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Alla Svizzera piace coltivare il segreto in materia di pesticidi

In Svizzera, i pesticidi sono attualmente nel mirino di due iniziative popolari. © Keystone / Gaetan Bally

La regolamentazione è al centro delle questioni relative all'uso dei pesticidi di sintesi, sempre più criticati per i loro effetti nocivi su salute e ambiente. In Svizzera, le procedure di omologazione soffrono di una mancanza di trasparenza, ciò che alimenta i sospetti di connivenza tra autorità e industria. Inchiesta.

Clorpirifos e Clorotalonil: per l’opinione pubblica, questi due pesticidi sono molto meno noti del contestatissimo glifosato. Eppure, le autorità svizzere hanno annunciato nel mese di giugno il ritiro di questi due prodotti fitosanitari dopo una rivalutazione della loro pericolosità.

“Si tratta di vecchie molecole introdotte negli anni Sessanta, le cui ripercussioni problematiche sulla salute e l’ambiente sono conosciute da tempo. Il Clorpirofos, un parente del gas sarin, è ad esempio associato a deficit del quoziente intellettivo nei bambini”, afferma Nathalie ChèvreCollegamento esterno, ecotossicologa all’Università di Losanna.

Per la specialista di pesticidi, la tempistica dell’annuncio di questo ritiro non è casuale. “Generalmente, i divieti giungono quando i prodotti non fruttano più molto e quando i fabbricanti sono pronti a immettere sul mercato delle molecole finanziariamente più interessanti. Nella fattispecie, anche la pressione politica ha sicuramente svolto un ruolo”, sostiene.

Nessun legame con l’agenda politica

Questo sospetto è condiviso anche dalle organizzazioni svizzere a protezione dell’ambiente. La settimana scorsa, il parlamento ha infatti discusso di due iniziative popolari che chiedono di ridurre drasticamente l’utilizzo e la vendita di pesticidi in Svizzera. Le due iniziative, su cui gli elettori elvetici saranno chiamato ad esprimersi il prossimo anno, godono per ora di molta simpatia tra la popolazione.

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Di fronte alla fronda crescente dei cittadini e delle organizzazioni non governative (ong), le autorità svizzere sono oramai costrette a fare delle concessioni, ritiene Philippe Schenkel, esperto di agricoltura presso Greenpeace. “Finora, l’Ufficio federale dell’agricoltura (UfagCollegamento esterno) privilegiava gli interessi degli agricoltori e degli attori dell’agrochimica. Oggi, però, non può più ignorare l’enorme diffidenza che regna in seno alla popolazione nei confronti dei pesticidi”, afferma.

Incaricato dell’omologazione e della nuova valutazione dei pesticidi in Svizzera, l’Ufag sostiene che le sue decisioni sono indipendenti dall’agenda politica. “Dal 2011, portiamo avanti un programma di riesame mirato dei prodotti fitosanitari omologati in Svizzera”, spiega Olivier Félix, responsabile del settore ‘Protezione fitosanitaria sostenibile’ all’Ufag. Lo scopo, prosegue, è di procedere a una nuova valutazione dei rischi sulla base delle conoscenze scientifiche più recenti. “Attualmente, stiamo riesaminando 33 pesticidi e alcuni di questi potrebbero prossimamente essere oggetto di un divieto”.

“All’età della pietra” della trasparenza

Olivier Félix lo ribadisce più volte: le considerazioni politiche ed economiche non entrano in linea di conto nella procedura di omologazione dei pesticidiCollegamento esterno in Svizzera. La cinquantina di specialisti che lavorano su questi dossier in seno agli uffici federali competenti agiscono in totale indipendenza e in stretta collaborazione con le agenzie specializzate degli altri paesi, sottolinea il rappresentante dell’Ufag. “Per motivi di efficienza, ci basiamo in particolare sugli studi di tossicità e di ecotossicità realizzati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSACollegamento esterno), l’agenzia incaricata dell’omologazione dei pesticidi nell’Unione europea”.

Per essere autorizzati, i prodotti fitosanitari non devono presentare effetti collaterali “inaccettabili” sulla salute e l’ambiente. Gli studi, realizzati dall’industria, devono rispettare dei protocolli scientifici riconosciuti a livello internazionale. A causa della mancanza di risorse, le autorità federali non hanno modo di rifare loro stesse i test, indica Olivier Félix.

Olivier Félix (a destra) ha risposto alle domande di swissinfo.ch relative alla procedura di omologazione dei pesticidi in Svizzera. Luigi Jorio

Il problema è che questi studi sono mantenuti segreti e che l’Ufag non comunica i motivi che hanno condotto all’autorizzazione o al divieto di un pesticida. “La Svizzera è ancora all’età della pietra in materia di trasparenza, se paragonata a quanto succede nell’Ue. Soltanto quando è sotto pressione decide di allentare un po’ le redini”, sostiene Laurent Gaberell, specialista del dossier presso l’ong Public EyeCollegamento esterno.

