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Decido io quando spegnere la mia vita

Le riflessioni sul fine vita del celebre look maker Diego Dalla Palma, autore del romanzo 'Non ho paura di morire' definito "una partita a scacchi con i sentimenti dove è in palio la sopravvivenza".

Si può essere in età ancora più che valida, avere fama, essere apprezzati e talvolta molto invidiati, avere ancora una buona salute e, nonostante tutto questo, avere da tempo programmata la propria fine? Se non addirittura il desiderio, di morire? Si, è possibile, e ce lo racconta in questa intervista realizzata nella sua Accademia a Milano Diego Dalla Palma, scenografo, costumista, look maker delle dive, il profeta italiano del make-up, un uomo che ha passato la vita a raccontare, scoprire e valorizzare la bellezza, la perfezione, lo stile.

Lo racconta anche attraverso il romanzo “Non ho paura di morire” (edito da Salani), pubblicato proprio in queste settimane. Il tema della morte (assai discutibile, seppur umano) Dalla Palma lo aveva già affrontato nel 2015, quando di colpo dichiarò di aver deciso per il suicidio assistito in Svizzera. Gli chiesero come mai questa decisione e lui rispose che era sano, a parte un’allergia e qualche reumatismo, ma che fra non molto per lui la morte sarebbe stata un passaggio liberatorio, “la fine di una vita fortunata ma talvolta difficile”.

Si scrissero fiumi di inchiostro, si parlò di depressione, di paura della vecchiaia, di cose che si dicono quando si supera una certa età e il tempo (rimanente) sembra andare rapido e accorciarsi rapidamente. Alla fine Dalla Palma ha deciso di scrivere questo romanzo e qui, in questa intervista racconta il motivo di questa sua scelta, che sicuramente fa discutere, e parla anche della sua adesione all’associazione svizzera EXIT, proprio perché è sua intenzione “programmare per tempo lo spegnimento del mio esistere”.

Qualcuno, ha continuato, “vuole chiamarlo suicidio? E allora chiamiamolo suicidio. Per me, ha un diverso significato. Per me è solo un pensiero luminoso, positivo e concreto per evitare, fra qualche anno, pietismi, dolori morali e fisici, umiliazioni, atroci torture e corse ad ostacoli continue”.

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