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TF: avallato salario minimo a Neuchâtel, prima svizzera

Il Tribunale federale di Losanna ha respinto i ricorsi: Neuchâtel è il primo Cantone in Svizzera a disporre di una legge su una busta paga minima (foto rappresentativa d'archivio) KEYSTONE/LAURENT GILLIERON sda-ats

(Keystone-ATS) Il Tribunale federale (TF) ha respinto i ricorsi inoltrati da padronato e mondo economico contro un salario minimo orario di 20 franchi a Neuchâtel. Il Cantone romando è quindi diventato il primo in Svizzera a disporre di una legge su una busta paga minima.

La sentenza era attesa in particolare in Ticino, dove il popolo ha adottato nel 2015 un’iniziativa popolare dei Verdi tuttora inapplicata.

Concretamente i ricorsi erano rivolti contro la legge adottata dal Gran Consiglio neocastellano che ha fissato un salario minimo annuale di 41’759 franchi per una settimana lavorativa di 41 ore, ciò che corrisponde a dodici mensilità di 3480 franchi.

In Ticino iniziativisti e sindacati da un lato e mondo economico dall’altro non sono riusciti ad accordarsi su una retribuzione minima. I primi non vogliono che sia inferiore ai 3500 franchi, mentre il secondo auspica un minimo attorno ai 3000 franchi, facendo riferimento alla busta paga più modesta fissata nella maggior parte dei contratti normali di lavoro in vigore in Ticino. La patata bollente è ora nelle mani del Consiglio di Stato.

Nella sentenza pubblicata oggi il TF, considerando la legge neocastellana una misura di politica sociale, la giudica conforme al principio costituzionale della libertà economica e non lesiva del diritto federale. La legge, approvata dal Gran Consiglio nel maggio 2014, concretizza una modifica della Costituzione cantonale del 2011.

Per i giudici di Losanna, il salario minimo ha lo scopo di lottare contro il fenomeno dei working poor, ossia i lavoratori con un reddito insufficiente per sostenere il costo della vita. Agli occhi del TF, il legislativo neocastellano ha voluto che una persona occupata al 100% non debba ricorrere all’aiuto sociale.

Per evitare che una tale misura di politica sociale non leda la libertà economica, la paga minima deve situarsi a un livello sufficientemente contenuto: per la Corte i 20 franchi orari soddisfano questo criterio.

Inoltre, aggiunge il TF, la legge prevede eccezioni con salari ancora più modesti: il Consiglio di Stato ha infatti la competenza di fissare rimunerazioni più basse per determinati settori economici, in particolare agricoltura e viticoltura.

Stando ai dibattiti parlamentari, il salario minimo genererà costi supplementari per l’economia del canton Neuchâtel dell’ordine di nove milioni di franchi, da raffrontare a una massa salariale del settore privato di oltre quattro miliardi.

Il TF aveva concesso l’effetto sospensivo ai ricorsi, bloccando l’entrata in vigore della legge. Giudicando difficile un’applicazione retroattiva, ha deciso che le disposizioni sono effettive a partire dalla data in cui la sentenza è stata pronunciata, ossia lo scorso 21 luglio.

Oltre a Neuchâtel il salario minimo è d’attualità nei Cantoni Giura e Ticino. I giurassiani hanno accolto nel 2013 un’iniziativa per “salari decenti”, non ancora applicata a livello legislativo. La situazione è analoga a sud delle Alpi, dove il popolo il 14 giugno 2015 ha approvato l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” degli ecologisti per lottare contro il dumping.

In Ticino all’inizio di giugno è fallito anche l’ultimo tentativo di trovare un’intesa sull’ammontare dei salari minimi da integrare nel progetto di legge per applicare l’iniziativa. Ora il responsabile del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta proporrà al governo una busta paga minima tenendo conto anche dell’attesa sentenza pubblicata oggi.

A livello federale tutti i Cantoni e il popolo (76,3% dei votanti) nel maggio del 2014 avevano affossato l’iniziativa “per la protezione di salari equi” dell’Unione sindacale svizzera che prevedeva un minimo di 22 franchi all’ora.

(Sentenza 2C_774/2014, 2C_813/2014, 2C_815/2014 e 2C_816/2014 del 21.07.2017)

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