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Pernottamenti estivi, è atteso un crollo

Lui quest'anno mancherà in alta quota. KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) Il turismo interno non potrà compensare la mancanza di ospiti stranieri e nei mesi estivi vi sarà quindi un crollo dell’affluenza.

Lo sostiene il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF), che prevede un calo dei pernottamenti pari al 50% nelle città e al 20-30% nelle regione alpina, Ticino compreso.

Per l’insieme de 2020 la contrazione sarà di oltre il 30%, scrivono gli esperti zurighesi in un comunicato odierno. Nel settore alberghiero andranno in tal modo persi 904 milioni di franchi di valore aggiunto e 1,8 miliardi di fatturato. Per tornare ai livelli degli ultimi anni si dovrà presumibilmente attendere oltre il 2021.

Il turismo ricomincia lentamente a crescere e come in molti altri Paesi l’attenzione è rivolta anche in Svizzera al mercato interno: da questo trarranno maggior vantaggio le zone di montagna e il Ticino, che vedranno le notti degli ospiti svizzeri salire in luglio e agosto del 10-15% rispetto agli stessi mesi del 2019. Nelle città invece, a causa del divieto di organizzare grandi manifestazioni e al cambiamento di comportamento delle persone, la domanda resterà notevolmente rallentata: gli Svizzeri faranno segnare un -20%.

Per quanto riguarda gli ospiti europei, con l’apertura dei confini pianificata per metà giugno sarà percettibile una certa ripresa. Mancheranno per contro quasi totalmente viaggiatori provenienti da nazioni lontane: costoro pernottano prevalentemente nelle città e da ciò deriverà un cambiamento degli equilibri tra le regioni turistiche. A causa della pandemia negli agglomerati il numero totale dei pernottamenti dovrebbe quasi dimezzarsi.

Considerati tutti i dodici mesi del 2020 la flessione della domanda straniera sarà massiccia, pari a -45%, valore che scende a -60% per quanto riguarda i Paesi lontani. Il calo di quella interna sarà invece più contenuto: -14%. Complessivamente a causa del Covid-19 nel 2020 mancheranno 14,3 milioni di notti, rispetto a uno scenario senza pandemia con una situazione di buon andamento turistico. In seguito vi sarà una continua ripresa, ma la domanda dei mercati lontani potrebbe normalizzarsi soltanto nel 2022.

I prezzi nel settore alberghiero, fatta eccezione per alcune realtà, quest’anno dovrebbero calare, per poi risalire nuovamente nel 2021. Nel settore della ristorazione il KOF prevede invece un incremento dei prezzi per compensare in alcuni casi la riduzione della capienza dovuta a una minor affluenza e alle restrizioni. Anche per quanto riguarda gli impianti di risalita le tariffe potrebbero aumentare sensibilmente, se il numero di ospiti dovesse drasticamente ridursi.

Questa previsione, redatta su incarico della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), è associata a considerevoli rischi al ribasso, mette in guardia il KOF. La crisi potrebbe infatti prolungarsi più di quanto previsto dallo scenario base. In particolare in questo momento è difficile fare previsioni sullo sviluppo futuro del turismo internazionale. Tra i rischi figura anche il pericolo di un’ondata di crisi del debito pubblico nell’Eurozona. Una lotta accelerata alla pandemia, attraverso rapidi progressi nello sviluppo di un vaccino, potrebbe per contro portare anche a un andamento migliore del turismo rispetto a quello prospettato.

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