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Toronto: sfuma la pista terrorismo, un folle il killer

Nel disegno Alek Minassian interrogato da un magistrato Keystone/AP/ALEXANDRA NEWBOULD sda-ats

(Keystone-ATS) Il conducente-killer di Toronto ha agito deliberatamente: con la sua folle corsa sul marciapiede, alla guida di un furgone bianco preso a noleggio, voleva uccidere più persone possibile.

Ma se la dinamica è simile a quella degli attentati di Nizza o di Berlino, la pista del terrorismo sfuma sempre di più con il passare delle ore.

È l’identikit di Alek Minassian, 25 anni, cittadino canadese di origine armena, a far propendere gli investigatori per il gesto di un folle, di una persona sola e con evidenti disturbi psicologici. Studente di informatica al Seneca College di Toronto ed esperto di software, Alek, residente nel sobborgo di Richmond Hill, viene descritto da chi lo conosce come un ragazzo intelligente, ma schivo, “socialmente disadattato e che stava sempre per conto suo”.

Nessuna affiliazione a nessun gruppo politico o religioso, dunque, e nessuna inclinazione alla radicalizzazione o propensione alla violenza mostrata negli anni. Con la polizia che nega di averlo avuto già in passato nel mirino, come hanno scritto alcuni media locali.

Ma è dal profilo Facebook di Minassian che forse trapela la verità sull’assurdo movente della strage che è costata la vita a 10 persone e che l’ha cambiata ad almeno altre 15 rimaste ferite, di cui quattro in gravi condizioni. Quello postato sul social media poco prima di agire è un vero e proprio delirio che basterebbe a spiegare la condizione di disagio mentale vissuta dal killer. “Ave al supremo gentiluomo Elliot Rodger!”, ha scritto Alek, riferendosi al ventiduenne che nel 2014 a Isla Vista, a pochi passi dal campus dell’università californiana di Santa Barbara, con la sua auto falciò uccidendole 6 persone, prima di togliersi la vita.

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