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Aids: calano in Europa i nuovi contagi da Hiv

I nuovi contagi da HIV sono calati in Europa nel 2017: erano 25'353 a fronte dei 31'286 nel 2016. In diversi Paesi il numero continua però ad aumentare. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Calano in Europa i contagi da Hiv. Nel 2017 sono state 25’353 le nuove diagnosi di sieropositività (6,2 ogni 100’000 abitanti). Erano 31’286 nel 2016. Il Centro europeo per le malattie (Ecdc) segnala però che in diversi Paesi il dato continua ad aumentare.

I paesi con il tasso più alto di nuove diagnosi di sieropositività nel 2017 sono stati Lettonia (18,8) ed Estonia (16,6), mentre quelli con i valori più bassi Slovacchia (1,3) e Slovenia (1,9). L’Italia si trova un po’ sotto la media Ue con 5,7 casi ogni 100’000 abitanti, valore che negli ultimi 5 anni è costantemente calato (nel 2013 era di 6,4).

I nuovi casi di Hiv sono calati anche in Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Olanda, Norvegia, Spagna e Regno Unito, mentre sono aumentati in Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Malta, Cipro e Polonia. Il calo complessivo si deve alla riduzione costante delle nuove diagnosi sia negli eterosessuali negli ultimi anni, e a quella negli omosessuali nel 2016 e 2017, che comunque rimangono il gruppo più numeroso.

Nel 2017 l’Hiv è stato rilevato principalmente negli uomini (75%), con il 38% delle nuove diagnosi dovuta ai rapporti omosessuali, il 33% negli eterosessuali, il 4% per l’iniezione di droghe e meno dell’1% per trasfusioni e trattamenti in ospedale. Il 41% delle nuove diagnosi è stato fatto invece in migranti.

Il calo delle diagnosi di hiv per gli omosessuali è importante, sottolinea l’Ecdc, perché negli ultimi dieci anni sono stati l’unica fascia di popolazione cresciuta costantemente nei contagi.

Un risultato che si deve a programmi più mirati di test e diagnosi precoce, di collegamento rapido con le cure e l’inizio immediato della terapia antiretrovirale. Tuttavia continuano ad esserci alcuni dati negativi, come la diagnosi tardiva dell’hiv, pur con grandi differenze tra i vari paesi europei. In media passano 3 anni tra l’infezione e la diagnosi.

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