“Ogni volta che ho chiesto di poter consultare dei dati, gli uffici federali hanno giocato allo scaricabarile”
Nathalie Chèvre, ricercatrice

Studi non imparziali?

In seno all’Ue, durante la procedura d’iscrizione di una sostanza attiva che conduce alla commercializzazione di un prodotto fitosanitario, viene organizzata una consultazione pubblica. Questo succede anche in alcuni paesi emergenti quali il Brasile, il quale accorda ampio spazio agli interessi dell’agrobusiness, ma non in Svizzera. Un’opacità che le ong considerano contraria alla legge.

Dal canto loro, i ricercatori indipendenti affermano di non disporre di alcun diritto di controllo sugli studi di tossicità e di ecotossicità che le autorità utilizzano per prendere le loro decisioni. “Ogni volta che ho chiesto di poter consultare dei dati, gli uffici federali hanno giocato allo scaricabarile e alla fine non ho avuto accesso alle informazioni auspicate”, si rammarica Nathalie Chèvre.

Secondo la specialista, i test non sono sempre svolti in condizioni che rispecchiano il reale utilizzo dei pesticidi in natura. “Soltanto un piccolo numero di animali e vegetali è testato dall’industria. Ad esempio, si utilizza sovente la stessa alga, e cioè quella reputata la meno sensibile alle sostanze tossiche”, osserva Nathalie Chèvre.

“Non bisogna dimenticare che i dati appartengono a chi li ha prodotti, ovvero alle aziende dell’industria agrochimica” Olivier Félix, Ufag

L’Ufag promette miglioramenti

Per la prima volta, l’Ufag riconosce pubblicamente delle mancanze. “C’è un bisogno di trasparenza supplementare. Oggi si può avere l’impressione che alcune cose siano tenute nascoste”, afferma Oliver Félix. “Forse abbiamo commesso l’errore di non comunicare in modo più attivo. Attualmente stiamo studiando le misure che permetterebbero di fornire maggiori informazioni al grande pubblico”.

Mentre l’EFSA intende favorire l’accesso ai dossier di omologazione in seguito alla polemica sul glifosato, il rappresentante dell’Ufag annuncia che la Svizzera è a sua volta pronta a fare un passo verso una maggiore apertura e trasparenza. “La decisione finale compete tuttavia al Consiglio federale [governo svizzero, ndr]. Non bisogna dimenticare che i dati appartengono a chi li ha prodotti, ovvero alle aziende dell’industria agrochimica”, rammenta Olivier Félix.

swissinfo.ch ha d’altronde saputo che la società di revisione contabile KPMG sta attualmente conducendo una valutazione di tutto il sistema elvetico di omologazione. Il rapporto dovrebbe essere pubblicato quest’autunno. Tra i miglioramenti auspicati, la creazione di un organo indipendente per le decisioni di approvazione dei pesticidi sembra essere bene accolta dalle organizzazioni ambientaliste.

Queste ultime rilevano anche che in questi ultimi mesi ci sono stati dei progressi. Grazie a una decisione presa nel marzo 2018 dal Tribunale federale, la più alta istanza giuridica del paese, le organizzazioni a difesa dell’ambiente hanno oramai voce in capitolo nella procedura di valutazione.

“Dopo molti anni di immobilismo, si tratta di un primo passo nella buona direzione”, osserva Philippe Schenkel di Greenpeace. “Ci sono però ancora molti sforzi da fare per giungere all’eliminazione delle decine di pesticidi pericolosi che sono ancora utilizzati quotidianamente in Svizzera”.

Pesticidi: due votazioni cruciali nel 2020

In Svizzera sono state depositate due iniziative popolari che intendono ridurre il ricorso ai pesticidi. La prima, denominata Per una Svizzera senza pesticidi sinteticiCollegamento esterno, vuole vietare l’utilizzo dei pesticidi in Svizzera e l’importazione di derrate alimentari contenenti pesticidi. La seconda, chiamata Acqua potabile pulita e cibo sanoCollegamento esterno, chiede di tagliare le sovvenzioni dirette agli agricoltori che impiegano pesticidi o antibiotici.

A metà giugno, una maggioranza di deputati della Camera del popolo ha ritenuto che le due iniziative fossero eccessive e le ha respinte senza presentare un controprogetto. Il dossier passa ora alla Camera dei cantoni. L’anno prossimo, le due proposte verranno sottoposte a votazione popolare.

Potete contattare l’autore di questo articolo via Twitter: @samueljabergCollegamento esterno

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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