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Borsa svizzera: chiude in calo, SMI -0,96%

Chiusura in calo per la Borsa svizzera (archivio) KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) La Borsa svizzera ha terminato in calo oggi, dopo aver toccato ieri il record assoluto alla chiusura. L’indice SMI ha perso lo 0,96% fissandosi a 11’154,53 punti mentre l’SPI ha ceduto lo 0,80% a 13’453,31 punti.

I timori per il coronavirus continuano a frenare gli investitori. Anche Wall Street si è mossa in negativo.

A Zurigo la giornata è stata piatta, a parte le situazioni particolari di Swiss Re, UBS e Julius Baer. Quasi nessun impulso è giunto dai verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve pubblicati ieri sera. Quest’ultima intende mantenere invariata l’attuale politica monetaria.

UBS ha realizzato il miglior risultato odierno guadagnando lo 0,89% a 13,025 franchi. La banca ha confermato la partenza del CEO Sergio Ermotti e ha rivelato l’identità del suo successore: il ticinese sarà sostituito dall’attuale capo del Gruppo ING, Ralph Hamers.

Seguono Adecco (+0,76% a 58,42 franchi), Sika (+0,67% a 187,75 franchi), Geberit (+0,30% a 537,40 franchi). Tutti gli altri titoli hanno terminato in negativo, compresi i pesi massimi Novartis (-1,31% a 94,56 franchi) e Roche (-1,57% a 345,65 franchi). Nestlé è rimasta quasi invariata (-0,09 a 109,36 franchi).

L’azione Swiss Re ha realizzato il record negativo dopo la pubblicazione dei dati annuali: -8,13% a 107,30 franchi. Gli elevati costi per sinistri hanno rovinato il risultato del gruppo di riassicurazione nell’ultimo trimestre. I premi netti incassati e l’utile hanno registrato una forte progressione, ma inferiore alle attese degli analisti.

Julius Bär ha chiuso a 48,80 franchi, in calo dell’1,81%. La Finma ha bacchetto la banca privata zurighese, presente anche sulla piazza di Lugano, dopo aver rilevato gravi lacune nella lotta contro il riciclaggio di denaro sporco, favorite anche dal modello di remunerazione. La società dovrà intervenire sui processi interni e fino a quando la situazione non migliorerà non potrà operare acquisizioni. Al centro della vicenda vi è il coinvolgimento di Julius Bär nei sospetti casi di corruzione che riguardano l’azienda petrolifera statale venezuelana Petróleos de Venezuela SA (PDVSA) e la Federazione internazionale di calcio (FIFA). L’autorità di vigilanza si è mossa nel 2017 e l’anno successivo, in seguito all’arresto di consulente della banca negli Stati Uniti, ha esteso il perimetro di indagine, approfondendolo ulteriormente il contesto sudamericano.

Anche Richemont (-0,96% a 72,22 franchi) e Swatch Group (-0,32% a 247,20 franchi) hanno registrato un calo, dopo la pubblicazione da parte della Federazione dell’industria orologiera svizzera di un aumento del 9,4% delle esportazioni di orologi e movimenti svizzeri nel mese di gennaio.

Sul mercato allargato, GAM (+13,15% a 3,494 franchi) ha accelerato i guadagni in giornata. Il gestore patrimoniale con sede a Zurigo è stato in grado di ridurre significativamente la sua perdita nel 2019, mentre la redditività operativa è stata divisa per più di 12. Il gruppo zurighese in difficoltà spera di migliorare significativamente il proprio Ebit nel 2022.

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