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Fitch taglia stime Pil Italia da 1,1% a 0,3%, Ue a 1%

Tagliate stime sulla crescita italiana KEYSTONE/EPA/JUSTIN LANE sda-ats

(Keystone-ATS) L’agenzia di rating Fitch taglia le stime di crescita dell’eurozona nel 2019 dall’1,7% all’1% sottolineando come “negli ultimi mesi i dati sull’attività economica dell’eurozona si sono deteriorati in modo più drastico che in altre parti del mondo”.

L’Italia è il Paese che frena di più, con le previsioni sul Pil ridotte dall’1,1% allo 0,3%, assieme alla Germania (dall’1,7% ad appena sotto l’1%). Per la Francia la revisione è dall’1,7 all’1,4% e per la Spagna dal 2,3 al 2,1%.

“Se diversi fattori transitori sono in parte da biasimare, questi non possono spiegare l’ampiezza e la profondità della frenata. Piuttosto, riteniamo che il rallentamento è stato in primo luogo il risultato del deterioramento nell’ambiente esterno con la bilancia commerciale che da elemento favorevole è diventata un elemento negativo”, ha commentato il capo economista di Fitch, Brian Coulton.

Sotto questo punto di vista, per Fitch, “il rallentamento domestico della Cina ha giocato un ruolo particolarmente importante” considerato che l’apertura e la grande esposizione della Germania verso Pechino rende la più grande economia europea “più vulnerabile al rallentamento del ciclo domestico e alla domanda di import” del colosso asiatico.

All’indebolimento degli indicatori esterni “non ha corrisposto quello delle economia domestica”, con “la performance del mercato del lavoro che resta forte, sostenendo i redditi delle famiglie, le politiche monetarie che restano di sostegno, le condizioni dei prestiti bancari accomodanti e il credito alle famiglie che continua a crescere”. “Solo in Italia abbiamo avuto evidenze” del fatto che in qualche modo “la disponibilità di credito si è fatta più rigida”.

Fitch vede ulteriori rischi al ribasso delle sue stime da “un escalation delle tensioni globali sul commercio, da un più profondo rallentamento della Cina, da un disordinato no deal nella Brexit o da un aumentata incertezza correlata alle tensioni politiche domestiche”. In ogni caso secondo l’agenzia di rating “il deterioramento delle prospettive di crescita e le declinanti aspettative di inflazione spingeranno la Bce a considerare il riavvio dell’acquisto di asset”.

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