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Wuhan rimuove il lockdown

Wuhan riapre KEYSTONE/EPA/ROMAN PILIPEY sda-ats

(Keystone-ATS) Allo scoccare della mezzanotte dell’8 aprile, erano le 18 di martedì in Svizzera, una prima auto ha rotto, dopo 76 giorni, l’isolamento di Wuhan: ha varcato il casello ovest della città focolaio del coronavirus.

E appena gli addetti hanno rimosso i 75 check point, mentre anche il Tianhe International Airport totalmente disinfettato riapriva i suoi gate, è iniziata una vera e propria fuga dalla città. In migliaia si sono spostati per dimenticare un lockdown senza precedenti, scattato il 23 gennaio scorso, con misure draconiane per contenere la diffusione del contagio. E in tanti si sono diretti anche alla stazione per salire su uno dei primi treni in partenza.

E chi resta in città è invece uscito, anche semplicemente per andare a mangiare una ciotola di ‘reganmian’, il più popolare e tipico piatto di noodle piccanti della città dalle 100 università e con 11 milioni di abitanti.

Con la vita da alcuni giorni orientata verso un’insperata normalità, considerando le gravi cronache di fine gennaio, molti residenti hanno ricominciato a lavorare da alcuni giorni e ad andare fuori, anche se con tante precauzioni.

Prima tra tutte l’app AliPay o WeChat, scaricata sullo smartphone, che dà a ogni residente un codice Qr colorato sullo stato di salute, previa scannerizzazione del documento di riconoscimento: il rosso vale un caso confermato di infezione da sottoporre ad immediato trattamento medico, il giallo esprime un contatto ravvicinato con un caso di contagio (obbligo di quarantena e divieto di viaggiare), mentre il verde certifica l’assenza di rischi e consente gli spostamenti e il ritorno al lavoro.

Lo sblocco è arrivato quando i nuovi casi di coronavirus sono stati azzerati a Wuhan, mentre per la prima volta dal 23 gennaio, la città, la sua provincia e l’intera Cina non hanno riportato alcun decesso. Una liberazione, quella scattata oggi dopo mesi di isolamento, di ingressi dei condomini controllati dagli agenti.

Ma senza abbassare la guardia: la nuova minaccia, ha ribadito la leadership comunista di Pechino, è ora il rischio dei contagi di ritorno, quelli importati dall’estero, e dai soggetti asintomatici, quelli cioè positivi al virus ma asintomatici.

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