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Titanic: le buone maniere, anche a costo della vita!

A volte, essere cortesi può costare la vita

Secondo una ricerca svizzero-australiana, i gentiluomini inglesi a bordo del Titanic avevano minori probabilità di sopravvivere rispetto ai passeggeri americani.

L’analisi statistica dei passeggeri sopravvissuti e di quelli periti nel più famoso naufragio della storia giunge alla conclusione che molte persone, malgrado la loro vita fosse in pericolo, anziché farsi prendere dal panico si attennero scrupolosamente alle norme sociali.

Quando nel 1912, durante il suo viaggio inaugurale alla volta di New York, l”inaffondabile’ Titanic colò a picco in seguito allo scontro con un iceberg, le vittime furono 1’517. La maggior dei 2’223 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo proveniva da Gran Bretagna, Stati Uniti, Irlanda e Paesi scandinavi.

Il professore Bruno Frey dell’Università di Zurigo, in collaborazione con David Savage della Queensland University of Technology, ha dimostrato che i passeggeri inglesi avevano il 10 per cento in meno di probabilità di sopravvivenza rispetto a quelli di altri Paesi.

Il tasso di sopravvivenza dei passeggeri statunitensi, per contro, era del 12 per cento superiore rispetto ai loro compagni di sventura britannici.

Lotta per la vita

Il professore è convinto che la percentuale più elevata di vittime tra i cittadini del Regno Unito vada ascritta al loro rigido attaccamento alle convenzioni sociali e alla mentalità compassata all’epoca predominante.

“Quando il Titanic affondò – ha spiegato a swissinfo – la regola ‘prima le donne e i bambini’ venne applicata al massimo grado”. Ma agli americani di allora importava più mettersi in salvo che non ‘fare la cosa giusta’.

“Una possibile spiegazione di questo atteggiamento risiede nel carattere maggiormente individualista dei cittadini a stelle e strisce che, in simili circostanze, lottano per la loro vita e sono in grado di sopravvivere.

Un’altra interpretazione ipotizza che non fossero a conoscenza della regola secondo cui i primi da mettere in salvo sono le donne e i bambini”, ha proseguito Frey.

Lo studio fa parte di un progetto di ricerca statistica attualmente in corso, che mira a mostrare le reazioni della gente in situazioni di vita e di morte.

La tragedia del Titanic si è rivelata un buon caso di studio, in quanto la mole di dati tuttora disponibile – dagli elenchi passeggeri, alle indagini pubbliche passando per i resoconti dei sopravvissuti – è davvero notevole.

Con gran sorpresa di Frey, i risultati scaturiti dalla ricerca hanno smentito la sua teoria secondo cui, in condizioni estreme, le persone fanno esclusivamente il loro interesse.

Niente panico!

“Inizialmente avevo ipotizzato che gli adulti maschi, più resistenti rispetto alle donne e ai bambini, fossero nettamente più inclini a salvare sé stessi, ma poi abbiamo scoperto che le donne avevano una probabilità di sopravvivenza sensibilmente maggiore rispetto agli uomini”.

Lo studio, che non è ancora stato pubblicato, ha evidenziato che il tasso di sopravvivenza delle donne era del 53 per centro superiore rispetto a quello degli uomini, mentre quello dei bambini superava del 15 per cento quello degli adulti.

Il professore ha paragonato il comportamento disciplinato a bordo del Titanic a quello osservato nel recente ammaraggio di un aereo sul fiume Hudson a New York.”A quanto pare, nelle situazioni di estremo pericolo, le persone non vanno in panico né si spintonano per raggiungere una via di fuga, ma in generale mantengono un comportamento sorprendentemente educato”.

“Il nostro scopo era individuare le condizioni in cui sopravviene il panico o un comportamento disciplinato, quando le norme sociali sono attivate oppure no.

“Sappiamo che in alcune circostanze la gente va in panico e che in moltissime altre mantiene la calma, ma ignoriamo quali siano esattamente.”

swissinfo, Matthew Allen, Zurigo
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)

Il Titanic della White Star Line era la nave passeggeri più grande e, si supponeva, la più sicura dell’epoca. Il 10 aprile 1912 salpò per il suo viaggio inaugurale da Southampton a New York con 2’223 passeggeri a bordo.

Nella notte del 14 aprile cozzò contro un iceberg a 400 miglia al largo della costa di Terranova. Il transatlantico affondò il sole due ore e 40 minuti nelle prime ore del 15 aprile.

La velocità con cui il Titanic colò a picco unitamente al numero insufficiente di scialuppe di salvataggio e alla temperatura gelida dell’acqua fece sì che solo 706 passeggeri e membri dell’equipaggio vennero tratti in salvo.

A sopravvivere furono perlopiù passeggeri della prima classe: le loro cabine, infatti, erano le più distanti dalla linea di galleggiamento e le più vicine alle scialuppe di salvataggio. Il tasso di sopravvivenza più basso si registrò tra l’equipaggio, incluso il capitano Edward J. Smith che andò a fondo con la sua nave. Si dice che le sue ultime parole prima che il Titanic si inabissasse furono “Siate inglesi ragazzi, siate inglesi!”.

Il relitto del Titanic è stato individuato nel 1985 da una spedizione franco-americana.

Tra le numerose pellicole dedicate alla celebre tragedia spicca il kolossal hollywoodiano “Titanic” girato nel 1997 con Kate Winslet e Leonardo DiCaprio come interpreti principali.

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