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A Milano l’arte per tutti di Keith Haring

Un'opera di Haring al museo Guggenheim di Bilbao. KEYSTONE/EPA/ALFREDO ALDAI sda-ats

(Keystone-ATS) Arte per tutti e dappertutto: fu questo il movente che spinse Keith Haring a tuffarsi nel tumultuoso filone del graffitismo stradale di cui, prima di essere bruciato dall’Aids a soli 31 anni, nel 1990, riuscì a divenire il principale esponente.

La sua opera è ripercorsa ora da una mostra allestita dal 21 febbraio al 18 giugno nel Palazzo Reale di Milano, dove sono presentate 110 opere, provenienti da diverse raccolte e dalla stessa Keith Haring Foundation, che ha collaborato all’allestimento della rassegna.

L’esplosione del graffitismo fu di un’intensità incredibile nelle città americane, tanto da divenire un problema di ordine pubblico. Basti pensare che il solo Comune di New York, tra il 1970 ed il 1978, spese 52 milioni di dollari per ripulire i muri cittadini, le carrozze della metropolitana e quant’altro era stato preso d’assalto dai giovani graffitisti armati di bombolette di vernice spray. Settemila di loro vennero sorpresi sul fatto ed arrestati, ma non si fermarono. In massima parte erano ragazzi che esprimevano in quel modo la loro ribellione, senza alcuna preparazione artistica.

Non era però il caso di Keith Haring che, quando si mescolò a loro, aveva già un’ottima preparazione. Originario di Reading, Pennsylvania, aveva frequentato regolarmente la prestigiosa School of Visual Art di New York, avendo come maestro Joseph Kossuth, uno dei fondatori dell’Arte Concettuale. Partecipare alle incursioni stradali con le bombolette rientrava per Haring in questo filone artistico, aprendo, oltre che alla massima fruizione delle opere, alla ricerca di un linguaggio universale. Le sue sintetiche figure ripetute partivano dalle incisioni rupestri della preistoria, per risalire attraverso popoli ed epoche. È questo un aspetto che vuole sottolineare la mostra milanese, dove le opere di Haring sono affiancate da maschere tribali, figure archetipiche di religioni diverse, testimonianze dell’America precolombiana, calchi della Colonna Traiana, espressioni gotiche e rinascimentali, fino ad arrivare ai maestri dell’arte moderna occidentale, come Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee.

Nella sua breve vita, Keith Haring seppe anche inserire la sua pittura, di uno stile unico ed irripetibile, nella denuncia dei mali della modernità come droga, razzismo, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere.

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