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Via libera provvisorio per la Pilatus in Medio Oriente

La sede della Pilatus a Stans KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Pilatus può continuare a fare affari in Medio Oriente, nonostante il procedimento avviato nei suoi confronti per l’appoggio dato all’esercito dell’Arabia Saudita. Il DFAE ha concesso al costruttore di aerei un’autorizzazione speciale fino al termine del procedimento.

In casi eccezionali, il Dipartimento federali degli affari esteri (DFAE) può autorizzare che attività commerciali proseguano anche durante un procedimento di verifica. Ciò è possibile in particolare se tali attività erano già in corso quando il caso è stato segnalato, ha detto oggi un portavoce del DFAE ai microfoni della radio svizzero tedesca SRF.

Un’autorizzazione provvisoria viene accordata di regola nel caso in cui un divieto immediato rischia di causare danni economici irreparabili a un’azienda. Simili autorizzazioni sono già state rilasciate in passato, ha ricordato il portavoce.

Il dipartimento diretto da Ignazio Cassis aveva aperto il procedimento lo scorso mese di ottobre in relazione ad un controverso mandato della Pilatus in Arabia Saudita, il cui esercito è coinvolto nella guerra civile in Yemen.

Il costruttore aereo avrebbe omesso di segnalare il supporto logistico dato all’esercito saudita e di aver in tal modo violato la Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all’estero (LPSP), in vigore dal 2015.

Nel 2017 la Pilatus ha firmato un contratto di assistenza per la flotta PC-21 dell’aeronautica militare saudita. Il contratto prevede cinque anni di supporto per 55 aerei con base nella capitale Riad, secondo quanto indicato nel rapporto annuale 2017 della Pilatus.

L’Arabia Saudita è coinvolta nella guerra civile nello Yemen, all’estremità meridionale della Penisola arabica, dove il governo riconosciuto internazionalmente è in guerra contro i ribelli huti. Riad guida una coalizione militare che bombarda regolarmente le loro postazioni dal cielo e gli attacchi colpiscono anche la popolazione civile. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha già fatto 28’000 morti e rappresenta l’attuale maggiore catastrofe umanitaria a livello planetario.

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