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Trump sferza l’Onu e sul clima resta l’incognita

Il presidente Donald Trump e il segretario generale dell'ONu Antonio Guterres KEYSTONE/EPA/JUSTIN LANE sda-ats

(Keystone-ATS) L’America di Donald Trump non sta facendo alcuna retromarcia ed è pronta – come promesso e annunciato dal presidente – a uscire dall’accordo di Parigi sul clima.

Il consigliere economico della Casa Bianca, Gary Cohn, spegne gli entusiasmi per quella che da molti era stata vista come un’apertura dell’amministrazione Usa sul delicato tema dei cambiamenti climatici.

E la reale posizione del presidente americano resta una vera e propria incognita, che difficilmente verrà chiarita nell’intervento del tycoon dalla tribuna dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Per Trump è un debutto assoluto al Palazzo di Vetro, la prima occasione per professare davanti all’intera comunità internazionale il suo mantra dell’America First. A cominciare proprio dall’accordo sul clima, che il presidente americano giudica estremamente svantaggioso e penalizzante per gli Usa, così come la maggior parte dei grandi trattati commerciali che vorrebbe smantellare e rinegoziare.

E la prima sferzata del tycoon non si è fatta attendere, al suo primo intervento durante un incontro di alto livello sulla riforma delle Nazioni Unite. “Gli Stati Uniti sono impegnati a riformare l’Onu, nata su principi nobili ma con la burocrazia e la cattiva gestione che ne limitano il potenziale”, ha sottolineato il presidente americano, per il quale poi “nessun Paese dovrebbe accollarsi un peso troppo grande”, come quello degli Stati Uniti, per il funzionamento dell’organizzazione internazionale.

Ecco quindi la necessita’ di cambiare il “business as usual”. Un obiettivo sul quale Trump ha comunque assicurato di voler collaborare con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, sostenendo il suo piano di riorganizzazione. Toni, dunque, sicuramente più concilianti da quando il tycoon definì l’Onu “un club delle chiacchiere”.

Ma è quello del clima il dossier che in queste ore agita di più i corridoi del Palazzo di Vetro, in attesa del discorso di Trump ma anche dell’evento organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron in difesa degli accordi di Parigi. C’è un senso di confusione sulla reale posizione degli Usa, generato nel fine settimana da una serie di dichiarazioni contraddittorie.

Incontrando i ministri dell’ambiente e dell’energia di una decina di Paesi, Cohn ha comunque tagliato corto: gli Stati Uniti confermano di uscire dall’accordo di Parigi come promesso da Trump in campagna elettorale e annunciato dallo stresso presidente lo scorso giugno. “A meno che – ha aggiunto il consigliere economico della Casa Bianca – non si rinegozino termini più favorevoli agli Usa”.

Alcuni osservatori intravedono comunque un piccolo segnale di apertura nel fatto che Washington non chieda più lo smantellamento dell’accordo, essendosi arresa al fatto di avere dall’altra parte un fronte compatto, dall’Europa alla Cina. Ma è davvero presto per parlare di una retromarcia di Trump, deciso fin dal primo giorno della sua presidenza a smantellare uno dei pezzi fondamentali dell’eredità di Barack Obama.

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