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Pil: Seco rivede le previsioni di crescita, congiuntura debole

Rallentano le esportazioni. KEYSTONE/AP/FABIAN BIMMER sda-ats

(Keystone-ATS) La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del prodotto interno lordo (PIL) svizzero per il 2019, abbassandolo dal +1,5% atteso a dicembre all’1,1%. Nel 2020 la crescita economica dovrebbe attestarsi a un +1,7%.

Nel secondo semestre del 2018 la congiuntura svizzera si è notevolmente smorzata, scrive la SECO in una nota. Da un lato, l’economia e il commercio mondiale hanno perso slancio, il che ha frenato anche il commercio estero svizzero. Dall’altro, la domanda interna non è riuscita a stimolare la crescita. In particolare, l’attività di investimento si è indebolita in modo marcato.

Nel 2019, il gruppo di esperti della Confederazione prevede una ripresa solo graduale della congiuntura a livello nazionale e internazionale. Di recente le prospettive nei paesi europei si sono assai deteriorate e le previsioni di crescita per la Germania, importante partner commerciale, sono state fortemente riviste al ribasso. Di conseguenza, la domanda internazionale di prodotti elvetici si affievolirà e il settore delle esportazioni perderà dinamicità.

Alla luce di un modesto andamento degli ordini e di un elevato grado di incertezza, le imprese svizzere saranno riluttanti a investire nelle proprie capacità produttive anche nei prossimi trimestri. Pure la crescita degli investimenti nel settore delle costruzioni si annuncia contenuta: il tasso di alloggi sfitti è in aumento e i prezzi degli immobili tendono a diminuire.

Il rallentamento dell’economia si ripercuote anche sul mercato del lavoro. È vero che il tasso di disoccupazione medio nel 2019 rimarrà basso (2,4%), ma la crescita dell’occupazione rallenterà e l’aumento dei salari resterà limitato. Di rimando, la crescita dei consumi privati risulterà inferiore alla media, sebbene il calo dell’inflazione (0,4%) sostenga il potere d’acquisto reale delle famiglie.

Nel 2020 l’economia globale dovrebbe ritrovare un moderato “ritmo di crociera”. Anche il commercio mondiale riprenderà a crescere, a condizione che non vi sia un’ulteriore intensificazione della controversia commerciale internazionale. Ciò sosterrà l’export svizzero. Nel contempo, i fattori di crescita del mercato interno acquisteranno importanza. In particolare, la propensione a investire aumenterà in modo significativo e con essa i consumi privati, complici una crescita dell’occupazione più robusta e l’aumento dei redditi reali.

Per il 2020, il gruppo di esperti della Confederazione prevede dunque di nuovo una crescita del PIL superiore (+1,7%, previsione invariata rispetto a quella di dicembre 2018), con un’inflazione annua dello 0,6%. Inoltre, il rallentamento congiunturale attuale dovrebbe ripercuotersi con un certo ritardo anche sulla disoccupazione: nel 2020 è atteso un aumento del relativo tasso ad una media annua del 2,6%.

Tra i rischi per l’economia svizzera, oltre alla disputa commerciale, si contano anche incertezze politiche in Europa: in particolare resta da vedere se la Brexit verrà attuata alla fine di marzo 2019 e come si svilupperanno le relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito. A ciò si aggiunge la situazione economica e finanziaria dell’Italia, che, dopo lo scivolamento in recessione presenta di nuovo grandi rischi, rileva gli esperti.

Anche le relazioni tra la Svizzera e l’UE continuano ad essere gravate da un certo grado di incertezza, ad esempio per quanto riguarda l’accordo istituzionale e la riforma dell’imposta sulle società.

Se i rapporti con Bruxelles dovessero deteriorarsi sensibilmente, gli investimenti delle imprese potrebbero risentirne. Alla luce degli squilibri latenti, nel settore immobiliare nazionale permane il rischio di forti correttivi. Tuttavia, anche alla luce della buona situazione sul mercato del lavoro, è pure possibile che l’economia interna della Svizzera riprenda vigore, compensando almeno in parte il debole andamento della seconda metà del 2018.

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