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Nel 2019 il trasloco dell’ambasciata Usa a Gerusalemme

L'attuale ambasciata americana a Tel Aviv Keystone/EPA/ABIR SULTAN sda-ats

(Keystone-ATS) L’ambasciata Usa in Israele si trasferirà da Tel Aviv a Gerusalemme entro il 2019: si delineano i piani dell’amministrazione Trump, che come sede per il trasloco ha individuato l’attuale consolato Usa ad Arnona, nella parte ovest della città.

Opzione preferita alla costruzione di un nuovo edificio: questo avrebbe richiesto tempi molto più lunghi per un’operazione che gli Usa sembrano invece volere accelerare, a dispetto delle tensioni generate in Palestina e delle reazioni negative a livello internazionale.

I dettagli sulle intenzioni dell’amministrazione statunitense sono stati divulgati dai media americani, subito ripresi da quelli israeliani che hanno visto così confermate le parole di Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano era stato il primo nei giorni scorsi a ventilare la possibilità di un’accelerazione, con il trasferimento dell’ambasciata “entro un anno”.

Una successiva presa di posizione di Donald Trump era suonata come una smentita ma le parole del presidente Usa, sottolineano fonti della Casa Bianca riportate dal New York Times, si riferivano alla costruzione ex novo di una nuova ambasciata e non al trasloco tout court.

Secondo il segretario di Stato Rex Tillerson, citato dal quotidiano, l’edificazione di una nuova sede potrebbe avvenire “probabilmente non prima di tre anni”. Il dipartimento di Stato si è quindi orientato su un piano più modesto: convertire un edificio consolare già esistente. Cosa che ridurrà i costi e permetterà all’ambasciatore David Friedman e al suo staff di trasferirsi fin dal prossimo anno.

Intanto, il presidente palestinese Abu Mazen continua il suo pressing sui leader internazionali: lunedì prossimo incontrerà a Bruxelles il capo della diplomazia europea Federica Mogherini e i ministri degli Esteri dell’Ue. L’intenzione del leader arabo è spingere perché si arrivi a un riconoscimento dello Stato palestinese.

Secondo fonti europee, nella riunione i ministri analizzeranno diverse opzioni per rafforzare quest’ultimo, “nell’ottica di un processo di pace che abbia una soluzione a due Stati”.

Tra i vari strumenti al vaglio, anche l’eventuale futuro lancio di un accordo di associazione, forma di partenariato politico-economico che comunque, sottolineano a Bruxelles, potrebbe entrare in vigore “solo nel momento in cui lo Stato palestinese venga riconosciuto”. Con Israele l’Ue ha stretto un accordo di associazione nel 1995.

Non si placano nel frattempo le schermaglie a distanza tra Abu Mazen e Netanyahu. Il presidente palestinese aveva bollato nei giorni scorsi come un ‘peccato’ la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e di trasferire l’ambasciata. “L’amministrazione americana non è più affidabile per mediare fra noi e gli israeliani”, aveva attaccato. “Se Abu Mazen non vuole gli Usa come mediatori – la secca risposta di Netanyahu -, allora non vuole la pace”.

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