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Francia sotto choc dopo l’attacco a Charlie Hebdo

L'edizione di questa settimana di Charlie Hebdo, uscita proprio mercoledì, pubblicava in prima pagina una caricatura di Michel Houellebecq, al centro di polemiche per il suo romanzo "Sottomissione", che racconta dell'arrivo al potere in Francia di un presidente islamico. AFP

Almeno 12 persone sono state uccise e una ventina sono rimaste ferite in un attacco terroristico perpetrato mercoledì contro la sede di Parigi del giornale satirico Charlie Hebdo. Si tratta dell’attentato più sanguinoso commesso in Francia da una trentina d'anni.

L’attacco è avvenuto verso le 11.30, quando «due uomini armati di kalachnikov e di un lanciarazzi hanno fatto irruzione nella sede del giornale» nell’XI arrondissement, ha indicato all’Agence France Presse una fonte vicina all’inchiesta.

Dopo l’attentato gli assalitori – che stando al Ministero degli interniCollegamento esterno erano tre e non due come indicato in un primo tempo – sono riusciti a fuggire, aggredendo un automobilista, impossessandosi della sua auto e facendo perdere per il momento le loro tracce. L’auto è poi stata ritrovata abbandonata alla Porte de Pantin, a circa 5 chilometri dalla sede di Charlie Hebdo.

«L’assalto è durato cinque minuti. Gli assalitori parlavano perfettamente francese e dicevano di appartenere ad Al Qaida», ha testimoniato Coco, una delle disegnatrici della rivista satirica scampata all’attentato.

Nel corso dell’attacco, i terroristi hanno gridato «Allah u Akbar», Dio è grande, come testimoniano le immagini girate dal giornalista Martin Boudot, trasmesse da France Television.

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Dodici persone sono state uccise, tra cui due agenti di polizia, stando all’ultimo bilancio delle forze dell’ordine. I feriti sono una ventina, di cui quattro in modo grave.

Nell’attacco sono morti anche i celebri vignettisti Charb (Stephane Charbonnier, direttore di Charlie Hebdo), Cabu, Tignous e Wolinski. In una delle sue ultime vignette, Charb si era dimostrato drammaticamente profetico. «Ancora nessun attentato in Francia», si legge sul disegno, mentre un barbuto armato risponde: «Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri».

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«È stato un attentato terroristico, non c’è dubbio. La Francia è sotto shock», ha dichiarato François Hollande. «Diversi attentati – ha aggiunto il capo dell’Eliseo – sono stati sventati nelle ultime settimane».

Posti di blocco sono stati organizzati in tutta Parigi e il governo ha deciso l’immediato aumento del livello di allerta attentati terroristici in tutta l’Ile-de-France, la regione della capitale francese. Polizia e gendarmi sono stati schierati davanti a scuole, edifici pubblici e redazioni di giornali.

Si tratta del più sanguinoso attacco commesso in Francia dall’ondata di attentati a matrice islamista che avevano sconvolto Parigi nel 1986 (12 morti e circa 200 feriti in una decina di attentati) e nel 1995 (8 morti e circa 120 feriti alla stazione ferroviaria Saint-Michel).

«Non smetteremo mai»

La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha reagito condannando «con fermezza l’attentato» e presentando le sue condoglianze. A nome del governo svizzero, Sommaruga ha definito l’attentato «un attacco ai diritti umani quali la libertà di opinione e di stampa», si legge in un comunicatoCollegamento esterno dell’Amministrazione federale.

Logica dell’occhio per occhio

Secondo Jacques Baud, specialista svizzero del terrorismo, questo massacro – inedito in Francia per le sue proporzioni – contro una redazione di un giornale è «nella logica dell’islamismo radicale che intende rispondere a un attacco con un altro attacco. Anche se sono passati 10 anni dalla pubblicazione delle caricature di Maometto da parte di Charlie Hebdo, i terroristi hanno dato una loro risposta sanguinosa a quello che ritengono essere un attacco contro il profeta».

Autore di diversi saggi sul terrorismo di matrice islamica, Jacques Baud spera che la Francia non cada nella trappola tesa dai terroristi. «Ad esempio, non bisognerebbe pubblicare di nuovo queste famose caricature in nome della libertà della stampa. Sarebbe una nuova vittoria, sia per i jihadisti sia per coloro che attaccano l’Islam in Europa, come accade in Germania. Questo attacco è infatti una conseguenza della logica frontale, binaria, installatasi dopo l’11 settembre: se non siete con noi, siete contro di noi».

Jacques Baud non vede però cambiamenti in vista. Secondo lo specialista, i governi non hanno ancora elaborato una strategia alternativa da affiancare a quella militare e di polizia per fronteggiare l’islamismo radicale.

Gli editori svizzeri hanno dal canto loro espresso costernazione e parlato di una «giornata nera» per la libertà della stampa e per la Francia.

«Prendersela con un giornale è particolarmente da vigliacchi», ha dichiarato all’agenzia telegrafica svizzera (ats) Daniel Hammer, segretario generale di Médias Suisses, l’associazione ombrello degli editori romandi. «Siamo sconvolti. Questo giornale è decimato», ha affermato, esprimendo le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.

Thierry Barrigue, direttore e capo redattore del giornale satirico romando ‘Vigousse’, nell’attentato ha perso diversi amici. «Sono invaso da una tristezza enorme. Cabu, Charb, Wolinski, Tignous erano degli amici. La disegnatrice Coco, che lavora anche per ‘Vigousse’, è per fortuna viva. Si era nascosta sotto un mobile», ha affermato all’ats.

«Charb era venuto a Morges (canton Vaud) per un dibattito sulla libertà di stampa. Anche in Svizzera era scortato da un poliziotto. Sapeva di essere minacciato. Mi ha detto che non avrebbe mai ceduto alle minacce, che avrebbe continuato il suo lavoro per la libertà d’espressione», ha proseguito Barrigue.

Per il vignettista romando, ad essere minacciate sono «le nostre libertà fondamentali. Quelle persone sono morte affinché ci si possa esprimere liberamente e ad alta voce. Senza questo, non vi è democrazia possibile. Se tacciamo, perdiamo». Per ‘Vigousse’, questo massacro non cambia nulla: «Gli assassini sperano di farci smettere, ma non lo faremo. Significherebbe tradire la memoria di quelli che sono morti».

Giornale preso di mira già nel 2011

Charlie Hebdo aveva pubblicato proprio mercoledì in copertina una caricatura dello scrittore Michel Houellebecq, al centro di polemiche per il romanzo «Sottomissione» uscito in questi giorni, che racconta l’arrivo al potere in Francia di un presidente islamico.

Il settimanale satirico era nel mirino dei fondamentalisti islamici dal 2006, quando aveva pubblicato la serie delle caricature di Maometto del giornale danese Jyllands-Posten.

Nel novembre 2011, la sede del giornale era stata distrutta da un incendio provocato da un lancio di bombe molotov. La rivista aveva annunciato la pubblicazione per l’indomani di un’edizione dedicata alla vittoria del partito islamista Ennahda in Tunisia. Sulla prima pagina spiccava un’immagine di Maometto che prometteva «cento frustate se non morite dal ridere».

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