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Mario Botta vuole costruire un monastero

Mario Botta in una foto d'archivio. KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) Mario Botta vorrebbe costruire un monastero. “Un monastero è la città ideale dove ogni elemento dell’edificio è un elemento di risposta ai bisogni spirituali dell’uomo”, spiega l’architetto ticinese.

Botta si esprime in un’intervista pubblicata sul numero di dicembre della rivista del Politecnico federale di Losanna, di cui riferisce oggi un comunicato dell’ateneo.

Secondo Botta chi è in un monastero si trova lì per scelta di vita: “quindi deve trovare la bellezza, la natura, il paesaggio, l’invito all’introspezione e allo studio”. “Come la città, il monastero è composto da aree di servizio e di svago. Comprende la marginalità della campagna e la centralità del luogo di lavoro. Ma non ho la materia prima: i monaci!”, osserva il 75enne.

Per quanto riguarda le altre tipologie di immobili, Botta è convinto che “l’uso del terreno non può più essere quello del passato e ovviamente non permette più la costruzione di ville come abbiamo fatto”.

Ciò nonostante “i cambiamenti nel modo di vivere sono reali e i valori collettivi nella gestione del territorio sono importanti, ma l’espressione ‘vado a casa’ ha mantenuto tutto il suo significato. Tutti abbiamo bisogno di un rifugio definitivo, un luogo dove trovare la pace rimanendo in una comunità. L’habitat rimane un grembo materno che deve ricaricarci e aiutarci ad affrontare la battaglia del giorno dopo. La sfida dell’architetto è quella di trovare un modo per creare uno spazio che soddisfi questa missione e dia gioia di vivere nonostante i vincoli costruttivi che abbiamo oggi”.

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