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Truffa AutoPostale: Blick, piani alti Posta sapevano

Secondo un documento diffuso dal Blick, il cda della Posta sapeva degli illeciti presso la sua filiale. KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) Il consiglio d’amministrazione (cda) della Posta avrebbe incoraggiato le manipolazioni contabili operate da AutoPostale e scoperte nel 2018. È quanto emerge da un protocollo pubblicato sull’edizione odierna del “Blick”.

L’azienda si difende sottolineando il fatto che le irregolarità della filiale erano cominciate molto prima.

Nel documento divulgato dal quotidiano svizzerotedesco e datato del 26 giugno 2013 si legge: “La questione è sapere se non si possono semplicemente spostare i profitti, sapendo che il settore dei trasporti pubblici li proibisce”. Nel verbale si afferma poi che PA (abbreviazione per AutoPostale) e F (il dipartimento delle finanze) “stanno studiando la possibilità, anche se non è facile da attuare”.

Per il giornale è chiaro che dal 2013 il cda, all’epoca guidato da Peter Hasler, era a conoscenza della delicata faccenda. L’anno prima, a novembre, la Confederazione aveva esplicitamente messo nero su bianco che AutoPostale non potesse trarre profitto dal traffico regionale di passeggeri sovvenzionato. Invece, accusa il Blick, l’ordine dei vertici al numero uno della filiale Daniel Landolf e al responsabile delle finanze Pascal Koradi era quello di essere creativi per aggirare il problema e nascondere gli utili.

Sollecitata dall’agenzia Keystone-ATS, la portavoce della Posta Léa Wertheimer ha risposto che il documento era noto da tempo, essendo già stato menzionato da un rapporto d’inchiesta esterno realizzato dallo studio di avvocati Kellerhals Carrard. La società non può esprimersi sul suo organo di vigilanza, ha continuato l’addetta stampa: ciò è di competenza del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC).

Per ragioni di prescrizione, l’indagine di Kellerhals Carrard si ferma al 2007. Gli esperti avevano in ogni caso evidenziato come la frode fosse iniziata senza dubbio negli anni ’90, stando a un rapporto della commissione della gestione del Consiglio degli Stati. Un’inchiesta interna al gigante giallo ha permesso di tornare indietro solo fino al 2004. Per anni e anni dunque sono state accumulate eccedenze proibite, celate per ottenere illecitamente sussidi.

Da parte sua, l’Ufficio federale di polizia (fedpol) sta conducendo un procedimento penale amministrativo nei confronti di sei ex quadri, tra cui Landolf e Koradi. Il sospetto è quello di una frode architettata nell’ambito dell’ottenimento delle sovvenzioni. Rischiano tutti fino a cinque anni di carcere e multe fino a 30’000 franchi. Secondo Wertheimer, la Posta sta esaminando l’eventualità di rivolgersi alla giustizia civile contro Landolf e Koradi.

Lo scandalo di AutoPostale era scoppiato nel febbraio 2018. Aveva fatto saltare diverse teste, fra cui quella della CEO Susanne Ruoff, dimessasi a giugno, e l’esonero – deciso dal cda – dell’intera direzione della filiale. AutoPostale ha rimborsato circa 205 milioni alla Confederazione, ai cantoni e ai comuni.

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