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Maggiolino addio, cala il sipario su un’icona del ‘900

Il Maggiolino va definitivamente in pensione. KEYSTONE/AP/SOFIA JARAMILLO sda-ats

(Keystone-ATS) Maggiolino, addio per sempre. A poco più di ottant’anni dall’inizio della sua gloriosa storia, domani Volkswagen produrrà, nella fabbrica messicana di Puebla, l’ultimo esemplare dell’automobile.

Il Maggiolino ha segnato la storia del Novecento e da sempre è un simbolo della Germania e della robustezza dei suoi prodotti. Con il nome di Typ 1, vede la luce in pieno Reich nazista. A disegnare quelle linee inconfondibili è l’ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, cui il Führer, austriaco come lui, chiede di progettare un’auto che faccia da contraltare alla Ford T, la prima automobile prodotta in serie che spopola negli Stati Uniti.

Hitler fa edificare una fabbrica apposita, in Bassa Sassonia, e una città intorno, la futura Wolfsburg, non lontana da Hannover. È il 1938, nasce la Volkswagen. Lo scoppio della guerra, però, ne ferma la produzione. Ma alla fine del conflitto il Maggiolino è la prima macchina a riprendere la produzione in una Germania piagata ed offesa dalle bombe e dalla vergogna. E il successo arriva subito.

Nel 1955 ne vengono venduti un milione di esemplari, prevalentemente in Germania ma anche negli Usa. Gli anni Sessanta sono quelli del boom in America, dove il Maggiolino diventa un emblema della cultura ribelle e anticonformista degli hippie. La produzione in Germania si ferma nel 1978, quando la linea viene sostituita con quella della Golf – altro gioiello dal successo planetario – ma continua in Messico, dove il Maggiolino diventa il ‘vochito’ o ‘el carro del pueblo’.

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