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Tolta l’immunità a un ex parlamentare, una prima in Svizzera

La giustizia potrà indagare sull'ex consigliere nazionale Christian Miesch, sospettato di corruzione passiva e di accettazione di vantaggi nella sua qualità di segretario dell'intergruppo parlamentare Svizzera-Kazakistan.

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Fino ad oggi non era mai accaduto che un parlamentare si vedesse revocare l’immunità per dei sospetti di reato connessi direttamente alla sua attività ufficiale.

L’immunità in Svizzera

Nella Confederazione, i membri del Parlamento non possono essere perseguiti penalmente per reati connessi con le loro attività ufficiali se non con l’autorizzazione delle commissioni competenti delle due Camere.

Finora non era mai successo; ciò non significa che i parlamentari svizzeri non siano mai stati oggetto di procedure penali. In diversi casi, le commissioni sono infatti giunte alla conclusione che non vi fosse un legame diretto tra i fatti rimproverati e l’attività di parlamentare e che quindi l’immunità non si applicava.

È stato il caso, di recente, di vicende riguardanti il consigliere nazionale Pirmin Schwander o l’ex ministro Christoph Blocher.

Le commissioni parlamentari competenti sono però giunte alla conclusione che nei confronti di Christian Miesch vi sono gli estremi per ricorrere a un simile provvedimento e ritengono che sia nell’interesse di quest’ultimo potere difendere la sua reputazione.

Il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) può così aprire una procedura penale contro l’ex consigliere nazionale. L’esponente dell’Unione democratica di centro (Udc, destra conservatrice) è sospettato di corruzione passiva e di accettazione di vantaggi.

Il lobbying kazako

Quale segretario dell’intergruppo parlamentare Svizzera-Kazakistan, Miesch avrebbe emesso a carico dell’ex ambasciatore svizzero Thomas Borer, che lavorava quale lobbista per il Ministero della giustizia del Kazakistan, una fattura di 4’635 franchi (per un abbonamento generale delle ferrovie) per aver presentato un’interpellanzaCollegamento esterno nella quale chiedeva in sostanza al governo se intendesse intervenire contro un oligarca kazako caduto in disgrazia e rifugiatosi a Ginevra.

Secondo Thomas Borer – contro il quale l’Mpc ha pure aperto una procedura – si trattò di un errore contabile e l’ex deputato avrebbe restituito il denaro.

Miesch ha dal canto suo spiegato di aver presentato di sua iniziativa l’interpellanza, precisando che nessun lobbista si era messo in contatto con lui.

Contattato dall’agenzia Keystone-Ats, Miesch – che ha lasciato il Consiglio nazionale nel 2015 – non si è detto sorpreso dalla decisione delle commissioni parlamentari. Quale membro dell’Udc è un bersaglio facile. L’ex deputato ha inoltre ribadito la sua innocenza.

Altri due deputati

La vicenda aveva a suo tempo suscitato scalpore e portato alla luce pratiche di lobbismo assai problematiche da parte del Kazakistan. Miesch non è stato infatti l’unico parlamentare accusato di avere legami troppo stretti con il regime di Nursultan Nazarbaev.

Nel 2013 la consigliera nazionale Christa Markwalder aveva presentato un intervento parlamentare sulle relazioni tra la Svizzera e il Kazakistan. Era poi emerso che il testo era stato redatto da un’agenzia di relazioni pubbliche su incarico di un partito vicino al potere kazako. Il deputato Walter Müller era invece finito nel mirino delle critiche per un viaggio nel paese asiatico organizzato da un’altra agenzia di relazioni pubbliche.

In seguito a due denunce, l’Mpc aveva chiesto la revoca dell’immunità per i due parlamentari, ma le commissioni avevano respinto la richiesta. Proprio per questa ragione, nel caso di Christian Miesch una minoranza dei membri delle commissioni ha sottolineato che in questa vicenda sono stati utilizzati due pesi e due misure.

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