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Ok definitivo Francia a tassa contro colossi internet

Lo stato francese vuole incassare dai giganti che dominano il mercato web. KEYSTONE/AP/JEFF CHIU sda-ats

(Keystone-ATS) Definitivo via libera del parlamento francese all’introduzione della tassa digitale (la cosiddetta ‘Taxe Gafa’) sui colossi del web. Il testo di legge, già adottato all’Assemblea Nazionale, ha ottenuto questa mattina l’ok del Senato.

La tassa che fa infuriare Washington, che ha minacciato nuovi dazi per ritorsione, si dovrebbe applicare a una trentina di colossi internet, tra cui Google, Amazon, Facebook e Apple, ma anche Meetic, Airbnb, Instagram o la francese Criteo. E porterà alle casse dello Stato 400 milioni di euro nel 2019 e 650 nel 2020.

L’amministrazione Trump ha definito la digital tax “un danno ingiusto” per le imprese Usa, annunciando l’avvio un’indagine sul piano della Francia per tassare i big del web e minacciando nuovi dazi come rappresaglia. Parigi ha risposto attraverso il suo ministro dell’economia, Bruno Le Maire: “tra alleati” – ha detto questa mattina – “dobbiamo risolvere le controversie in modo diverso rispetto alla minaccia”.

Anche GB preannuncia una legge

Un progetto di legge è all’orizzonte anche nel Regno Unito per tassare i big del web. L’iniziativa è stata illustrata oggi a Westminster dal viceministro del Tesoro Jesse Norman, nel giorno in cui la Francia ha approvato in Parlamento una sua digital Tax (la ‘Taxe Gafa’) oggetto di critiche e minacce di ritorsione dagli Usa.

La proposta britannica – che deve ancora passare al vaglio parlamentare ed essere confermata dal prossimo governo – prevede peraltro d’incidere solo su specifici servizi digitali (motori di ricerca, social network, e-commerce) sui quali il cancelliere dello Scacchiere uscente, Philip Hammond, aveva preannunciato fin da ottobre di voler elevare la tassazione al 2%.

“Le grandi aziende del web (oltre i 560 milioni di euro di fatturato annuo) dovranno pagare una tassa proporzionale al numero di utenti britannici”, ha precisato Norman, assicurando che il progetto riflette gli accordi internazionali ed è attento sia “all’equità fiscale” sia alla “competitività”. Londra invoca in sede G7 norme comuni a tutti i Paesi Ocse sulla materia

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