduzione del traffico appare davvero un’illusione. Tanto più che la nuova strada, fanno notare gli oppositori alla Variante 95, aprirebbe un nuovo asse di transito internazionale Torino-Locarno-San Bernardino, avvicinando l’imbocco dell’autostrada A26 a Fondotoce, a soli 25 chilometri dal confine svizzero.

Il progetto in questione è quello di completare un tratto della direttrice internazionale che collega la Baviera e l’Europa dell’Est al Piemonte e a Genova, senza transitare dal congestionato nodo di Milano. “Con una superstrada che attraversa il Piano – annota Feitknecht – i tempi di percorrenza sarebbero ridotti, generando inevitabilmente ulteriore traffico. Naturalmente i sostenitori della Variante 95 si guardano bene dal parlare di questi scenari”.

Sviluppo turistico ed economico

Eppure i problemi di viabilità sono reali, per il turismo potrebbero costituire un serio deterrente e penalizzare di conseguenza il Locarnese. “Ma perché mai un turista dovrebbe allora andare a St. Moritz, Gstaad o Zermatt? Queste destinazioni – osserva Feitknecht – non sono allacciate all’autostrada. Eppure il turismo va a gonfie vele”.

“Sappiamo benissimo – assicura Enrico Ravelli – che ci sono altre località turistiche che sono in condizioni analoghe a quelle di Locarno. Ma noi, oggi, abbiamo una soluzione che ci permette realmente di cambiare le cose e di agganciare il Locarnese al treno dello sviluppo”. Rafforzare una regione a vocazione turistica come quella del Locarnese, significa rafforzare il peso economico di tutto il Cantone.

“Abbiamo già perso troppo tempo in discussioni, spesso molto emotive e poco razionali. Bisogna riconoscere – puntualizza Ravelli – che con questa soluzione è garantita la simmetria dei sacrifici, si tiene accuratamente conto degli equilibri ambientali ed economici. Nessuno vuole distruggere il Piano di Magadino”.

Il futuro dell’offerta turistica e dello sviluppo economico di una regione che vuole entrare a fare parte del concetto Città-Ticino, sembra dunque legato ad una strada. “Nel 1965 – ricorda ancora Ravelli – la forza economica di Locarno era persino leggermente superiore a quella di Lugano. Oggi Lugano viaggia ad ali spiegate, mentre Locarno, così discosta dall’asse Nord-Sud, fatica a spiccare il volo. La Variante 95 apre pertanto orizzonti nuovi e aperti sul futuro”.

In ugual misura le sorti del Piano del Magadino sono appese ad un voto. “Il valore del paesaggio svizzero – conclude Feitknecht – è stimato a 71 miliardi di franchi. Ma purtroppo si percepisce tale valore solo quando il paesaggio è distrutto”.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

Il 30 settembre i ticinesi dovranno esprimersi sulla richiesta di un credito di 4’660’000 franchi per il progetto di massima del collegamento stradale del Locarnese (A2-A13), ossia la Variante 95, e delle relative misure compensatrici per i terreni sottratti all’agricoltura. Contro questo decreto è stato lanciato con successo un referendum che ha raccolto 15 mila 700 firme.

Il Piano di Magadino è una superficie di ca. 2’000 ettari che si estende dall’estremo settentrionale del Lago Maggiore fino a Bellinzona. Il Piano di Magadino è formato da sedimenti lasciati dal fiume Ticino.

Prima che la piana del fiume venisse bonificata, tra il 1888 e il 1961, l’area era una palude, soggetta a piene e infestata da malattie. Le opere di bonifica hanno trasformato la palude in un’area agricola e industriale.

Allo stesso tempo, nel delta del fiume fu costituita la ricca riserva naturale delle Bolle di Magadino (660 m2), in cui sono presenti numerose varietà di flora e fauna, tra cui oltre 300 specie di uccelli..

Il Piano di Magadino ha pagato il prezzo di una pianificazione perlomeno discutibile. L’aerodromo di Locarno Magadino è posizionato vicino alle Bolle e vicino alla strada cantonale per Bellinzona. Si sono inoltre dovuti attendere anni per lo sgombero del Silos Ferrari, che gestiva inerti edili proprio a due passi dalle Bolle.

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